la Repubblica, 27 gennaio 2019
Il caso del signoraggio bancario
Non bastava il controverso ritorno di Beppe Grillo in tv sotto forma di speciale che il direttore Freccero ha deciso di trasmettere domani, in prime time, sulla rete cadetta: seconda puntata del mega- blob da lui stesso ideato per celebrare – dopo Celentano e prossimamente Benigni – i 40 anni di carriera del comico genovese, diventato nel frattempo fondatore e garante dei Cinquestelle. «Uno spot che umilia il servizio pubblico», secondo il Pd.
A mettere benzina sul fuoco della Rai nazional-populista voluta da Di Maio e Salvini, con tanto di scoppi polemici e appelli alla Vigilanza, è un altro fiore all’occhiello della new age sovranista rivendicata da Freccero: il talk Povera Patria, che ha debuttato venerdì sera. A far discutere, la video-scheda di uno dei conduttori, Alessandro Giuli, editorialista di Libero e Il Tempo, incentrata sul signoraggio bancario. Tema caro all’ultradestra, le cui tesi vengono oggi utilizzate per sostenere svariate teorie del complotto. Ebbene, dopo aver premesso che «l’Italia è una delle nazioni più ricche al mondo eppure ha un debito pubblico di oltre 2.300 miliardi», Giuli individua fra le cause primigenie proprio il signoraggio, ovvero «il guadagno del signore che stampa la nostra moneta». Applicando il concetto alla storia tricolore, l’editorialista racconta la perdita della nostra sovranità valutaria e il conseguente impoverimento del Paese. Sostiene infatti che fino al 1981 andava tutto bene perché lo Stato, attraverso la Banca d’Italia di sua proprietà, poteva stampare quanta moneta voleva e prestarla a se stessa per finanziare servizi e grandi opere: la strada tuttora prediletta dai sovranisti per ripianare il disavanzo pubblico. Nel 1981 Ciampi e Andreatta decidono però il «divorzio» della Banca centrale – prosegue Giuli – che non è più obbligata ad acquistare i titoli invenduti: diventa così «un istituto privato» che continua a prestare soldi allo Stato con tanto di interessi. «Una fake news» insorgono subito gli economisti Puglisi e Seminerio: Bankitalia è un istituto di diritto pubblico e proprio quel «divorzio» abbatté l’inflazione, argomento nel video neppure accennato. «Il signoraggio diventa così un lievito del nostro debito pubblico», concludeva invece Giuli: «L’adozione dell’euro e la nascita della Bce completano l’espropriazione».
Parole che subito scatenano un putiferio social, fra esperti indignati per le «troppe inesattezze e falsità», le opposizioni per le «bufale di regime», gli spettatori perché «questo non è servizio pubblico, è disinformazione». Una valanga che mortifica Giuli: «Sono stato trattato come un no-vax. L’avevo detto che avrei maneggiato materiale incendiario, forse l’ho fatto con troppa disinvoltura, ma era un mio punto di vista, la prossima volta ospiteremo altre voci». Chi è davvero arrabbiato è Freccero: «La censura non muore mai, chi vuole cacciarmi faccia una petizione», tuona il direttore di Rai2. «Io mi occupo di audience, porto risultati, altro che politica. Povera Patria ha fatto il 6%, il doppio del predecessore». E non è finita: «Vedrete cosa succederà con L’Ottavo Blog, il nuovo programma su web, notizie invisibili e fake news». I vertici Rai – sul piede di guerra per le sue esternazioni non autorizzate – sono avvertiti: «L’azienda non mi aiuta, non mi difende come dovrebbe. In fondo sono l’unico che sta innovando la tv pubblica. Ma io vado avanti, contro ogni censura». Appuntamento alla prossima puntata.