La Stampa, 25 gennaio 2019
Caso Careddu a Vienna. L’orchestra boccia la flautista troppo amata
Da un paio di giorni, il mondo della musica classica internazionale non sta parlando d’altro. La storia, in effetti, è curiosa. Silvia Careddu, primo flauto dei Wiener Philharmoniker e primo musicista italiano a farne parte (vale per entrambi i sessi), è stata la star del loro ultimo concerto di Capodanno. Più volta inquadrata dalla regia in mondovisione (non solo suona da padreterna - si dirà? - ma questa tosta quarantunenne cagliaritana è anche di piacevole aspetto), agli applausi è pure stata fatta alzare dal direttore Christian Thielemann, la tradizionale distinzione che spetta agli orchestrali che eseguono particolarmente bene i loro assoli.
Eppure, due giorni fa, i Wiener l’hanno licenziata. O, per essere più precisi, hanno votato per non confermare la sua nomina, dato che ogni musicista che entra in orchestra, e lei l’ha fatto nel settembre 2017, all’inizio è in prova. Il solito Norman Lebrecht, titolare del blog di musica «colta» più seguito del mondo, Slipped Disc, ha dato la notizia. I media l’hanno rilanciata e voilà, «il caso» è servito caldo. Lei non perde la professionalità: «No, non commento. Non è che io non voglia parlare: non posso. Per rispetto verso un’istituzione di cui ho fatto parte e di cui avrei continuato volentieri a fare parte e anche alle persone, e non sono poche, che si sono battute per me. Questa decisione la accetto, anche se la trovo discutibile. Ho la coscienza a posto. Non ho rubato niente a nessuno, ho vinto il durissimo concorso di un’orchestra in cui non conoscevo nessuno e insomma ci sono entrata con le mie sole forze. La mia unica arma è stata il mio flauto».
Il curriculum parla per lei
Altro, dalla professoressa Careddu, non si ottiene. Il suo curriculum, però, parla per lei. Dopo i diplomi a Cagliari e a Parigi, nel 2001 ha vinto all’unanimità il primo premio al prestigiosissimo Concorso di Ginevra, ha suonato con alcune delle maggior orchestre internazionali, insegna stabilmente a Berlino e tiene masterclass in tutto il mondo e prima dei Philharmoniker era primo flauto dei loro «cugini» meno glamour, i Symphoniker. Ma è stata vittima dei complicati sistemi di valutazione dei Wiener. Sono stati i suoi colleghi flautisti, a maggioranza di 4 su 5, a decidere che dopo un anno e mezzo di prova era arrivato il momento del verdetto. Una commissione di 26 professori si è riunita. La maggioranza richiesta è quella dei due terzi, dunque di 18. Careddu ha avuto 17 voti, una bocciatura striminzita che aggiunge dispiacere a dispiacere.
Sulle sue ragioni, si possono fare solo delle supposizioni. Motivazioni artistiche sembrano francamente improbabili. Secondo alcuni, la flautista cagliaritana sarebbe stata vittima del suo stesso successo. Ben prima che la telecamera si innamorasse di lei a Capodanno, regalandole inquadrature in non modica quantità, ci sono state magari troppe citazioni nelle recensioni. E le orchestre, per la verità non solo i Wiener, sono organismi caratterialmente complicati.
Di certo, dopo il fattaccio sono state molte le dimostrazioni si stima, con telefonate di nomi anche noti e notissimi della musica internazionale. Adesso l’Italia potrebbe (anzi, dovrebbe) tentare di riportare a casa questa sua artista. Ha bruciato tutti sul tempo il Maggio musicale fiorentino, che l’ha pubblicamente invitata a mezzo stampa: dimostrazione di tempismo da parte della dirigenza o forse che il suo addetto stampa è particolarmente sveglio. Dei due posti di primo flauto al Maggio, in effetti, uno è vacante e l’altro occupato da Gregorio Tuninetti, quindi a Firenze avrebbero una coppia di flauti in tutti i sensi d’oro.
Careddu suonerà a Vienna fino al termine della stagione. Sul futuro, al solito, non si sbilancia: «Vedremo». Ma sarebbe un caso più unico che raro di un cervello musicale in fuga che decide di tornare in patria. Un bel segnale, insomma. E in questo momento il mondo musicale italiano di segnali positivi ha molto bisogno.