Corriere della Sera, 27 gennaio 2019
In morte di Giuseppe Zamberletti
L’Italia dice addio a «mister Terremoto»: Giuseppe Zamberletti, il padre della protezione civile, ex ministro e parlamentare della Democrazia Cristiana, è morto ieri sera a Varese, la città dove era nato 85 anni fa. Zamberletti ha legato il suo nome ai soccorsi e all’opera di ricostruzione di alcune calamità naturali, soprattutto il terremoto del Friuli del 1976 e quello in Irpinia e Basilicata del 1980. Il primo dei due eventi, in particolare, è considerato ancora oggi un esempio virtuoso di rinascita: un esempio a cui Zamberletti legò la sua fama e fortuna politica ma che non venne replicato in Irpinia.
Giuseppe Zamberletti, detto «Zorro» (il nome che si era scelto nel mondo dei radioamatori, una passione che si rivelerà preziosissima al momento di affrontare la tragedia del terremoto) approda in Parlamento nel 1968: in quell’anno viene eletto deputato nella circoscrizione Varese-Como-Sondrio; lascerà Montecitorio nel 1992. Politicamente molto vicino al futuro presidente del Consiglio e della Repubblica Francesco Cossiga, Zamberletti sale alla ribalta nazionale quando, pochi giorni dopo le devastanti scosse del 6 maggio 1976 si vede affidare la gestione dell’emergenza in Friuli.
Il governo nomina Zamberletti commissario straordinario, «Zorro» si muove in stretta connessione con le comunità locali e riesce ad avviare in breve l’opera di ricostruzione e l’uscita dall’emergenza. «Fu fondamentale anche il clima di unità politica e solidarietà nazionale di quegli anni» racconterà Zamberletti in una intervista rilasciata al Corriere nel 2016. Zamberletti venne nuovamente nominato commissario straordinario nel novembre 1980 quando interi paesi della Campania e della Basilicata vennero rasi al suolo da un nuovo terremoto ma la positiva esperienza del Friuli non riuscì ad essere replicata. Tanto che fu coinvolto nella successiva inchiesta parlamentare. Tra i due eventi al deputato varesino venne chiesto di affrontare un’altra emergenza umanitaria, quella dei «boat people», i profughi che scappavano dal Vietnam e che trovarono nel 1979 ospitalità anche in Italia. Nonostante ciò, all’inizio degli anni ‘80 l’Italia non si era ancora dotata di una struttura stabile per la gestione delle calamità. Tale impreparazione si manifestò in occasione della morte del piccolo Alfredino Rampi nel pozzo di Vermicino. Fu dopo quella tragedia, il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini nominò un ministro (anzi, un alto commissario) per la protezione civile. La scelta cadde su «mister Terremoto».
Zamberletti sarà di nuovo ministro per una breve stagione: gli venne affidato il dicastero dei Lavori pubblici e nell’87 fu chiamato a gestire l’emergenza per l’alluvione in Valtellina.Uscì di scena negli anni ‘90 , con il tramonto della Dc e scelse di non «riciclarsi» in nessun partito della seconda Repubblica. Per alcuni anni è stato alla guida della società incaricata di costruire il ponte sullo stretto di Messina. Era tornato a vivere nella «sua» Varese dove pochi mesi fa gli è stato diagnosticato il male rivelatosi fatale.