la Repubblica, 26 gennaio 2019
Cara e utile macchina da cucire
Non era proprio la regina della casa, ma poco ci mancava. Tenuta in grande considerazione, risolveva tantissimi problemi, tra cui uno fondamentale: vestirsi. La macchina da cucire è stato uno strumento essenziale per le nostre bisnonne, nonne e anche madri. Non mancava mai nelle case grazie all’idea che aveva avuto nel 1850 uno dei suoi inventori, Isaac Meritt Singer, un ebreo tedesco-americano: affittarla o venderla a rate. Così era stata acquisita nella strumentazione di casa, alla pari della cucina economica, e poi dei fornelli a gas. Si può definire il primo elettrodomestico di casa? Probabilmente no, almeno fino a quando ha funzionato a mano e a pedale, però, ben prima del frigorifero e della lavatrice, era la compagna affidabile delle donne di casa.
Occorreva un piccolo addestramento, e subito produceva un avanzamento fondamentale rispetto al cucire a mano. Come macchina fa parte di quella che Siegfried Giedion ha chiamato la “meccanizzazione del mondo” in un suo formidabile libro. Il suo rumore ha accompagnato la vita di molti e molte. Nasce nel 1755 per opera di un inglese, Charles F. Wiesenthal, che ne realizza una prima versione; poi serviranno altri apporti per diventare un oggetto perfettamente funzionante. Nel 1830 Barthélemy Thimonnier, francese, sarto, la migliora ma viene accusato dai colleghi di togliere loro il lavoro.
Contribuisce al suo miglioramento un altro inglese Elias Howe nel 1846, infine Singer, che realizza l’ago a movimento verticale e il piedino premistoffa che pigia il tessuto. Diventa accessibile grazie proprio alle rate. Le prime erano laccate di nero: colore della serietà e dell’eleganza. In fondo avevano ragione i sarti, luddisti in ritardo: diminuiva loro il lavoro. Alla fine dell’Ottocento era nelle abitazioni di molti, nel Novecento di tutti. E adesso? Quasi nessuno si compra più una macchina da cucire, neppure nella versione elettronica dotata di software. Sono sorti così nelle città italiane negozi dove si taglia e cuce, si sistemano giacche e cappotti, si rammenda. I cinesi sono i più presenti nel settore; eppure qualche giorno fa in un quartiere medio borghese di Milano ho contato sei negozi italiani nel raggio di un chilometro. La novità è che in diverse lavanderie e stirerie ora c’è un angolo per il taglia e cuci. Pochissimi oggi sanno cucire. Non lo insegnano le mamme alle figlie, né gli uomini l’imparano come un tempo durante il servizio militare. Figuriamoci i lavori più complessi. Oggi tutto si esternalizza, anche cucire con la macchina. Si ricorre perciò non più alle sartine di un tempo, bensì a signore 40/50enni che lavorano dietro al vetro di un negozio, anche per fare l’orlo ai calzoni, una cosa che le nostre nonne realizzavano in pochi minuti con la loro macchina, in casa.