https://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2019/01/27/nave-sea-watch-ultime-notizie/228515/, 27 gennaio 2019
CI VORRÀ PIÙ DELLA PREGHIERINA DI MIKE PENCE PER FERMARE IL VIRUS IN AMERICA: A SEATTLE C'È UN'EPIDEMIA. NEL CENTRO DI RIABILITAZIONE DI KIRKLAND SAREBBERO PIÙ DI 50, TRA PAZIENTI E PERSONALE MEDICO, AD AVER MOSTRATO SINTOMI. IL PROBLEMA È CHE FINORA SU UNA POPOLAZIONE DI OLTRE 300 MILIONI DI ABITANTI SONO STATI FATTI SOLO 500 TEST. TRUMP HA DEFINITO IL CONTAGIO ''L'ENNESIMA BUFALA DEI DEMOCRATICI''. SI STA GIOCANDO TUTTO -
Coronavirus: in aggiunta ai controlli "prima dell' imbarco" da certi Paesi designati ad alto rischio o da certe aree di quei Paesi, i viaggiatori saranno controllati anche al loro arrivo in America!». Il tweet di Donald Trump arriva all' alba e nella prima domenica di marzo gli Stati Uniti si risvegliano con allarmi e paure.
Inizia la Casa Bianca con Mike Pence, che in un' intervista alla Cnn parla della concreta possibilità di «nuovi decessi». Il vicepresidente ripete le parole prudenti del direttore dell' Istituto nazionale di allergie e malattie infettive («Potremo avere notizie tristi, ma il popolo americano deve sapere che per il cittadino medio il rischio è basso»). Parole non del tutto rassicuranti per un Paese che al momento ha solo settanta malati accertati, ma che in questo week end ha improvvisamente scoperto che il coronavirus non riguarda solo Cina, Corea del Sud, Iran, Italia ed Europa e rischia di dilagare in ogni angolo degli States.
La situazione più a rischio è quella sulla costa del Pacifico, dove c' è stato il primo morto ufficiale degli Usa, nello Stato di Washington, proprio nel centro di riabilitazione a Kirkland, sarebbero adesso più di cinquanta, tra pazienti e personale medico, ad aver mostrato sintomi del virus. «L' ipotesi è quella di un' epidemia», dice il direttore del dipartimento di Sanità di Seattle, Jeffrey Duchin. Il problema è che finora su una popolazione di oltre 300 milioni di abitanti sono stati fatti solo 500 test e che l' unica preoccupazione fino a due giorni fa è stata quella di informare molto sul coronavirus nel resto del mondo e poco o nulla sulla situazione negli Stati Uniti.
L' omissione di Trump Uno scoop del Washington Post ha rivelato che mercoledì scorso, quando Trump ha voluto rassicurare l' America aveva pochi minuti prima ricevuto un' informazione cruciale che ha tenuto nascosta: i Centers for Disease Control and Prevention avevano identificato in California il primo caso statunitense di malattia non legata a viaggi all' estero, un segno che la diffusione del virus negli Stati Uniti avrebbe potuto presto esplodere.
E ieri in diretta su Fox News il ministro della Sanità Alex Azar ha annunciato che un nuovo caso è stato accertato a Chicago, altri in Oregon e nello stato di Washington, confermando che il virus si diffonderà un po' in tutta l' America: «Ci sono 23 casi certi qui negli Usa di persone che non sono venute a contatto con individui rientrati da Cina o Giappone. Non abbiamo idea di dove abbiano contratto il virus».
Anche negli Stati Uniti le polemiche politiche si intrecciano a quelle sanitarie. «Il popolo americano si aspetta una risposta ben coordinata e pienamente finanziata per fronteggiare questa crisi di salute pubblica» così la Nancy Pelosi, leader democratica al Congresso, ha commentato le ultime notizie chiedendo almeno 6 miliardi di dollari da stanziare.
Milioni di americani, che avevano organizzato viaggi all' estero, adesso saranno costretti a restare a casa. American Airlines ha sospeso fino al 24 aprile tutti i voli da e per Milano, sia dall' aeroporto di New York che da quello di Miami, dopo che la Casa Bianca ha annunciato di aver alzato l' allerta al massimo livello (4, ossia «non viaggiare») per le aree italiane più colpite dal coronavirus. Delta si adegua e blocca la tratta con Milano fino a inizio maggio (mentre l' Arabia Saudita ha vietato l' ingresso ai passeggeri italiani).
Molte università hanno invitato i professori e gli studenti a rinunciare a qualsiasi missione all' estero. C' è anche un altro problema: oggi 27,5 milioni di americani non beneficiano di alcun rimborso delle spese sanitarie in un Paese in cui il costo medio delle cure è di gran lunga il più alto del mondo. Oltre agli americani che non sono assicurati dal punto di vista medico, ci sono poi le persone che - come ha spiegato Brandon Brown, epidemiologo della Università di California «hanno paura di andare in ospedale per questioni di immigrazione, temendo di essere arrestate e deportate».