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 2019  gennaio 27 Domenica calendario

Censori & ballisti

Fermi tutti, nessuno si muova: la democrazia è in pericolo, il golpe è in agguato. Non quello in Venezuela, che piace un sacco ai sinceri democratici. No, quello di Carlo Freccero, che domani sera manderà in onda su Rai2 un terribile montaggio di vecchi spezzoni di Beppe Grillo quando faceva solo il comico. Consci della minaccia incombente sulle nostre istituzioni, il Pd e dunque Repubblica (o viceversa) lanciano l’allarme e invitano le forze del progresso a mobilitarsi contro la reazione in agguato. Lo sforzo richiesto è superiore a quello, pur possente, dispiegato contro la famigerata epurazione di Luca e Paolo per conto di Toninelli, poi scemato quando s’è scoperto che i due bravi comici continuano a perculare l’intero governo gialloverde ogni domenica a Quelli che il calcio. Stavolta nessuno dovrà restare indifferente, perchè il pericolo è duplice. Non bastando Grillo, c’è pure Povera patria con Bruchi, Giuli e Cazzullo (tre sovranisti della più bell’acqua), che l’altra sera ha trasmesso addirittura un servizio sul signoraggio bancario, scatenando le ire di economisti e banchieri. Noi ce lo siamo perso volentieri e ci fidiamo del sito di Repubblica che ieri apriva con la “rivolta social” contro “errori e imprecisioni” del reportage. Ma dubitiamo che fosse peggio delle migliaia di boiate propagandistiche diffuse a reti unificate dalla Rai berlusconiana e poi renziana dell’ultimo ventennio, senza mai l’onore di un’apertura di sito.
Il caso Grillo è, se possibile, ancor più inquietante: Freccero gli dedica lo speciale antologico del lunedì, dopo quelli su Celentano (15% di share su una rete data per morta), De André, Bertolucci, Freddy Mercury e prima di quelli su Boncompagni, Funari, Luttazzi, Benigni e tanti altri big della Rai quando era la Rai. La cosa indigna ovviamente tutti, anche il celebre cameriere renziano Andrea Romano che, non contento del contributo fondamentale fornito alla chiusura dell’Unità, accusa Freccero di aver “ottenuto l’ambita poltrona da M5S, per il quale (sic, ndr) ha combattuto cento battaglie (quali?, ndr). Oggi si sdebita con i padroni, regalando un programma al capo partito (il montaggio di vecchi spezzoni, ndr). Ovviamente con i soldi degli italiani che pagano il canone (e che non spendono un euro, visto che è tutto materiale Rai gratuito, ndr). #Servitú (la firma di Romano, ndr)”. Prontamente Repubblica si allinea, accusando Freccero di fare da “megafono principe al populismo” in “stile tv centrale coreana”. E rilancia la mesta campagna Twitter di un gruppo di webeti che incitano al “boicottaggio” di Rai2 e dei suoi sponsor.
Il tutto per “impedire che il servizio pubblico viri al sovranismo” (qualunque cosa significhi, applicato ai suddetti artisti) con “una rete ormai lottizzata da Grillo e i suoi fratelli”, anzi dal “fascista Grillo” che notoriamente ha riempito di parenti, pentastellati e camicie nere l’intero palinsesto. E il bello è che a dargli del fascista è chi vorrebbe censurarlo, anzi ricensurarlo (come se non fossero bastati Craxi & C.), terrorizzato dai suoi sketch di 30-40 anni fa a Fantastico, Sanremo, Te la do io l’America e Te lo do io il Brasile.
Noi, pur consci della minaccia che sta per abbattersi su quel poco che resta della libertà e della democrazia, segnaliamo un caso senz’altro più veniale, scoperto da Thomas Mackinson sul sito del Fatto. L’altro giorno il Corriere della sera spara in prima pagina: “Reddito di cittadinanza, corsa all’anagrafe per rientrare nei requisiti. La tentazione dei cambi di residenza per ottenere l’assegno, rispettando i requisiti Isee con trucchi come finti divorzi. I controlli della Guardia di finanza sui furbetti”. Hai capito i divanisti fannulloni cari al M5S? La prova è che a Savona, nell’ultimo anno, si sarebbe registrata un’ “anomala” corsa al cambio di residenza: ben 1.839 trasferimenti nella stessa città, tutti ovviamente fittizi per far figurare nuclei familiari autonomi (finti divorzi e figli che vanno a vivere da soli), scendere sotto la soglia di povertà Isee e arraffare indebitamente il sussidio. La tipica truffa dell’“Italietta che si arrangia”. La “notizia” fa il giro dei giornaloni e naturalmente dei social, grazie anche a Massimo Gramellini, vicedirettore del Corriere, che la riprende nella sua popolare rubrica quotidiana ( “I furbetti del redditino”). E dà tutto per scontato: “Come era prevedibile, è cominciata la caccia al reddito da parte dei cittadini che non ne hanno diritto”. Peccato che sia tutto falso. Il nostro giornalista l’ha scoperto facendo quel che avrebbe dovuto fare il Corriere: ha chiamato l’Anagrafe di Savona e ne ha ottenuto i dati degli ultimi anni, da cui risulta che i 1.839 cambi del 2018 sono tutt’altro che “anomali”. Nel 2016 e nel 2017, quando governavano Renzi e Gentiloni e nessuno poteva prevedere la vittoria dei 5Stelle nel 2018 e il reddito di cittadinanza nel 2019, i cambi di residenza furono rispettivamente 1.985 e 1.845: cioé più di quelli del 2018 che il Corriere definisce “anomali” e collega al reddito di cittadinanza (che, se c’entrasse qualcosa, avrebbe addirittura fatto diminuire le presunte truffe all’Anagrafe). Osserva Mackinson: “Si scopre così, con due telefonate, il secondo caso di utilizzo di dati farlocchi da parte del Corriere a distanza ravvicinata, dopo quello sull’allarme dei marchi delle auto di lusso che avrebbero subìto effetti ‘devastanti’ dall’ecotassa, come se chi può permettersi supercar da 100mila euro vi rinunciasse per 2mila di sovrattassa”. E dopo quello della procedura d’infrazione mai decisa dall’Europa, ma data per certa dal vicedirettore Federico Fubini, che ha scatenato le proteste dell’inviato a Bruxelles Ivo Caizzi. Ma queste son quisquilie al confronto del golpe in atto: vuoi mettere con Grillo e il signoraggio.