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 2019  gennaio 26 Sabato calendario

Il Grande Fratello abita in Cina

In gergo si chiama «mappa dei laolai». Laolai in cinese si riferisce agli «scrocconi», i debitori che non saldano i conti e per denunciarli l’Alta Corte dello Hebei ha lanciato sul grande social network WeChat, una app che permette a ogni bravo cittadino e a ogni commerciante di rintracciare i truffatori potenziali nel raggio di 500 metri. La app funziona in modo semplice: si accede dallo smartphone, compare una mappa stradale della zona in cui ci si trova, un cerchio che ricorda quello del radar di una nave, con un raggio d’azione di 500 metri, indica icone di individui che in passato hanno comperato senza pagarli beni di consumo e servizi. Si clicca sull’icona e compaiono nome, cognome, numero di carta d’identità del soggetto inaffidabile. A questo punto lo si può segnalare, suggerisce l’Alta Corte dello Hebei, un cui portavoce ha detto al quotidiano statale China Daily : «Lo sviluppo di questa app contribuisce a realizzare la connessione e la condivisione di informazioni sui debitori insolventi e crea una cornice di onestà sociale all’interno della quale chi ha perso la credibilità troverà difficile muoversi».
Tutta la Cina sta lavorando a un gigantesco progetto di «credito sociale». Programmi-pilota sono stati lanciati in diverse città che usano i «big data» accumulati sul web per valutare l’affidabilità dei loro abitanti. In un Paese dove tutti, dai 16 anni in poi, debbono avere una carta d’identità elettronica, in una società che ormai usa gli smartphone per i pagamenti anche di pochi yuan, in una Cina dove ci sono già almeno 200 milioni di telecamere di videosorveglianza incrociare i dati, accoppiarli a nomi e volti è possibile (e inquietante). 
Fornendo queste informazioni a programmi alimentati da Intelligenza artificiale può creare una rete di sorveglianza senza possibilità di scampo.
La materia è sterminata, facciamo solo qualche esempio. Yitu Technology di Shanghai con il suo sistema di algoritmi applicati alle immagini facciali permette di identificare 10 milioni di volti in meno di un secondo, senza alcun errore, o così almeno sostengono con orgoglio nazionalista i giornali di Pechino.
Lo sviluppo tecnologico e le applicazioni sono continui: un reparto di polizia nella provincia di Henan è stato dotato di occhiali con mini-telecamera collegata al database tramite un monitor portatile, grande come uno smartphone. Gli occhiali sono in grado di riconoscere «il volto di un ricercato in una folla di 10 mila persone in 100 millisecondi», dice l’azienda che li ha prodotti. Shanghai ha installato ai semafori lungo l’affascinante Bund telecamere per riprendere i pedoni che attraversano con il rosso: i loro volti appaiono su schermi in una sorta di gogna, in attesa della multa.
La municipalità di Pechino ha annunciato che entro il 2021 sarà in grado di classificare tutti i suoi 21 milioni di abitanti in base a un sistema a punti di affidabilità personale. Verranno assegnati o tolti punti valutando comportamenti virtuosi o colpevoli. I meritevoli, dice il piano delle autorità, potranno muoversi in «un canale verde», i reprobi finiranno in una lista nera e «non saranno in grado di muovere un passo». 
La promessa (o minaccia) va presa alla lettera: chi viola le regole non può prenotare un aereo, un treno dell’alta velocità, un soggiorno in albergo confortevole. Sta già succedendo: oltre 18 milioni di cinesi sono stati banditi dalle compagnie aeree e dai treni veloci per i loro debiti o per comportamenti scorretti, secondo i dati della Corte Suprema del Popolo.
Lo Stato è fiancheggiato dai grandi gruppi tecnologici cinesi, che a loro volta «marchiano» gli inaffidabili. Ping An, gruppo di servizi finanziari, registra le espressioni del volto dei clienti che si presentano per un prestito: la loro tecnologia identifica fino a 54 brevissimi movimenti facciali involontari, come un battito d’occhi o una ruga sulla fronte. Algoritmi segnalano se le micro-espressioni sono riconducibili alla volontà di non onorare il debito e allora si passa al setaccio la vita del richiedente.
Sarà a fin di bene, ma il sistema del credito sociale a noi occidentali ricorda l’incubo della società orwelliana. La stampa cinese invece sostiene che chi critica dall’estero «perde il quadro generale» dell’operazione, diretta a migliorare una società armoniosa attraverso l’uso della tecnologia.