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 2019  gennaio 25 Venerdì calendario

Hop hop Cavallino. Nel Regno di Sardegna la rivoluzione postale che anticipò il Penny Black

La prima vera rivoluzione del sistema postale non nasce nell’Inghilterra vittoriana ma nel piccolo Regno di Sardegna sabaudo. Ventuno anni prima del «Penny Black», il primo francobollo della storia datato 1840, dalle Regie Poste di Torino viene lanciata una novità che semplificherà enormemente l’invio di una lettera. In precedenza scriversi a distanza non era affatto cosa semplice. Le norme e le regole imposte dalla tassazione statale favorivano il contrabbando e gli abusi. Finché, nel gennaio 1819 - esattamente duecento anni fa - l’intuizione di un dirigente statale torinese non stravolge tutto. Nasce la «Carta postale bollata». Uno strumento unico in Europa che anticipa di due decenni il celebrato francobollo inglese e che la volgata popolare prima e il mondo filatelico poi battezzeranno con il nome di «Cavallini di Sardegna» (o, semplicemente, «Cavallini»). Una rivoluzione che Poste Italiane commemora da oggi con l’emissione di uno speciale francobollo celebrativo per il bicentenario, voluto dal ministero dello Sviluppo Economico.
Per comprendere la portata storica dei Cavallini bisogna partire dal francobollo. Il torinese Alberto Bolaffi, il più importante esperto di filatelia in Italia e tra i più conosciuti al mondo, non smette di ripeterlo: «È il francobollo che ha sconvolto veramente il mondo, forse più del telegrafo, della televisione o del cellulare collegato a Internet, creando per la prima volta la globalizzazione». Tuttavia, come precursore assoluto del piccolo rettangolo adesivo, il Cavallino di Sardegna lo definisce come «l’antesignano per eccellenza, oserei dire un incunabolo».
La fine di Napoleone e la Restaurazione hanno riportato sul trono del Regno di Sardegna un Savoia, Vittorio Emanuele I, che al rientro a Torino porta indietro le lancette dei suoi Stati al 1798. Tutte le leggi e tutte le pratiche napoleoniche vengono spazzate via per ritornare all’Ancien Régime. Tra queste, anche le norme che regolano il servizio postale datate 1772. Come spiega Francesco Aragno, storico del servizio postale sabaudo nell’800, «venivano stabilite le finalità e i diritti, ma soprattutto si stabilivano le tasse da pagare».
Il punto centrale è proprio questo. Sin dal ’400 principi e regnanti di tutta Europa cercano di approfittare del servizio postale come fonte di arricchimento per le finanze statali. Nel Regno sabaudo della Restaurazione, così come negli altri Stati, prolificava il fenomeno del contrabbando. In particolare in Piemonte il sistema settecentesco di gestione della posta presenta ben presto tutti i suoi limiti, e le missive cominciano a essere spedite senza passare dall’ufficio postale per pagare il bollo, obbligatorio per legge affinché una lettera potesse iniziare il suo viaggio, anche se condotta da un corriere privato. Non è sufficiente nel 1816 il tentativo di minacciare sanzioni e multe. Il fenomeno non si ferma.
L’intuizione arriva dal torinese Carlo Pietro Lombard, direttore generale delle Regie Poste. Lombard capisce che il problema principale è doversi recare agli uffici postali, spesso lontani e difficili da raggiungere, e crea una carta da lettera che reca già il bollo prestampato, agevolando e semplificando il sistema, con l’eliminazione di un passaggio. Dalla fantasia dell’incisore Amedeo Lavy viene immaginato un genietto a cavallo al galoppo, con un corno di posta, simbolo per eccellenza del trasporto postale. Il Cavallino, appunto. 
E poi l’idea decisamente più pragmatica e innovativa. Vengono create tre versioni: quella da 15 centesimi, per le corrispondenze entro le 15 miglia, con il Cavallino circondato da una cornice rotonda; quella da 25 centesimi, per le spedizioni tra le 15 e le 35 miglia e la cornice ovale; quella da 50 centesimi, per le corrispondenze superiori alle 35 miglia e la cornice ottagonale. Tre versioni graficamente immediate e dal facile utilizzo sulla base della distanza. In questo modo le lettere verranno recapitate con il costo a carico del mittente. Caratteristica non così scontata, perché molto spesso le spedizioni erano a carico del ricevente (che aveva così anche facoltà di non accettare la missiva).
La novità del Regno di Sardegna ha due precedenti, decisamente più limitati. Nel 1608, due secoli prima dei Cavallini, nella Repubblica di Venezia nascono gli «AQ». Si tratta di fogli prestampati che riportano le due lettere a incorniciare il Leone di San Marco dal valore di «Soldi 4 per lettera». Di fatto una carta postale bollata, che però rimarrà sempre e solo confinata a un uso esclusivamente amministrativo. Gli «A.Q.» sono ideati per finanziare il «Magistrato delle Acque» - da cui il nome - in particolare per trovare i finanziamenti per le opere di bonifica della laguna veneta. Anche in Spagna nel corso del ’600 è creato il «Papel Timbrado», sempre e solo per le missive indirizzate alla pubblica amministrazione. I Cavallini, invece, nascono per regolare tutta la posta, quella ufficiale e amministrativa così come quella privata, in continua espansione. La posta sarà così più agevole per tutti i cittadini del Regno di Sardegna, favorendo soprattutto gli scambi di missive più intime e private. 
Ci saranno due emissioni, una provvisoria e una definitiva. Poi nel 1836 il sistema postale cambierà ancora e i Cavallini andranno in pensione. Ma da oggi quel destiero tornerà ancora una volta a correre sulla posta, due secoli dopo.