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 2019  gennaio 27 Domenica calendario

Il documentario che rilancia le accuse a Michael Jackson

«Ai fan di Michael Jackson non dobbiamo dire nulla. Tranne che capiamo quanto sia difficile, per loro, credere alla nostra storia». Il documentario Leaving Neverland, cronaca degli abusi sessuali che Wade Robson e James Safechuck avrebbero subito quando avevano 7 e 10 anni, mentre il loro idolo – Jackson, “il ragazzo che non vuole crescere” – li inghiottiva nella sua isola che non c’è, ha messo seriamente in difficoltà il Sundance Film Festival, mobilitando forze dell’ordine, cani antidroga, gruppi di picchettatori, fan arrabbiati. Una sola proiezione, alle 9 del mattino all’Egyptian Theatre, (circa 250 posti) e un bis lontano lontano, a Salt Lake City. Una cordata di fan ha distribuito in sala dei tagliandini con Jackson e Wade Robson abbracciati, la scritta “cerca la verità” nero su bianco, e un codice a barre 2D che porta dritti a un contro-doc caricato su YouTube: The Real Story, un racconto che scagiona il “re del pop”. «Se questi ragazzi raccontano la loro storia, non è per farsi pubblicità» assicura il loro avvocato Vince Finaldi.
«Quando un bambino subisce una violenza, in particolar modo da un personaggio di spicco, il corso della sua vita cambia radicalmente». La popstar è stata assolta nel 2005 da sette capi d’accusa per molestie sessuali a minori. Al Sundance, Robson e Safechuck, 36 e 40 anni, ricevono una standing ovation. «Per lungo tempo abbiamo pensato che Michael non ci avesse fatto del male» spiega Robson, australiano; da piccolo imitava alla perfezione i passi di Bad poi è divenuto un famoso coreografo (tra i suoi ballerini, Britney Spears e gli NSYNC). «Le vittime di abusi riescono ad accettare la verità solo quando il bambino che è in loro se ne va e diventa grande. Ormai quel che è successo, è successo». Jackson era loro amico, «un Peter Pan elettrico» raccontano. Il cantante di Thriller è morto nel 2009 con 400 milioni di debiti. Da allora, le cause legali sono finite in un vicolo cieco.«Speriamo che il lavoro del regista Dan Reed porti speranza ai sopravvissuti di abusi. Speriamo si sentano tutti meno soli» commentano Robson e Safechuck. La prima parte del doc (quattro ore in totale) si conclude proprio con Robson che una decina d’anni fa aveva ammesso, sotto giuramento, di non essere mai stato molestato da Jackson, salvo cambiare versione, additandolo come predatore seriale. «Ora voglio dire la verità. Così come, un tempo, vi ho detto una bugia». Il ranch/parco giochi Neverland li ha visti crescere: «È lì, in quel mondo che doveva essere magico, che Michael abusava di noi, uno ad uno». Safechuck, programmatore di computer, ha incontrato Jackson per la prima volta nell’87, in occasione di una pubblicità per la Pepsi. È andato in tour con la megastar («Facevamo delle esercitazioni nel caso qualcuno ci scoprisse»).
La Jackson Estate nega tutto e parla di “asserzioni datate, atte a gettare discredito”. Nelle interviste condotte dal regista Dan Reed, Robson e Safechuck descrivono gli abusi con assoluto candore (masturbazione reciproca, sesso orale, visione collettiva di porno) e parlano dell’abilità di Jackson di convincere i genitori a farsi affidare i figli per tutto il weekend, dormendoci assieme.
«Michael costrinse tutti a mentire dicendoci che, se avessimo aperto bocca, saremmo finiti in prigione». I ragazzini avrebbero mentito ai genitori e in aula di tribunale. Il ranch di Neverland, nel doc, diventa una casa degli orrori: «La stazione ferroviaria nascondeva un attico con un letto e un tipi. Assiemealla piscina e alla jacuzzi, erano quelli i luoghi degli abusi». Dopo il caso del minore nel ’93, il cantante è tornato in contatto con Robson, ormai quattordicenne, e in un hotel di Los Angeles avrebbe tentato un abuso il giorno delle prove per l’HIStory World Tour. C’è chi critica il Sundance per aver dato risalto ad un’opera morbosa, e chi, tra il pubblico, osanna i due ex-bambini e condivide con loro il trauma. Intanto Taj Jackson, nipote di Michael, raccoglie fondi per finanziare un documentario dalla parte dello zio, rivelando come sia stato “tradito e messo in trappola”.