la Repubblica, 26 gennaio 2019
Nella testa degli animali
Sono con noi dall’inizio della Storia. Con loro abbiamo persino animato l’infinità della volta celeste e oggi, in un processo di domesticazione reciproca, crescono di numero e di specie all’interno delle nostre case. E una volta semplici padroni, abbiamo finito con l’essere” i loro umani”. Gli animali, per contro, sono quelli che sono da sempre. Anche quando ci accaniamo verso di loro, sul loro sguardo, il loro linguaggio, il loro pensiero, possiamo solo fare, seppur fondate, supposizioni. A conti fatti, poco ci concedono della loro vera natura, quasi a rivendicare la loro differenza. A cambiare nel tempo se mai, è stato il nostro di sguardo, la nostra sensibilità, il nostro coinvolgimento, tanto che ci troviamo a domandarci della loro intelligenza e delle loro emozioni.
Cosa prova un farfalla? Che cosa pensa un asino? Perché il maiale ci assomiglia tanto? Sono queste le considerazioni che si trovano nelle prime tre monografie (Il Maiale, L’Asino, La Farfalla) della nuova collana di Marsilio Storie Naturali nelle librerie dal 31 gennaio. Un bestiario insolito, curato da Judith Schalansky, già vincitrice del Premio Stiftung per il libro tedesco più bello dell’anno, e che racconta piante, animali e corpi celesti, provando a risvegliare la nostra relazione con la Natura e il mondo animale, ma sempre alla ricerca di una vicinanza intessuta nei secoli, tra fatica e fascinazione. Thomas Macho, filosofo tedesco docente di Storia della Cultura, per esempio, insiste sulle qualità che renderebbero il maiale prossimo all’uomo, ricordando come, anche nelle ultime righe de La Fattoria degli Animali di George Orwell, si dicesse come fosse impossibile distinguere tra i due. maiali e uomini sono onnivori, si riproducono velocemente, sono intelligenti ( nel Settecento molti ambulanti si esibivano con i learned pig, maiali che scrivevano o riconoscevano le lettere), e qualcuno dice che la carne suina sia buona quanto quella umana. Dell’asino invece, come scrive la tedesca Jutta Person, studiosa di fenomeni culturali, non dobbiamo dimenticare che è sulla sua groppa che, la domenica delle Palme, Cristo è entrato in Gerusalemme; mentre nella Bibbia, è un’asina quella dotata di sentimenti, timor di Dio, lingua e persino preveggenza. Usati nei secoli come simbolo e metafora di sentimenti e vizi umani: Lutero o il Papa raffigurati con le sembianze di una scrofa di volta in volta negli opuscoli dei protestanti o cattolici; Napoleone ritratto con fattezze porcine; gli ecclesiastici del Medioevo colpevoli di lussuria dipinti sotto l’aspetto di un asino...con gli animali oggi siamo alla ricerca di una nuova empatia.
Un goffo tentativo che traspare persino nella creazione di personaggi di successo come Babe, il maialino coraggioso, o Peppa Pig ( capace anche di vincere la censura cinese alla vigilia dell’anno del Maiale), ma soprattutto nella nostra crescente curiosità verso i sentimenti animali. L’infinita pazienza di un asino, che nonostante le violente percosse o il carico di lavoro continua a mostrarsi indifferente e stoico, ora, come sottolinea Person, ci riempie di dubbi esistenziali. Non siamo più sicuri sulla sua stupidità (per altro falsa), della sua testardaggine ignorante, e lo eleviamo a simbolo di tutte le creature maltrattate. E la farfalla, che come dice la biologa austriaca Andrea Grill, sembra inventata per ricordarci dell’universo come eterna trasformazione, è davvero gioia e spensieratezza? Eppure qualcosa questo animale, che in greco antico si indicava con la parola” psyche”, termine che significava anche anima, respiro e fiato, e che, se femmina, riconosce la pianta su cui deporre le sue uova, ricordandone probabilmente l’odore da quando si trovava nello stadio di bruco e crisalide, qualcosa deve pur pensare.
Grill le farfalle le alleva in un terrario all’università di Amsterdam, un migliaio tra le 170mila specie conosciute. Tra queste la Nabokovia, farfalla della famiglia dei polyommatini, chiamata così dall’entomologo Arthur Francis Hemming in onore dello scrittore Vladimir Nabokov, grande appassionato di lepidotteri. Qualcuno afferma che la catalogazione, come la chiusura in uno zoo, non sia che la conferma che, nella consapevolezza che senza di essi noi non potremmo esistere, gli uomini temano l’estinzione, per altro annunciata, degli animali. Fortunatamente, al contrario di quanto accadde all’asino di Buridano che non riuscì a decidere tra due mucchi di fieno identici e quindi morì di fame, l’uomo può fare la sua scelta. Nella speranza che, riscoprendo gli animali, riscopra anche una parte di sé.