Libero, 27 gennaio 2019
Dove possono andare i pensionati per sfuggire alle tasse
La Silver economy è il business del futuro. Non a caso banche, assicurazioni, perfino interi Stati puntano sulla Terza età per rimpinguare il Pil, far crescere i consumi e intercettare flussi economici importanti (miliardari). In Italia, invece, le politiche fiscali vanno in direzione opposta e contraria. Dissuadendo dal restare chi ha lavorato e versato contributi. L’ultima trovata il prelievo sulle cosiddette pensioni d’oro che andrà a penalizzare 24.287 persone con un salasso di 76,1 milioni nel 2019. Non se la passano bene neppure i pensionati con trattamenti normali. Per fare cassa si è pensato bene di non incrementare le pensioni superiori a 1.500 euro al mese. In sostanza lo Stato risparmierà la bellezza di oltre 10 miliardi. Se è vero, infatti, che il congelamento durerà solo un triennio (al 2021), garantirà risparmi per i prossimi 10 anni. Questo perché la mancata rivalutazione ha effetto dal 1 gennaio su ben il 58,6% dei trattamenti in essere, vale a dire milioni di pensionati che perderanno «appena qualche euro al mese», citando la scivolata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pronunciata durante la conferenza stampa di fine anno.
EUROPA ANZIANA
Se è vero che l’invecchiamento demografico dell’Europa viene letto con preoccupazione dai nostri governanti (meno gente che lavora, meno ricchezza prodotta, più gente da mantenere), il giro d’affari che i pensionati riescono a muovere è impressionante: a livello continentale si stima in oltre 400 miliardi di euro l’anno. Tanto da giustificare politiche fiscali mirate proprio ad attrarre i percettori di reddito previdenziale. Già oggi oltre 415mila pensionati vivono all’estero “esportando” oltre 1 miliardo di euro l’anno. L’Inps da tempo ha lanciato l’allarme: questi 400mila, per la maggior parte, hanno pochi contributi (il 70% ha una contribuzione in Italia inferiore ai 6 anni, l’80% ha una contribuzione inferiore a 10 anni), e incassano mediamente pensioni basse (245 euro/mese). Comunque l’Italia arriva in ritardo. Sottovalutando le potenzialità di questo “business”, che raggiungerà i 15 mila miliardi di dollari entro il 2020 (fonte Oxford Economics). E’ pur vero che il primo esperimento per intercettare i pensionati è abbastanza modesto: nella legge di Bilancio 2019 è prevista un’ imposta del 7% sui redditi di fonte “estera” di qualunque categoria, per 5 anni, riservata a chi è stato residente fuori dall’Italia per più di 5 anni e trasferisce la sua residenza in uno dei Comuni del sud con meno di 20mila abitanti.
ITALIA IN RITARDO
Incentivo minimo considerando che alcuni Paesi - come il Portogallo - concedono per 10 anni l’esenzione totale fiscale a chi si trasferisce (non solo ai pensionati, anche ai lavoratori con reddito originato fuori dal Paese). Se “vista oceano” si vive bene (almeno 183 giorni l’anno fuori dall’Italia, per ottenere la residenza ed evitare la tassazione italiana), non c’è da sottovalutare il minor costo della vita. Uno studio pubblicato dal supplemento Plus (Il Sole 24 Ore) e realizzato dallo studio fiscale Pirola, Pennuto, Zei, sottolinea che bisogna fare attenzione per non incorrere in contestazioni da parte dell’Agenzia dell’Entrate. Bisogna effettivamente abbandonare la residenza fiscale italiana visto che vengono svolti controlli. E poi tenere un “diario” delle permanenze all’estero, così da poter ribattere. Insomma, il fisco italiano ti viene a cercare anche se sei “fuggito” via. Dal 2019 c’è il rischio concreto che aumentino Imu e Tasi con beni immobili ma residenti all’estero. Infatti è stato concesso ai Comuni e alle Regioni di aumentare tributi locali e le addizionali. Un motivo in più per scappare.