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 2019  gennaio 28 Lunedì calendario

IL LAVORO C’È MA NON C'E' CHI SA FARLO – DE BORTOLI: CI SONO 200MILA POSIZIONE QUALIFICATE A DISPOSIZIONE, MA UNA SU TRE RISCHIA DI RESTARE VUOTA, A PRESCINDERE DAL REDDITO DI CITTADINANZA – I RISTORANTI SOLO A GENNAIO CHIEDONO 11MILA CAMERIERI, SE I LOCALI FOSSERO A LONDRA CI SAREBBE LA FILA, E INVECE 23 POSTI SU 100 NON SI TROVANO - ASSISTEREMO SOLO A UN'AMPIA DISTRIBUZIONE A PIOGGIA DI CONTRIBUTI ECONOMICI... -

Il reddito di cittadinanza si pone due obiettivi non facilmente compatibili. Da un lato garantire un sussidio alle famiglie e agli individui poveri. Nulla quaestio in un Paese civile. Ci mancherebbe. E, dall’altra, aumentare l’occupazione.

«Avremo un milione di posti in più», azzarda il suo autore, l’economista vicino ai Cinque Stelle, Pasquale Tridico. Se fosse così (anche se la promessa ci sembra di averla già sentita in passato) non potremmo che rallegrarci. La misura tanto voluta da Di Maio avrebbe realizzato quell’incontro tra offerta e domanda di lavoro che in Italia per varie ragioni — scarsità di politiche attive, bassa qualificazione — non si è mai realizzato.

Un fiume carsico di posti di lavoro che emerge improvviso, grazie a migliaia di navigator ingaggiati in fretta e furia e ancora da formare. Il miracolo di centri per l’impiego, che oggi intermediano meno del 3 per cento del mercato del lavoro, riorganizzati e messi in Rete in un lampo. Se ciò avvenisse nei tempi promessi, sarebbe strabiliante. Speriamo sia così. Dovremmo rallegrarcene tutti.

Il metodo L’Alleanza contro la povertà, che riunisce 38 organizzazioni assistenziali e del Terzo Settore, ha spiegato in un documento che il reddito di cittadinanza «è congegnato in modo che si possa distribuire rapidamente il maggior numero possibile di contributi economici, anche in assenza di inserimento lavorativo».

Inserimento che forse, nella stragrande maggioranza dei casi, non avverrà mai. Sì, ci sono modalità che dovrebbero scongiurare furbizie e lassismi. L’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 9 mila 360 euro. Ma è di fatto una autocertificazione. L’obbligo per il beneficiario di accettare una delle tre offerte ritenute «congrue».

«Ma, attenzione, nel testo viene chiaramente indicato che il loro utilizzo è facoltativo — spiega Cristiano Gori, docente a Trento e ideatore dell’Alleanza — pertanto, data la carenza di strutture e personale per metterli in pratica, interesseranno ben pochi utenti. Nei prossimi mesi, dunque, assisteremo semplicemente a un’ampia distribuzione a pioggia di contributi economici». La preoccupazione di Gori è che, se l’esperimento del reddito di cittadinanza dovesse fallire, in Italia si smetterebbe di parlare di lotta alla povertà. Non ha torto.

Ma occupiamoci, per prima cosa, dei posti di lavoro che ci sono ma restano in parte vuoti. Confindustria ha stimato che saranno poco meno di 200 mila le posizioni più qualificate a disposizione, nel triennio 2019-21, nei settori della meccanica, Ict, alimentare, tessile, chimica, legno-arredo, ovvero le sei produzioni trainanti del Made in Italy. Ma una su tre rischia di restare vuota.

Perché mancano i talenti. Sono scarse le competenze tecnico-scientifiche. Le aziende si rivolgono agli stranieri. Domanda: il reddito di cittadinanza indurrà migliaia di aspiranti a un posto di lavoro di qualità a studiare di più o ad aspettare una proposta «congrua»? Oltre alle norme «antidivano», della cui efficacia è lecito dubitare, sarebbero necessarie misure di politica attiva del lavoro che spingano alla formazione, che elevino la responsabilizzazione personale.

Il lavoro si cerca, non si aspetta. In base alle comunicazioni obbligatorie che i datori di lavoro devono fare al ministero, dal primo luglio 2017 al 30 giugno 2018, sono 1,1 milioni i nuovi contratti a tempo indeterminato. Nella graduatoria delle mansioni più richieste la prima cosiddetta high skill (analisti e progettisti di software) è solo ventesima.

Ma secondo Unioncamere tutto cambierà molto in fretta. Da qui al 2023 si stima un fabbisogno tra 2,5 e 3,2 milioni di posti di lavoro. In gran parte frutto della rivoluzione digitale e dell’esplosione dei cosiddetti green jobs. Un lavoro su tre sarà high skill. Solo uno su cinque sarà di bassa qualificazione come gran parte degli ultimi nuovi contratti a tempo indeterminato.

I numeri Le statistiche rivelano una realtà amara. Ne ha parlato Francesco Seghezzi, direttore generale della Fondazione Adapt, in un suo articolo su Open. Gli ultimi dati Excelsior Unioncamere rivelano l’esistenza di migliaia di posti di lavoro che non richiedono elevate qualificazioni. Con un po’ di buona volontà (quella che il reddito di cittadinanza non stimola) sono posizioni aperte a chiunque. I ristoranti richiedono, in questo mese di gennaio, 11 mila camerieri. In 23 casi su 100 non si trovano.

Se i locali fossero a Londra avrebbero la fila di ragazzi, anche laureati, italiani. E così per gli aiuti cuoco: il 42 per cento non c’è. Per i venditori rappresentanti la difficoltà di reperimento è al 61 per cento. Per gli assistenti alla vendita siamo al 38. Le imprese milanesi, spiega ancora Seghezzi, segnalano 73 mila posizioni aperte. Introvabile al 97 per cento il cuoco pizzaiolo. E così gli addetti alle pulizie negli edifici.

Ma anche agenti immobiliari, promotori commerciali, che non sono lavori così umili e disagevoli. La Campania sarà tra le regioni maggiormente beneficiarie del reddito di cittadinanza. A Napoli ci sono 18.840 posizioni aperte. Tra i conducenti di furgoni (basta la patente) la metà non si trova.

Secondo l’ultimo rapporto annuale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sull’occupazione degli stranieri, nel 2017 erano attivi contratti per 93.611 camerieri; 91.293 badanti; 88.022 collaboratori domestici; 50.062 cuochi in alberghi e ristoranti; 40.337 manovali in edilizia. La maggior parte dei lavoratori stranieri però è in agricoltura. I braccianti erano 286.832. Il 15,7% degli addetti complessivi, ma il 40,1 in Liguria; il 31,9 nel Lazio. «La retribuzione media annua — si legge nel rapporto — è di 7.502 euro, quella media del settore più bassa, 7.095 euro».

Inferiore al livello Isee per il diritto al reddito di cittadinanza. Secondo il dossier statistico Idos, 897 mila stranieri svolgono un lavoro che richiede un livello di istruzione inferiore a quello posseduto. È sovra istruito il 34,7% degli occupati stranieri contro il 23% degli italiani. Una differenza che tende a ridursi. Sarà interessante vedere la dinamica dei prossimi anni. E valutare quanti di questi impieghi saranno ritenuti «congrui» e convenienti, paragonando il reddito di cittadinanza a modesti salari d’ingresso. Poi c’è il nero ma è un altro discorso, certo non secondario.