La Stampa, 27 gennaio 2019
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Biografia di Lorenzo Musetti
Novak Djokovic gli ha fatto i complimenti, Ivan Lendl lo ha premiato. Se hai 17 anni e fai il tennista, difficile che ti vada meglio. «Ricevere la coppa da un grande come Lendl è un onore», dice Lorenzo Musetti, primo italiano a vincere gli Australian Open Under 18, l’unico Slam Juniores che mancava all’Italia. «Però la lacrima mi è uscita dopo i matchpoint sprecati, quando ho ripensato alla finale persa l’anno scorsa a New York». Lorenzo a Melbourne era la testa di serie n. 1. Doveva vincere, ci è riuscito. Sul centrale, contro le pietrate di servizio a 200 all’ora dello yankee Emilio Nava, sciupando tre matchpoint e spuntandola 14-12 al supertiebreak del terzo set. «Djokovic è entrato in campo per allenarsi e mi ha detto: “Complimenti per la tua forza mentale”. Se me lo dice lui, che è il migliore, mi fa davvero piacere». Lorenzo è nato a Macerata, si allena al Tc Spezia con Giacomo Tartarini e nel Centro federale di Tirrenia, ma passa qualche settimana anche all’Accademia di Patrick Mouratoglou, il coach di Serena Williams e Tsitsipas. «È un ragazzo serio - dice Volandri, che lo ”sorveglia” per la Fit a Tirrenia - dotato tecnicamente e forte mentalmente, a volte forse portato un po’ a strafare».
L’idolo Federer
Talento, educazione, ambizione. Papà lavora nelle cave di marmo a Carrara, dove è nato Lorenzo. «Papà da sempre è appassionato di tennis, la prima volta che mi ha messo una racchetta in mano è stato nel garage di nonna, e mi è piaciuto subito». Non ha più smesso di scolpire rovesci rigorosamente a una mano, come il suo idolo Federer. Nel 2018 oltre alla finale persa a New York è arrivato nei quarti anche a Wimbledon. «Questa vittoria la dedico alla mia famiglia, al mio staff, alla Fit che mi sta aiutando molto. Il sogno? Diventare n. 1 del mondo. Ma per ora vivo alla giornata». Bravo. Gli Slam dei piccoli è meglio vincerli, ma non sono una garanzia. In tanti si sono persi sul confine del professionismo, il difficile inizia adesso. «Il mio consiglio - dice Andrea Gaudenzi, l’unico italiano a vincere due Slam dei piccoli, a Parigi e New York - è investire tanto sul suo team. Le persone che ti circondano e condividono con te le decisioni più importanti e ti trasmettono la mentalità giusta hanno un forte impatto sulla carriera. E anche sulla vita». Messaggio consegnato.