la Repubblica, 28 gennaio 2019
Perché la Crusca sdogana «esci il cane»
Ha suscitato scalpore una mia risposta sul sito dell’Accademia della Crusca a molte domande che chiedevano se è lecito usare l’espressione «siedi il bambino (sul seggiolino, sul divano ecc.)». Questo uso, registrato da anni sul Grande Dizionario dell’italiano moderno di Tullio De Mauro, dà al verbo sedere il significato di “mettere seduto, fare sedere”, cioè sintetizza in una sola parola le due che a rigore di norma dovremmo usare: metti a sedere il bambino, fallo sedere ecc. Insomma ha una sua funzionalità e praticità, tant’è vero che, come ampiamente attestato, si adopera nel linguaggio domestico (il bambino piange e la mamma urla al papà imbranato: «Ma siedilo lì!») e in quello pratico (manuali di istruzione dei seggiolini sulle automobili, guide pediatriche ecc.). In questi ambiti è, secondo me, ammissibile, nonostante, come ho precisato, i suoi limiti dal punto di vista grammaticale. Poiché l’Accademia della Crusca più che legittimare o proibire vuole però indurre a riflettere, ho cercato di spiegare come mai si verifica questo fenomeno che forza la grammatica tradizionale dell’italiano legando un verbo intransitivo a un complemento diretto (il tradizionale complemento oggetto, introdotto senza il legame di una preposizione) come se fosse transitivo e ho ricordato che esso riguarda, con diverso grado di diffusione nazionale e quindi di ammissibilità, un po’ tutti i verbi di movimento, come salire (sali il bambino dalla nonna) o scendere (scendi il pacco in cantina) e persino, in usi ancora più regionali e fastidiosi, uscire (esci il cane) e, almeno al sud, entrare! Qualcuno ne ha voluto dedurre che io abbia autorizzato gli usi col complemento diretto di tutti i verbi di moto, cosa che non ho scritto e non penso, anche se non si può negare che la norma vada muovendosi (è il caso di dirlo) in questa direzione e del resto non concerne solo l’italiano ma anche altre lingue, come il francese (in cui asseoir è transitivo) o l’inglese (in cui lo è enter). Per evitare però che l’ammissibilità, la tollerabilità di sedere col complemento oggetto in usi pratici e familiari (i livelli sono importantissimi per definire la norma in una lingua: in Parlamento non si dovrebbe parlare come al bar, anche se purtroppo si fa sempre di più) si allarghi troppo, ho anche precisato che questa espressione resta pur sempre ai limiti della grammatica e l’ho spiegato col fatto che, mentre una frase con verbo transitivo e complemento oggetto, può essere volta al passivo facendo del complemento il soggetto ("il bambino mangia la minestra” /"la minestra è mangiata dal bambino"), non è possibile volgere al passivo “il papà siede il bambino” perché “il bambino è seduto dal papà” è una frase impossibile, anche perché la forma passiva del verbo sedere non esiste. Nondimeno, ignorando per altro la precisazione del titolo dato al mio intervento dalla consulenza dell’Accademia (Siedi il bambino! No, fallo sedere!) che orientava sulla scelta migliore, c’è stata molta discussione pro e contro. La cosa in sé è positiva non solo perché significa che la gente si interessa e reagisce ai problemi posti dalla lingua, ma soprattutto perché da questi è portata a riflettere su di essa, a essere più consapevole delle sue dinamiche. Che è il miglior modo per difenderla.
(L’autore è linguista e consigliere dell’Accademia della Crusca)