Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport, 26 gennaio 2019
IL NO A ROMA OLIMPICA (“UNA FERITA APERTA”), LA CANDIDATURA DI MILANO E CORTINA NEL 2026 (“IN CASO DI FALLIMENTO SARO’ IO IL COLPEVOLE”), IL DIALOGO CON GIORGETTI, LE “STORIE NON VERITIERE” SULLA LAUREA, LA ROMA (“IO PRESIDENTE? NO COMMENT”), LOTITO, LE DONNE: BOMBASTICA INTERVISTA DI DOTTO AL NUMERO 1 DEL CONI GIOVANNI MALAGO’ – "SU DI ME IL PREGIUDIZIO ERA: BRAVO IMPRENDITORE, DONNAIOLO E UN PO’ CAZZARO. ORA HO ACCANTO LA FOTO DI MATTARELLA.." – LA DONNA PIU’ BELLA? VIRNA LISI” - E POI RIVELA IL SUO SOGNO…
A tarda ora, dentro il palazzone semideserto del Coni, tra marmi, androni, scale e passi perduti, dove hanno cupamente regnato boiardi di Stato come Onesti, Carraro, Pescante e Petrucci, il suo vocione polifemico è una scarica di allegria, anche perché è l’unico segno riconoscibile di vita. Sono la quindicesima e ultima tacca della sua frenetica agenda e ci sta che tutto scivoli all’insegna del relax istituzionale. Slacciati, scravattati e anche un po’ svaccati, passiamo da una citazione di Bergman a una battuta paleomaschia sulle donne e sulla vita.
Dentro il suo gessato blu, Giovanni Malagò più che mai libero di sfrenare la sua combinata natura di uomo istituzionale e giocherellone cronico, seduttore innato e lavoratore maniaco. Figlio di papà ma anche di padre, Vincenzo, che lo ha formato a dovere sul concetto di dovere («Mi ha sempre detto: fai quello che cazzo ti pare, ma la mattina devi scendere dal letto alle 7»). Paradosso che lui calza con totale disinvoltura. Stile mago Merlino, fa apparire di tutto dalle porte e dai cassetti, cose, uomini e donne, l’esercito delle devote ancelle, le segretarie. «Annalisa vieni qui!…». «Livia dove sei?…». Lui, esuberante, avvolge anche fisicamente tutto e tutti. Al massimo dell’ispirazione fa apparire anche una delle sue due gemelle, Ludovica («Ti posso presentare mia figlia che sta per diventare mamma…»), talmente uguale alla madre Lucrezia che viene da chiamarla Lucrezia. E poi il numero 13, ovunque.
La maglia della Roma, i 13 evidenziatori gialli, il suo colore preferito, 13 marzo il suo giorno di nascita («Io faccio tutto col numero 13 e multipli. Sono scaramantico al contrario. Gioco il 13, in alternativa il 17. Passo sempre per primo davanti a un gatto nero») Irrefrenabile. Scappa da tutte le parti. Estrae foto in bianco e nero di lui ventenne calciatore, diplomi di laurea, libri, cartelle, compulsa telefoni, va a fare la pipì, getta un occhio al video e commenta tutto, da Donald Trump alle notizie di borsa, queste con un certo coinvolgimento. Se apri per caso una finestra sulla Sardegna, sulle dune di Piscinas, non si dà pace finché non gli dicono la capitale del Medio Campidano. Strano uomo. Passionale, ama giocare sulla superficie.
Giovanni Malagò, sulla soglia dei fatidici 60 anni. Come ci arrivi? «Sono una persona serena, in pace con me stesso e con la vita. Con un fortissimo senso del dovere che mi onora e mi opprime» Segno dei Pesci «Sono un sangue misto, figlio di madre cubana. Nel giardino di casa all’Avana sono ancora sepolti i gioielli di famiglia» Dimmi quanto ti opprime «Di questi tempi, la responsabilità di essere presidente del Coni, alla vigilia di una importante riforma dello sport» Ti abbiamo ammirato in pose da gladiatore contro le minacce della politica «Sono poco filosofo e molto pragmatico. Oggi siamo in una fase di grandissimo dialogo. Era giusto allora esprimere le contrarietà così come è giusto oggi parlare. Ho molto apprezzato Giorgetti quando ripete che non può esserci un governo che non dialoghi con il Coni e viceversa.»
Dialogare per portare a casa risultati, a partire da una riforma dello sport punitiva «Siamo in costante contatto ogni giorno per questo. C’è una legge, ma quello che conta sono i decreti attuativi. Con quelli possono determinare una situazione propositiva per tutti»
Il tema che scotta è quello del portafoglio «Trovo riduttivo fare un discorso solo di soldi. Conta il perimetro del ruolo. Il resto, consegue. Il problema è di chi fa cosa e di chi non lo fa. Su questo c’è sintonia. L’autonomia dello sport la debbono e la vogliono riconoscere» Alle spalle battute, polemiche e provocazioni, da entrambe le parti «Non nego le cose dette. Ma oggi, zero polemiche. Su questo tema ho un preciso mandato. Non è che la mattina mi sveglio e faccio come mi pare. Sono subordinato al mio mondo fatto di 12milioni e 700mila italiani, dove c’è di tutto, il calciatore e il campione di bowling. Lo sapevi che siamo campioni di bowling? Abbiamo battuto anche gli americani»
Senza le uscite forti di ieri non ci sarebbe il dialogo di oggi «Questo non lo so. Ma, se non avessi espresso contrarietà, avrei dimostrato scarsa personalità. Sto molto apprezzando questa apertura al confronto. Tutto dipende sempre dall’intelligenza delle persone. Mettere da parte i personalismi per l’interesse comune.» Sei anni da presidente. Stai già pensando al terzo mandato dopo il 2021? «Solo un folle può fare un ragionamento a così lungo termine in Italia» La partita olimpica del 2026. “Sarebbe deludente non arrivarci…”, hai detto «…Devo dirti una cosa di Falcao» Che c’entra Falcao? «Ti associo a lui. Ogni volta che viene a Roma mi chiama. Paulo Roberto è affettuosissimo con me. Uomo di rara eleganza e molto complicato»
Tornando a Milano-Cortina 2026. Gli attacchi frontali del nostro governo a quello francese non aiutano di certo «Speravo non me la facessi questa domanda» Te l’ho fatta «I membri del Cio sono 87. Se ognuno di loro è uno spirito libero, è un ragionamento, se invece seguono altre logiche, diciamo politiche, tutto può prendere una piega diversa, nel bene e nel male»
Chiudiamola dicendo che sarebbe stato meglio non averla, questa complicazione «Mi sono calato nella parte. Ho imparato a fare di necessità virtù e a convivere con la politica. Bisogna cucinare il piatto con gli ingredienti che hai. Per capirci, fosse per me farei questa intervista con una donna bellissima nelle dune di Piscinas, fumando il sigaro e guardando il tramonto» Io posso portare i sigari «Passo la mia vita a sentire persone di successo che si lamentano perché le cose vanno in un certo modo. Le partite vanno giocate e se vuoi cambiare ti devi adoperare per farlo»
La ferita di Roma olimpica. Rimarginata? «Onestamente no. È stata una clamorosa occasione perduta e la Storia mi sta dando ragione. Siamo stati sfortunati in quel dato contesto. Son convinto che, con le condizioni di oggi, l’amministrazione avrebbe detto: andiamo avanti» Cosa non ha funzionato allora? «Le elezioni da poco e la campagna ideologica fondata su elementi non oggettivi hanno portato quelle valutazioni. Tu pensi che Parigi oggi si sarebbe candidata? Stessa cosa, penso a Londra 2012, oggi con la tematica Brexit. Nella vita è sempre così. Le circostanze decidono» Strana la vita. Da romano hai perso la partita olimpica di Roma e rischi di vincere quella di Milano, l’eterna rivale. «Incredibile che, a distanza di neanche tre anni, capiti questo. Oscillo tra rammarico e orgoglio. Mica me l’ha ordinato il dottore di sposare questa causa, potevo dire “arrivederci e grazie”, ma il senso di responsabilità m’impone di aderire. Sapendo bene che, se si vince bravi tutti, se si perde la colpa è di Malagò». Milano olimpica sarebbe la bella chiusa di una storia dolorosa? «“Strepitosa direi…”»
A proposito di occasioni perdute. Non ti fa impazzire l’idea che nel mondo c’è la nostra mela che non incontreremo mai «Torno al mio pragmatismo di base. Sono felice di Daniela, della donna che incontrerò stasera uscendo dall’ufficio» Riflessioni di un quasi sessantenne «Fino ai 54 anni ho sempre lavorato nel mondo privato. Su di me il pregiudizio era: bravo imprenditore, un po’ donnaiolo e forse anche un po’ cazzaro. Oggi, qui alla mia sinistra, vedi la foto di Mattarella. Sono un funzionario pubblico al cento per cento che vive in modo totalizzante la sua responsabilità» Traumi nella transizione «Sconvolgente ritrovarsi nella complessità di lavorare nel pubblico. Ho dovuto fare una full immersion. Quando sarà tutto finito mi piacerà insegnare ai giovani che questo della burocrazia potrebbe diventare un mondo migliore»
Uomo in pace con se stesso, ma come reagisci ai ricorrenti articoli denigratori? Hanno ripescato il bidello che ti avrebbe aiutato a falsificare la laurea «Una storia non veritiera, riprovata e comprovata dai fatti. Non so più che aggiungere…Guarda qui (estrae da un cassetto il diploma di laurea, università di Siena). Più di questo non posso fare..Queste affermazioni acide, cattive mi creerebbero dolore se venissero da persone cui voglio bene. Qualche volta è successo»
60 anni il 13 marzo. Hai pensato al regalo da farti «Cavolo, non ci avevo pensato. Il più bel regalo è avere intorno quel giorno tutta la mia grande famiglia…Diventerò nonno per la seconda volta a giugno (legge sul video) “Al Duhail offre 10 milioni per Benatia”, ma non potrebbe riprenderselo la Roma?»
Tutti pazzi a Roma per Zaniolo. «L’ho detto in epoca non sospetta: mi ricorda metà Totti e metà Kakà…Hai saputo di Allan? Il Napoli ha chiesto 120 milioni …Giocatore impressionante, dopo Cristiano Ronaldo il più importante del campionato». Ancelotti ti piace? L’avresti voluto alla Roma? «Ancelotti lo vorrebbero tutti, ma sono felicissimo di Di Francesco. Mi sono sempre speso a suo favore».
Racconta ai tifosi romanisti il Pallotta che non conoscono. «Posso capire i tifosi che hanno perplessità o anche avversità. Tutti noi vorremmo come presidente l’uomo della porta accanto, possibilmente tifoso. Pallotta non è tifoso, viene da un’altra cultura sportiva. Torno al principio di realtà. Dobbiamo fare di necessità virtù. Anche perché, c’erano alternative allora?».
Hai accettato, da tifoso, le cessioni di Alisson e di Salah? «No, certo, avrei voluto tenerli. Ma anche l’Ajax, che pure ha vinto tante coppe dei campioni, ieri ha fatto con De Jong al Barcellona la stessa operazione. Bisogna accettare la realtà».
Lo stadio a Roma si fa? «Penso di sì e me lo auguro. Non fosse così, sarebbe un’altra grande occasione sprecata». Da romanista, hai mai ammirato giocatori della Lazio? «Più di uno. Klose, tantissimo. Poi Nesta, con cui ho un rapporto personale. E poi Parolo. Grandi giocatori e grandi persone».
Tete-à-tete a cena con Lotito? «Ci siamo ritrovati a volte con altre persone che poi hanno mollato per sfinimento. Alla fine mollavo anche io. Lotito è un fenomeno. Inesauribile. Ha una resistenza mostruosa. Io, prima facevo tardi tutte le sere. Adesso vado a letto massimo alle undici e mezzo. Le colazioni di lavoro e le cene collettive mi ammazzano» De Laurentiis non vuole il Frosinone in A «Aurelio è un amico di famiglia. Lui ha il modello della franchigia NBA. Se potesse, iscriverebbe il Napoli alla Bundesliga. Le radici del nostro calcio sono di avere il Frosinone, ma oggi la forbice tra grandi e piccole si è molto allargata. Vale nel calcio come nella società. Non è bello, ma è un dato di fatto»
Il caso Koulibaly «Sto tutta la vita dalla sua parte, con il cuore e con la pancia concordo con Ancelotti ma le leggi vanno rispettate. Se no, salta il banco» Il Var doveva attenuare la soggettività degli arbitri «Se così non è, è un errore. Ma, ti confesso, il calcio lo seguo di meno da quando sono presidente del Coni» Dimmi di Gravina «Intanto, una bella storia. Uno che parte con la favola del Castel di Sangro e viene eletto con quella maggioranza. Il suo è un compito ma ha spalle e testa per tenere botta a tutto»
Hai fatto mai a botte con qualcuno? «Da ragazzo, quando ero più impulsivo. Cose insignificanti. All’epoca ci si schierava a destra o a sinistra. Io sono sempre stato laico in politica. Curioso e attento, ma mai schierato. I miei miti sono sempre stati sportivi.» Quali? «Fausto Coppi e Pietro Mennea. Il primo me lo ha trasmesso mio padre, coppiano alla morte. Pietro Mennea è il miracolo del brutto anatroccolo che diventa un cigno grandioso con l’applicazione. Mennea era un amico. Quando fui eletto, mi portò il voto di una persona che non poteva dirgli di no (Squilla il telefono, la suoneria ha l’inno mamelico)» Patriota vero o dovere istituzionale? «Patriota vero, al cento per cento. Stasera mangio con Ludovica e i cani. Accendo un sigaro, leggo la rassegna stampa. Bevo bollicine italiane o un rosso italiano. Porto orologio italiano, scarpe italiane, tutto italiano» Lo stipendio da presidente del Coni? «90mila euro l’anno, netti credo. Li destino a iniziative sociali sullo sport»
Allegri andrebbe cacciato dalla Juve «Cos’è, una provocazione? Non capisco. E’ troppo bravo?» Non fa giocare bene una squadra ricca di talento. Il lieto fine a oltranza non è interessante, se dietro non ha una bella storia da leggere. E poi, nello sport come nella vita, il dolore è più rimarchevole della felicità. «Lo so bene. Il mondo è pieno di tifosi appassionati ma non vincenti. Noi romanisti ne sappiamo qualcosa».
Il più grande allenatore di sempre «Alex Ferguson. Grandissimo nel suo ruolo a 360 gradi. Allenatore e general manager» Con chi dormi stasera? «Saremo in tre nel mio grande letto, io in mezzo»
Il presidente del Coni fa le partouze? Io, Giò e Nino, i miei due Labrador. Dormiamo abbracciati. Pazzesco…Guarda le foto di Nino su Instagram» La tua compagna non è gelosa? «Lei vive a casa sua, con suo figlio. Siamo due persone molto strutturate e rispettose dei reciproci spazi ed equilibri» Ogni vivente gioca la sua partita a scacchi con la morte «Sono fatalista, passano gli anni e tengo i miei sogni nel cassetto. Non posso svelarli ma mi aiutano a tenere alto lo stimolo.» Provo a indovinare: diventare presidente della Roma? «Non risponderò mai» Uno me lo devi dire «Prima di morire vorrei vedere la mia amata città, Roma, ricandidata e vittoriosa per le Olimpiadi estive».
Tu che sai di donne: la più bella italiana di sempre? «Nessun dubbio: Virna Lisi»