ItaliaOggi, 29 gennaio 2019
Il fazzoletto di carta ha 90 anni
Se in Germania sentite qualcuno chiedere: dammi un tempo, non equivocate. Desidera semplicemente un fazzolettino di carta. Non ci rendiamo più conto delle piccole invenzioni che hanno cambiato la nostra vita quotidiana. A Dacice nella Repubblica Céca è stato eretto un monumento originale, alla zolletta di zucchero, inventata da Jakub Rad nel 1843. Le bustine da tè odiate dagli inglesi (ma le usano anche loro) fu inventata da un barbaro americano, Thomas Sullivan nel 1903. I fazzoletti di carta, così pratici e poco eleganti, quelli che vi vengono offerti ai semafori in cambio di un’offerta, compiono 90 anni, e furono un’invenzione tedesca, che ha a che fare con il nazismo e le persecuzioni razziali.Il 29 genaio del 1929, l’anno della grande crisi, l’imprenditore ebreo Oskar Rosenfelder, di Norimberga, fece brevettare il fazzoletto di carta, «pratico, igienico, economico». Fino ad allora, ci si soffiava il naso con il Taschentuch di stoffa, di seta, di lino, o di meno lussuoso cotone. E si doveva lavarli a mano. Rosenfelder battezzò il suo fazzolettino con il nome di «Tempo», e quasi un secolo dopo il nome della marca è diventato il nome comunemente usato per quel pezzetto di carta, chiunque lo produca, anche se il nome dell’inventore è stato dimenticato.
Il successo fu immediato, ma pochi mesi dopo l’avvento al potere di Hitler, Rosenfelder fu denunciato dai nazisti con il pretesto di aver evaso le tasse: condannato a 12mila Reichsmark di multa, l’imprenditore se la cavò patteggiando per la metà. Ma in agosto i fratelli Oskar e Emil Rosenfelder furono costretti a cedere la ditta di famiglia per una cifra quasi simbolica, e fuggirono in Gran Bretagna. Il «Tempo» venne arianizzato.I fazzolettini continueranno ad arricchire l’industriale tedesco Gustav Schikedanz, fondatore della società di vendita per corrispondenza «Quelle». Nel 1935, la fabbrica di Norimberga vendette 150 milioni di fazzolettini, nel 1939 si superano i 400 milioni. Non erano solo bianchi, anche blu e rossi.
Nel dopoguerra ripresero le vendite, e il «Tempo» venne reclamizzato con un slogan nazionalistico: «L’igiene di un popolo, un pilastro della sua cultura». Nel 1955 fu venduto un miliardo di fazzolettini, nel 1962 quattro miliardi. I fratelli Rosenfelder chiesero di venire indennizzati: erano stati «derubati» dallo Stato nazista, ma all’inizio furono trattati come imbroglioni, erano le vittime e furono considerati dei ladri. Schikedanz li accusava di voler sfruttare il successo commerciale, dovuto al suo talento di imprenditore. Che invenzione sarebbe mai un fazzoletto di carta?
La causa durò anni e alla fine gli eredi dei due fratelli ottennero un risarcimento di diversi milioni di Deutsche Mark. Fino al 1972, la famiglia Rosenfelder continuò a vendere prodotti di carta, ma non fazzolettini. Oggi la fabbrica è stata trasformata in una scuola professionale, a Norimberga, scrive la Süddeutsche Zeitung, continuano a chiamarla la Tempo Haus.