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 2019  gennaio 29 Martedì calendario

Milo Manara scarica Celentano

Piove sul bagnato. Coperto di critiche negative, oltre che dall’insuccesso sul fronte degli ascolti (un gran catalizzatore delle prese di distanza), su Adrian è arrivata un distinguo garbato nei termini, ma fermo nella sostanza, di uno spettatore speciale, Milo Manara. Vale a dire il settantatreenne grande disegnatore che, dieci anni fa, consegnò al Molleggiato i suoi bozzetti per quella che sarebbe dovuta diventare la graphic novel sulle avventure dell’orologiaio rivoluzionario finite, dopo molte peripezie, su Canale 5.

IL POST
«Non mi sono assolutamente occupato, in nessuna fase della lunga e travagliata produzione, della realizzazione delle animazioni, essendo io un disegnatore e non un animatore» ha scritto Manara in un comunicato perentorio condiviso sulla sua pagina Facebook. Esternazione dettata, evidentemente, dall’urgenza di sottolineare come lui, nel risultato di ciò che è andato in onda e andrà ancora in onda nelle prossime settimane, non c’entri nulla: «Alcuni disegni dei miei storyboard sono stati inseriti anche nell’animazione finale, nonostante non fossero stati realizzati per questo scopo. Purtroppo la decisione di utilizzarli non è stata mia e, a suo tempo, non ho potuto che far presente la mia forte perplessità in merito». Così, nel momento in cui ha visto i risultati formali, ma anche sostanziali in fatto di numeri del progetto, Manara, che nei giorni scorsi era al Festival di Angoulème dove sono stati celebrati i 50 anni della sua carriera con una grande mostra ed è attualmente ancora in Francia, ha voluto spiegare che le sue attese erano diverse e di aver accettato di prender parte all’avventura Adrian, a suo tempo, «con lo specifico ruolo di character designer» perché a confortarlo c’erano «autori del calibro di Nicola Piovani, Vincenzo Cerami, Enzo D’Alò», oltre a Celentano.

GLI STUDI
Il compito venne realizzato «con una serie di studi di personaggi, di sfondi e di ambientazioni insieme ad alcuni storyboard delle principali scene della serie», destinati a essere utilizzati come «riferimento per la realizzazione delle animazioni vere e proprie». Ciò che ha infastidito Manara, stando alle sue parole, è stata la mancanza di quella che lui ha definito «la dovuta informazione sul mio coinvolgimento» e il fatto «che il mio nome sia stato accostato alla graphic novel per la quale sento parlare di «Disegni di Milo Manara» (o addirittura di «graphic novel di Milo Manara»).

LA RISPOSTA
Il Clan non ha risposto, si fa sapere, però, che l’intervento del disegnatore viene considerato «tardivo e sospetto» e, sempre per via indiretta, che  Manara aveva dato il suo benestare all’utilizzo del materiale, oltre ad aver parlato di Adrian in un’intervista senza esprimere perplessità sull’utilizzo dei suoi disegni. Un consenso che in caso contrario avrebbe potuto lasciare spazio al rischio di una vertenza giudiziaria). Resta il fatto che il lavoro di animazione, affidato a un migliaio di disegnatori in vari paesi del mondo, ha suscitato parecchie perplessità. Ma non è questo l’unico difetto dell’operazione Adrian, che se ha fatto cilecca sul fronte degli ascolti (punita soprattutto la serie animata), ha fatto il pieno sui social e nell’informazione quanto a critiche e accuse (di maschilismo e anche di razzismo, visto che a Napoli non hanno gradito la rappresentazione della loro città come futura capitale della mafia con tanto di grattacielo e targa all’ingresso). Ma anche se più seguita, la parte dello spettacolo dal vivo nel teatro di Verona ieri ha registrato un sia pur minimo miglioramento. Non tanto perché, prima di dare spazio a Ilenia Pastorelli e a un monologo contro la violenza sulle donne, Adriano ha scelto di giocare sulla sua consegna del silenzio arrivando a far finta di parlare e promettendo di continuare a farlo («padre ho peccato, ho sabotato gli ascolti di Canale 5 non parlando e continuerò a farlo») ma perché ha fatto quello che sa fare: e ha offerto il classico Pregherò (pur con qualche incertezza) più un classico del rock.

IL BUTTADENTRO
Il povero Nino Frassica ha continuato a fare il buttadentro dell’arca con maggior convinzione, anche se ma domenica a Che tempo che fa, ha provato a buttarla sul ridere, mostrando ironicamente quello che ha chiamato «il copione di Celentano»: ovvero un foglio bianco. Una piccola dissociazione con il sorriso, a cui potrebbero seguire se la discesa continuerà altri distinguo, dopo quello di Manara. Dissociazioni, d’altra parte, inevitabili vista la modalità di lavoro del Molleggiato, che ha fatto tutto da sé, chiuso nel suo bunker di Galbiate.