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 2019  gennaio 26 Sabato calendario

UN’ALLEGRA BRIGATA – SPUNTANO I DIARI SEGRETI DELL’ANTITERRORISMO ITALIANA CHE NEL 1990 PEDINAVA I LATITANTI DELLE BR A PARIGI – C’ERA PURE CESARE BATTISTI, O MEGLIO, COME SI FACEVA CHIAMARE, JORGE NIEVES, FOTOREPORTER NATO A CITTÀ DEL MESSICO NEL 1954 – IL PUNTO DI PARTENZA DELL’ATTIVITÀ ERA IL "TRADUTTORE DI AUTORI NOIR" LUIGI BERGAMIN. ECCO LE FOTO DEI TERRORISTI A SPASSO PER LA VILLE LUMIERE -

L’osservazione in fondo alla pagina scritta a macchina nella doppia versione italiana e francese, viene ripetuta: «Sembra essere diffidente». L’uomo si è appena incontrato con il terrorista Luigi Bergamin, monitorato dall’anti-terrorismo italiano a partire dalle 8 di martedì 10 aprile 1990, a Parigi. I successivi controlli permetteranno di scoprire che quell’uomo ha un passaporto messicano numero AJ 39193 a nome Jorge Nieves, fotoreporter nato a Città del Messico l’8 aprile 1954.

Il documento è falso, come lo sono identità, professione e coordinate temporali. Anche se queste ultime lo sono di poco: la vera data di nascita è il 18 dicembre sempre di quell’anno, il 1954. Perché lui, come stabiliranno i successivi accertamenti, è Cesare Battisti. E questa è una delle sue tante recite in giro per il mondo e smascherate da chi gli ha dato la caccia. Nel caso specifico, dagli investigatori che l’hanno pedinato e fotografato in Francia, e hanno realizzato questi quaderni inediti letti dal Corriere.

I delitti del traduttore Il punto di partenza dell’attività investigativa è Bergamin, uno dei più noti impuniti scappati in Francia e là capaci, grazie all’appoggio di intellettuali, scrittori ed editori, di vivere serenamente come traduttore di autori noir, tra Parigi e Metz. Un mandato di cattura del 1993 contro il terrorista, all’epoca residente al civico 17 di rue des Suisses a Parigi e impegnato ogni giorno a passare dalla macelleria a una brasseria, da un ristorante alla panetteria, gli addebita quattro omicidi (gli stessi di Battisti, ovvero Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin, Andrea Campagna e Antonio Santoro), e poi attentati all’ospedale Sacco, detenzione di armi nel covo di corso Garibaldi 55 (piano 5, scala C), esercitazioni di tiro nei boschi di Cerro Maggiore, il ferimento del medico del carcere di Novara Giorgio Rossanigo, e la cessione di esplosivi a un altro terrorista, Marco Barbone, l’assassino di Walter Tobagi. Secondo i magistrati, Bergamin ha avuto un «peso intellettuale notevolmente superiore» allo stesso Battisti, e una maggiore operatività nelle azioni terroristiche.

I depistaggi La centralità di Bergamin, nato a Cittadella settant’anni fa, è manifesta nei report degli investigatori, esemplari sia per la capacità di pedinare e scattare fotografie quando la tecnologia non aiutava, e nella capacità di leggere le situazioni. Qui pedinamenti sono avvenuti a piedi, su linee del metrò e bus, in una città straniera ed enorme, e contro avversari abili nell’elaborare tecniche di depistaggio.

Mercoledì 20 giugno: Bergamin «scende dall’autobus 95 in rue Saints-Peres. Percorre boulevard Saint-German. È diffidente e si gira di continuo. Entra nel bar con insegna “L’Escurial” all’angolo della rue du Bac e del boulevard Saint-Germain, e riparte su questo boulevard in senso inverso. Effettua degli acquisti in un magazzino al 159 boulevard Saint-Germain e riprende l’autobus 95. Ne discende in rue Caulincourt, prende rue des Abbesses, ed effettua degli acquisti in diversi posti...». Gli alloggi dei terroristi sono appartamenti e stanze d’albergo.

Battisti ha come domicilio un palazzo al 3/9 di rue Xaintrailles ma frequenta l’hotel al 9 di rue des Gobelins, dove si incontra con un avvocato milanese, Giuseppe Pelazza, che si sposta frequentemente a Parigi per incontrare gli assassini. I colloqui, che avvengono nelle abitazioni private come in luoghi pubblici (il cimitero di Montmartre), sono brevi e numerosi. A volte, riportano gli investigatori, prima d’entrare in una casa Bergamin «scrive qualche parola su un pezzo di carta» da consegnare all’interlocutore. Di tutti questi soggetti osservati, non ce n’è uno che lavori. Ma i soldi non mancano. Ancora Bergamin, il 10 ottobre, acquista pregiate bottiglie di vino e di champagne in un negozio di rue Mouffetard.

Il residence di lusso Le pagine dei diari dell’antiterrorismo, che hanno un’anonima copertina bianca, senza scritte, sono una meticolosa sequenza di dettagli (molti degli sbirri di oggi dovrebbero leggerli e rileggerli). Ore 13.20: «Bergamin, per la terza volta, va su sagrato di Notre-Dame, dove incontra un individuo alto m 1,80, capelli castani, 35-40 anni, grossi occhiali di tartaruga, indossa un jeans e un impermeabile beige, porta una borsa da viaggio a tracolla».

Un altro dei pedinati, Salvatore Nicosia, «potrebbe abitare al 6 di passage Barrault. Il numero 6 corrisponde a una palazzina di due piani, in cattivo stato, della larghezza di due finestre. Questa costruzione si trova in fondo a un giardinetto separato dal passage Barrault da un muro in rovina, macchiato da graffiti multicolori». «Bergamin telefona all’angolo aux Ours e Saint-Martin dalla cabina n° 42777553, esce, si dirige al 47 di rue Montmorency dove vive Oreste Scalzone» (l’ennesimo terrorista), mentre una delle donne che poco prima l’hanno incontrato «entra in un negozio di vestiti e paga con una carta blueu n° 497400060....».

Nel medesimo hotel di Battisti, vive una ragazza, che ha fornito copertura: «Nel corso del soggiorno nell’albergo di una sola notte, ha effettuato tre telefonate: 42007393: Merabet Ghana, 9 rue du Plateau, Parigi; 45808565: Corand André, 83 rue de l’Amiral-Mouchez, Parigi; Sanchez Marie Angele, 17 rue Eugene Carriere, Parigi». Indirizzi, numeri, descrizioni. Ecco tre persone frequentate da Bergamin: «L’uomo: 1,75, 35 anni, capelli castani corti, giubbotto blu e jeans; una donna: 1,65, 30 anni, capelli castano chiari e corti con meches, pullover e gonna nera; un’altra donna: 1,65, 30 anni, capelli medio lunghi neri, giubbotto e jeans».

Sono stati (e restano) protetti, e chissà se potranno mai pagare il conto per i morti ammazzati. Nei diari compare uno dei covi, un immobile in rue de la Marne: «È un residence di lusso, nel quale si entra tramite quattro civici, il 79, l’81, l’83 e l’85. Tutte le porte sono sempre chiuse a chiave. Il parcheggio sotterraneo è situato sotto tutta la lunghezza dell’immobile. La porta dietro l’atrio che dà sul parcheggio è chiusa a mezzo di una chiave speciale che solo gli abitanti detengono».