Corriere della Sera, 26 gennaio 2019
A casa dello scenografo Claudio Mazzoli
A 7 anni assemblò la prima corazza con pezzi di latta e barattoli. Una passione, quella per le armature medievali e rinascimentali, esplosa nel 1954 dopo la visione di «Lo scudo dei Falworth», film con Tony Curtis. Claudio Mazzoli, art director, scenografo della Disney e delle maggiori attrazioni di Gardaland, solo per citare due tra mille esperienze professionali, ha ridisegnato e ristrutturato l’antica villa settecentesca sui colli piacentini in cui abita dal 2015 con la moglie Patrizia Cirina. Dedicando un intero salone e una taverna al suo periodo preferito. Vive ad Agazzano, in Val Luretta, in una dimora del 1783 con basi quattrocentesche abitata da nobili romani che producevano vino bianco. «Sembrava la casa delle streghe – racconta —, abbandonata da anni. L’ho ricostruita dentro e fuori aggiungendo una scala medicea che ho disegnato io stesso». Un po’ rustica e un po’ quattrocentesca, appunto, con un annesso di 200 metri e sette ettari di giardino, lo scenografo l’ha scelta anche per il suo amore per i cavalli. Ne ha difatti tre, custoditi in un maneggio vicino.
Al secondo piano (su quattro, distribuiti su circa 1.000 metri quadri) si svela il salone delle armature, che non sfigurerebbe in un museo e lascia letteralmente a bocca aperta. Su una parete è dipinto il padrone di casa a cavallo in stile medievale, con due piccoli quadri che rappresentano ancora se stesso e la moglie. E poi elmi, lo scudo originale del film a lui caro donatogli da Tony Curtis in persona, e alcune miniature in resina di Michelangelo, Lorenzo il Magnifico e altri personaggi del tempo. E, soprattutto, nove armature di acciaio realizzate da Mazzoli stesso, di cui una in alluminio «più leggera, perché l’ho indossata per una festa a Castell’Arquato».
Lo scenografo spiega i dettagli, come le spigolature delle protezioni: «servono ad alleggerire il peso e a deviare i colpi. Le ha studiate anche la Nasa per realizzare le tute degli astronauti». E qui la storia si fa ancora più interessante. «Ho girato tutti i musei del mondo per parlare con i direttori e studiare dal vivo le armature, indossandole per capirne bene i movimenti. Erano pratiche e realizzate in linee uniche, perché gli armaioli erano veri e propri stilisti del tempo». Scopriamo così che nel 1450-1470 i giovani ricchi di allora si pavoneggiavano con gli ultimi modelli dei Missaglia (i più famosi e bravi armaioli del tempo, milanesi), «che costerebbero come una Ferrari oggi» e poi con le corazze dei Negroli, altra famiglia di armaioli milanesi in voga allora. «Insomma, era come un abito, di 25 chilogrammi, ma tutti ben distribuiti in maniera tale da garantire la massima elasticità dell’andatura».
Medioevo e Rinascimento ritornano di prepotenza anche nella cantina, che «ho creato ispirandomi al cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano». Qua e là predominano negli spazi dell’antica dimora archi a volta e tanto mattone a vista e cotto originale antico. Lo scenografo ha invece aggiunto grandi camini. La zona living, con travi a vista, ha un grande soggiorno e cucina all’americana e finestre sulla collina su cui scorazzano caprioli e scoiattoli. Non sfugge una copia di un dipinto di Paolo Uccello realizzata sempre dal padrone di casa. Fra le sue opere attuali altri dipinti sia in stile medievale che contemporanei, realizzati in 3D. Come il ritratto di due innamorati, con stoffe vere incastonate e capelli in rilievo («Esporrò tutto in una mostra a Milano e negli States»). Annuncia anche la stesura di due film e un parco fantasy per bimbi in un castello del piacentino.
E ricorda con piacere i quindici anni vissuti a Los Angeles dal 1973, prima con Disney e Universal Studios, poi con l’incarico di production designer nel settore parchi e cinema: «Quando disegnai, ad esempio, l’American Pavillon all’Epcot center di Orlando, la Sfera geodetica e poi le attrazioni allo Studio Tour dell’Universal Studios. E ancora: l’esperienza alla Cannon nel film «Master of Universe». Al ritorno in Italia, fu l’artefice del boom di Gardaland, con le statue sull’Egitto, i mammut e l’attrazione Fantasy Kingdom. Ora però il «cavaliere» Mazzoli torna al terzo millennio, e rivela che in questa casa «si respira un’atmosfera allegra e luminosa, grazie anche a mia moglie che è la luce». Ci congeda mostrandoci l’oggetto preferito: la sua ultima armatura, milanese, del 1470, riproduzione di quella dei Missaglia, il cui originale è esposto al Museo Diocesano di Mantova.