la Repubblica, 28 gennaio 2019
I campi cinesi per veri uomini
«Chi è il migliore?». «Io sono il migliore!». «Chi è il più forte?». «Io sono il più forte!». «Chi siete voi?». «Siamo veri uomini». Devono urlarlo a pieni polmoni i bambini del Real Boys Club, varie volte al giorno. Prima di iniziare a placcarsi e spintonarsi sul campo da football. Quando è il momento di fare i compiti. Mentre corrono a petto nudo nel freddo dell’inverno pechinese, uno dei vari esercizi stile militare cui vengono sottoposti. E pazienza se i più piccoli hanno appena sette anni, o se i più grandi non arrivano a 13. I genitori li hanno mandati lì per diventare maschi come Confucio comanda, tempra e responsabilità da capo famiglia.
Prima che sia troppo tardi e, orrore degli orrori, l’amato figlio cresca gracile e effeminato come i ragazzetti di cui è piena la televisione. «Qui non educhiamo femminucce», dice al New York Times Tang Haiyan, 39 anni, ex insegnante di educazione fisica che nel 2012 si è inventato alle porte della capitale questo campo di addestramento per preadolescenti a base di testosterone. E il successo sembra dargli ragione visto che alla non modica retta di 2mila euro a semestre qualche migliaio di famiglie gli hanno affidato i pargoli. Perché il problema della “mascolinità” è un’ossessione per i genitori cinesi più all’antica. La paura è che le nuove generazioni di figli unici iper coccolati crescano a immagine e somiglianza delle figure femminili da cui sono circondati, madre nonna e maestra, lontani dalla patriarcale autorevolezza canonizzata dalla tradizione mandarina. Lo scorso settembre la performance di una celebre boy band durante lo show tv che celebra l’inizio dell’anno scolastico, visione obbligata per tutti i bimbi dell’Impero, ha scatenato una ondata di proteste social. Orde di genitori infuriati hanno messo mano alla tastiera criticando l’esaltazione sulla tv di Stato del modello “piccola carne fresca”, come qui si definiscono, non per forza in modo dispregiativo, le giovani stelle dal torso sottile e dall’aspetto androgino. Attori o cantanti amatissimi dalle ragazzine, molto meno da mamme e papà. All’epoca dovette intervenire addirittura il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito comunista, per difendere con sorprendente modernità la diversità di gusti estetici e ricordare che la vera bellezza è interiore. Ma oltre al fisico è anche lo spirito che il campo di Tang promette di indurire. «Era come una ragazzina ipersensibile», racconta al South China Morning Post la madre di uno degli allievi. «Forse siamo stati troppo apprensivi e gli abbiamo tolto l’opportunità di essere indipendente. Non era sicuro di sé e piangeva di fronte a ogni difficoltà». Al Real Boys Club chi frigna non viene coccolato. I compiti si fanno da soli, senza il fiato sul collo dei genitori. Si istruiscono i bambini al lavoro di squadra e al rispetto delle regole: i trasgressori retrocedono al grado di “uovo puzzolente”. Le famiglie insomma chiedono al marziale Tang quello che non sono più in grado di fare, educare i figli. E lui lo fa a modo suo: trasformandoli in piccoli soldati.