L’80enne scrittore inglese, che ha venduto quasi 100 milioni di copie nel mondo, ora risiede in una villa di placida campagna nel Buckinghamshire, poco fuori Londra. Non è quella meravigliosa da 3,5 milioni di sterline che ha fatto parlare di sé tempo fa: «Qui non ci sono scale, oramai faccio fatica a muovermi». Forsyth giura che La volpe, il nuovo thriller appena arrivato in libreria per Mondadori (252 pp., euro 20), è il suo ultimo romanzo: «È stato molto faticoso e non ho più l’età». Sarà vero? Di sicuro, quest’opera non è stata agevole per Forsyth perché il protagonista è un hacker adolescente, Luke Jennings che, come il vero alter ego scozzese Gary McKinnon, si intrufola nella Cia e nel Pentagono, rischia il carcere, ma poi viene graziato per scardinare in cambio i segreti dei nemici dell’Occidente, leggi Iran e Corea del Nord: «Ne sapevo poco, mi sono fatto aiutare da esperti», racconta il padre de Il Giorno dello sciacallo, «la guerra informatica è un mondo senza regole né confini».
Questo, Forsyth, cambierà il nuovo ordine mondiale?
«Siamo in una nuova guerra fredda, ma diversa rispetto alla precedente, sia per il potenziale nucleare di Iran e Corea del Nord — alleati di Mosca — ma anche per un’inedita agilità della Russia, vedi in Siria dove ha ribaltato la guerra. Ma, al di là dei tanti casi "materiali" come Skripal e in Crimea, la destabilizzazione è fatta anche di fake news».
Che sembrano inarrestabili.
«Purtroppo le fake news nascono dal fatto che ognuno può dire qualsiasi cosa online, così le élite e la classe politica vengono denigrate giorno dopo giorno: la percezione ora è che siano tutti disonesti. Da qui nascono i nuovi populismi, che oramai rendono i Paesi ingovernabili».
Lei è un vecchio conservatore euroscettico, dopo il caos che sta vivendo il Regno Unito sostiene ancora la Brexit?
«Abbiamo votato per uscire e ora dobbiamo abbandonare l’Ue a ogni costo. Siamo stufi di essere comandati dai fat cats di Bruxelles ("i gatti grassi", termine dispregiativo in inglese, ndr) come Juncker, mai eletti da nessuno e che si sono appropriati del Regno Unito».
Non crede di esagerare?
«No. L’Europa da noi semplicemente non funziona. Io e tutti gli altri che hanno votato "Leave" rivogliamo indietro il nostro Paese. Ma Barnier e tutti gli altri vogliono punirci per questo, e il prezzo da pagare, per loro, è la nostra sovranità sull’Irlanda del Nord».
Quindi lei rischierebbe anche un "No Deal", cioè nessun accordo con l’Ue, con conseguenze forse catastrofiche per il Regno Unito e il ritorno di un confine "duro" tra le due Irlande?
«E lei crede davvero a questo? Non ci metteranno paura. Sono certo che con un No Deal ce la caveremmo. E il backstop (il regime speciale per l’Irlanda del Nord in una sorta di mercato unico Ue fino a quando non si troverà una soluzione per il confine, ndr) si può aggirare facilmente con i controlli tecnologici alla frontiera».
Magari fosse così semplice.
«Invece lo è. Il confine è un falso problema, un pretesto dell’Europa. E poi oltre cento Paesi nel mondo regolano il commercio in base alle regole del Wto, cosa cambierebbe per noi? Siamo la quinta economia del mondo, a Londra c’è quasi tutta la finanza europea».
E se invece scappassero tutti?
«È colpa dei pochi preparativi del governo May per il No Deal sinora, una mossa studiata per minacciare il caos e far passare il suo piano. L’establishment è con lei, ma il popolo no. Abbiamo votato la Brexit, basta, questo è il risultato: il 29 marzo saremo fuori. Senza un altro referendum. E a tutti quelli che provano a ostacolarci, dico: Fuck off! », e Forsyth alza il dito medio verso il cielo nella stanza.