La Stampa, 28 gennaio 2019
Imposte al 7% per attrarre i pensionati. L’Italia fa concorrenza al Portogallo
Tra le mete dei pensionati a caccia di sconti sulle tasse non ci saranno più soltanto il Portogallo o la Spagna. Da quest’anno anche il nostro Paese offre la possibilità di vivere una vecchiaia più serena, con qualche agio in più e tanti pensieri in meno sul budget di fine mese. Da noi, infatti, i pensionati pagheranno un’aliquota minima del 7%. La misura, appena introdotta, ha l’obiettivo di invogliare i pensionati di mezza Europa (e non solo) a fare le valigie e a cambiare residenza. La condizione principale è che la pensione sia di fonte estera quindi di uno Stato diverso dal nostro. Ai pensionati italiani non resterà quindi che continuare a migrare verso lidi come il Portogallo (totalmente esentasse).
Non è l’unico bonus
Questo nuovo regime è previsto dal periodo d’imposta 2019. In pratica consiste nell’applicazione di un’imposta sostitutiva, calcolata in via forfettaria, con aliquota del 7% sui redditi da pensione di fonte estera, nonché su qualsiasi altro reddito di fonte estera. Non è l’unico bonus. Il nuovo regime prevede anche l’esenzione dagli obblighi di indicazione delle attività e degli investimenti esteri nella dichiarazione dei redditi annuali («Modulo RW») e dalle imposte patrimoniali annue sugli immobili esteri (0,76%) e sulle attività finanziarie estere (0,2%).
La pensione con tassazione al 7% è disponibile per chi è stato fiscalmente residente all’estero per almeno cinque anni prima del trasferimento in Italia e soprattutto per chi porta la propria residenza nelle regioni del Sud Italia: in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. E in Comuni con meno di 20.000 abitanti.
I paletti, insomma sono molti, e il regime ha una durata di cinque anni appena dal trasferimento della residenza in Italia. Si tratta quindi di un lasso di tempo limitato che impedisce di fare progetti a lunghissimo termine.
Chi potrebbe essere interessato a questo tipo di opzione? «Questo nuovo regime rappresenta un’opportunità per tutti i soggetti che non sono residenti in Italia da almeno 5 anni e che percepiscono redditi da pensione oltre altri redditi esteri come rendite finanziarie, affitti, e così via – spiega Paolo Ludovici, fondatore e partner dello Studio Ludovici & Piccone Partners -. L’effettiva convenienza deve ovviamente essere valutata caso per caso, tenendo conto della situazione patrimoniale/reddituale, del contesto famigliare e dello Stato di provenienza».
Problemi burocratici
Per l’esperto, è probabile che la norma richieda un po’ di tempo per essere conosciuta e valutata a pieno e che quindi non ci sarà un immediato arrivo «in massa» da parte di possibili beneficiari. Inoltre, il trasferimento di residenza in un nuovo Paese è una scelta che non può prescindere da valutazioni anche di carattere extra-fiscale. In tal senso, è indispensabile che vengano fornite rassicurazioni sulla stabilità del sistema e che l’agevolazione fiscale sia accompagnata anche dalla presenza di servizi adeguati. In ogni caso, misure analoghe sono state applicate anche da altri Paesi come appunto il Portogallo ma anche da Spagna, Bulgaria, Malta e Croazia Il nostro Paese di certo offre mete parecchio appetibili per qualità della vita e clima. A questo si aggiunge l’ospitalità che, soprattutto nel Sud del nostro Paese, è un plus. A remare contro, semmai, potrebbe essere la burocrazia italiana. In questo senso, sulle proposte di sconti sulla pensione offerti da altri Paesi sono nate agenzie ad hoc che aiutano i pensionati italiani in tutti i procedimenti del caso. «La presenza di operatori specializzati che possa facilitare il trasferimento della residenza, e il disbrigo dei molti adempimenti burocratici, è un elemento essenziale per il successo dell’agevolazione» afferma Ludovici.