Corriere della Sera, 25 gennaio 2019
Zuckerberg e la capra uccisa in casa
Capita a volte di chiedersi cosa possa accadere dietro i muri dorati delle dimore dei super ricchi, quei 26 magnati che secondo l’ultimo studio Oxfam insieme posseggono quanto i 3,8 miliardi di persone più povere del Pianeta. Dopo il racconto di Jack Dorsey su una cena a casa di Mark Zuckerberg, che è uno di quei 26, qualche idea in più ce la possiamo fare. Il fondatore di Twitter narra l’accaduto in una lunga intervista a Rolling Stone , tra concetti di politica globale, legati anche al suo recente viaggio nel Myanmar (l’ex Birmania) – seguito da molte polemiche per la politica repressiva del Paese non criticata dall’attivista Dorsey – e riflessioni sul ruolo dei social nella società. Alla domanda su quale fosse stato il suo «incontro più memorabile» con il «rivale» Zuckerberg, fondatore e ceo di Facebook, Dorsey risponde: «Beh c’è stato un anno in cui Mark mangiava solo quello che uccideva lui stesso. Preparò per la nostra cena una capra. Una capra che aveva ucciso lui».
Incredulo, il giornalista Brian Hiatt incalza: «Ma l’ha uccisa davanti a lei?». Inizia qui il racconto di una cena dai tratti assurdi. «No, no», risponde Dorsey. «L’ha uccisa in precedenza. Immagino cioè che l’abbia uccisa lui. L’ha uccisa con una pistola laser e quindi con il coltello. Poi l’hanno mandata dal macellaio». Zuckerberg cacciatore a colpi di laser? «Non so se fosse un laser, forse una pistola stordente (taser? ndr). L’hanno stordita e quindi lui l’ha finita a colpi di coltello. Poi l’hanno mandata dal macellaio. Io gli dico: “Stiamo per mangiarci una capra uccisa da te?”, e lui risponde: “Yeah”». Dorsey prosegue: «Gli ho chiesto: “Hai mai mangiato capra prima di adesso?”, “Sì la adoro”. Proseguo: “C’è altro da mangiare?”, “Insalata”. “Ma dov’è adesso, la capra?”, mi ha risposto: “Nel forno”. Abbiamo aspettato circa 30 minuti, poi lui ha detto: “Dovrebbe essere cotta”. Siamo andati nella sala da pranzo e Mark ha messo la capra a tavola. Era fredda. Quello è stato un momento memorabile. Io mi sono mangiato l’insalata». Il «fattaccio» sarebbe avvenuto nel 2011 quando appunto Zuckerberg – solito a darsi delle sfide annuali – aveva deciso (e comunicato su Facebook) la volontà di mangiare solo animali uccisi da lui. Decisione che secondo Zuckerberg stesso l’avrebbe poi costretto «a diventare sostanzialmente vegetariano».
Ma non prima di aver ucciso con le sue mani diversi animali tra cui un’aragosta, un maiale, un bisonte. E capre. Il racconto di Dorsey, milionario tecnologico anche lui con però un’aura di sensibilità verso i problemi globali, arriva dopo una sfilza di domande sulle differenze tra lui e Zuckerberg, rimandate al mittente con una chiusa significativa: «Non so quali siano le sue filosofie di vita, non so quali siano i suoi veri scopi. Io vedo Mark come un manager molto, molto furbo. Che riuscirà senz’altro a guadagnare quante più quote di mercato gli sarà possibile».
Il racconto della capra sembra dunque un sassolino nella scarpa che Dorsey ha voluto levarsi nei confronti dell’ingombrante «ragazzo d’oro» della Silicon Valley. Al giornalista che si chiede: «Difficile trovare una metafora in questa storia», Dorsey risponde in modo chirurgico: «Non so cosa ci vuole fare con questa cosa che le ho raccontato, spero non il titolo dell’articolo. In ogni caso la vendetta è un piatto che va servito caldo. O freddo».