Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  gennaio 25 Venerdì calendario

Dal calcio al miele, la nuova vita di Gigi Lentini

L’etichetta sui barattoli tradisce il ricordo di un passato pesante. L’immagine stilizzata di un calciatore che corre capelli al vento, con una maglia in tinta unita. E non potrebbe essere altrimenti se il marchio del prodotto, un vasetto di miele, è «La qualità dei campioni». Soprattutto se chi lo crea è Gianluigi Lentini. Sì, proprio lui, l’ex stella di Toro e Milan negli Anni 90. Spenti i riflettori di una carriera da eterno golden boy del calcio italiano, il suo nuovo percorso di vita è ripartito dalle radici. Nella sua Carmagnola, dove è nato 49 anni fa. Quel barattolo di miele è il presente di «Gigi», diventato produttore assieme al suo socio apicoltore, Giovanni Murano, carmagnolese anche lui. «Conoscevo Giovanni, mi rifornivo da lui - spiega Lentini -. Ed era sempre tutto buono. Così un giorno gli ho proposto di mettere in piedi una società, per dare una svolta commerciale al suo prodotto». Così è nata la società agricola «Gigi Lentini», con il marchio «Mieli Lentini – La qualità dei campioni». «Nella vita mai dire mai - continua -. La nuova avventura mi affascina: il contatto con la natura, nuove esperienze». E sull’etichetta dei vasetti c’è la sua foto: «Sì, abbiamo pensato potesse essere l’ideale. Quella è una vera foto, ma abbiamo scelto una maglia neutra per evitare campanilismi».
Il nome di Lentini è legato indiscutibilmente al Toro. L’anno scorso è morto l’allenatore che l’ha fatto esordire in Serie A, Gigi Radice. «Una persona seria, disponibile, spiritosa - ricorda lui -. Con lui si poteva parlare di tutto. Poi ero un ragazzino, per me era tutto fantastico». E il Toro di oggi? «Una buona squadra, solo un po’ discontinua, ma può centrare l’Europa League». Dal mondo del calcio Lentini si è allontanato appena smesso di giocare. «Non ho mai amato tutto quello che era la vita lontano dal campo. La notorietà, le polemiche e tutto il resto. A me piaceva giocare a pallone: stop. Quando ho detto basta ero nauseato. Ora penso sia tardi per rientrare in quel mondo. Nessuno mi ha mai cercato, ma non è un problema». 
Il calcio però gli piace sempre. «Ogni epoca ha le sue caratteristiche, bisogna viverlo secondo i tempi. Mi piace vedere una bella partita, non lo nego».Rimpianti? Il Milan? «In quell’epoca era impossibile dire di no ai rossoneri, rifarei tutto. Mi manca un Mondiale con la Nazionale, quello si. Feci le qualificazioni per andare in America, poi c’è stato l’’incidente d’auto». Nel presente c’è l’apicoltura: «Prendo ancora lezioni – sorride -, lavorare in questo ramo, oggi, è molto più complicato di tanti anni fa. Il cambiamento climatico, i pesticidi e altri fattori mettono a rischio la sopravvivenza delle api stesse. Le criticità ci sono anche qui, come nel calcio. Ma c’è meno stress».