il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2019
Tata Nano al capolinea. Finisce il sogno dell’ultra low cost
La Tata Nano passerà alla storia come una scommessa su quattro ruote. Ma persa. Il colosso indiano dell’auto ha, infatti, confermato che entro pochi mesi il modello uscirà definitivamente di produzione a causa degli scarsi risultati commerciali degli ultimi anni (nel 2018, nello stabilimento di Sanand, ne sono state sfornate solo poche decine).
Per questo, l’azienda ha deciso di non adeguarla ai nuovi requisiti di sicurezza che entreranno in vigore nel corso del 2019, decretandone di fatto il pensionamento. Certamente, però, la Tata Nano diverrà presto un business case dell’automotive, di quelli che si studiano nei corsi di economia e marketing aziendale. L’auto nacque come una people’s car, un mezzo ideato per motorizzare in massa l’India e accompagnarla nella transizione dalla mobilità delle due a quella delle quattro ruote. Eppure, nonostante i buoni propositi, non il vero amore tra la Nano e i consumatori indiani non è mai scoppiato.
Inizialmente il listino era fissato a circa 1.700 euro. Cifra in cui dovevano rientrare i costi di produzione nonché il profitto di Tata e della rete di vendita. Un’impresa impossibile, tanto che il prezzo del veicolo crebbe subito a 2 mila euro e poi, ancora, agli attuali 3 mila.
Cifre comunque irrisorie se confrontate con quelle necessarie per acquistare i veicoli più spartani venduti alle nostre latitudini. Naturalmente i contenuti tecnici sono proporzionali alle ambizioni e all’assegno da staccare: motore bicilindrico da 0,624 litri di cilindrata e 33 Cv di potenza (poi salita a 38) e cambio manuale a 4 marce. Niente servosterzo, niente vetri elettrici, niente aria condizionata, Abs, Esp, airbag. Assente persino il portellone posteriore apribile per accedere al vano bagagli, raggiungibile abbattendo gli schienali posteriori (difetto poi corretto). Niente di niente, quindi, se non la possibilità di offrire un abitacolo per quattro passeggeri.
Vista pure la vecchia joint venture fra Fiat e Tata per il polo industriale di Ranjangaon, si ipotizzò che la Nano potesse sbarcare in Europa, pur con gli opportuni adeguamenti. La commercializzazione in India iniziò nel marzo del 2009, col primo esemplare consegnato a luglio di quell’anno. Il lancio europeo, invece, venne rimandato al 2012 per adattare l’auto alle normative Euro 5 e ai crash test più restrittivi del vecchio continente: sfide tecniche che non vennero mai superate visto che da noi la Nano non è mai arrivata.
Tuttavia, quella che doveva essere l’auto di massa è stata un fiasco: ad aprile 2013, dopo 4 anni di commercializzazione, ne risultavano prodotte solo 230 mila. E da lì è stata una costante e inesorabile flessione delle vendite, la stessa che presto consegnerà la Nano alle cronache storiche dell’automotive.