Francesco Semprini per “la Stampa”, 25 gennaio 2019
PELOSI NELL’UOVO – ALLA FINE DONALD TRUMP CEDE E DECIDE DI RINVIARE IL DISCORSO SULLO STATO DELL’UNIONE FINO A QUANDO NON FINIRÀ LO SHUTDOWN – MA I DISPETTINI CHE SI FANNO REPUBBLICANI E DEMOCRATICI CONTINUANO: IERI SERA È STATA BOCCIATA DI NUOVO LA PROPOSTA DEL PRESIDENTE CHE DAVA TUTELE AI “DREAMERS” IN CAMBIO DEI FONDI PER IL MURO CON IL MESSICO -
Donald Trump fa un passo indietro e decide di rinviare il discorso sullo Stato dell' Unione sino a quando non si porrà fine alla più lunga paralisi dell' amministrazione federale che la storia americana ricordi. Una vittoria per Nancy Pelosi, impegnata in un braccio di ferro con il presidente sullo «shutdown» e di conseguenza sull' opportunità di rinviare il discorso a crisi rientrata.
La speaker della Camera ha infatti deciso per la prima volta nella storia degli Stati Uniti di non autorizzare l' intervento davanti al Congresso, in programma per il 29 gennaio, spingendo inizialmente Trump a pensare a una sede alternativa. Magari proprio a quel confine col Messico dove dovrebbe sorgere il «muro della discordia», i cui finanziamenti sono il motivo principale della perdurante paralisi.
L' inquilino della Casa Bianca ci ha però ripensato riconoscendo che «non c' è alcun luogo che possa competere con la storia, la tradizione e l' importanza della Camera». E così ha rinviato il discorso al termine della paralisi del governo federale, che tiene da 35 giorni in ostaggio il Paese.
Mercoledì Trump aveva scritto a Pelosi confermando di voler tenere il tradizionale discorso davanti al Congresso a camere riunite nella data prevista, affermando che non ci sono motivi di sicurezza per rinviarlo, come invece la stessa speaker suggeriva in una precedente missiva. Trump in prima battuta aveva mostrato i muscoli accusando Pelosi di aver «paura della verità e dei democratici di estrema sinistra».
Poi, però, ha preferito fare un passo indietro, chiarendo su Twitter che farà l' intervento quando lo shutdown sarà finito. In Senato intanto è fallito il tentativo di compromesso. Ieri sera i senatori hanno bocciato (51 contro 47) la proposta di Trump per porre fine allo shutdown. Il provvedimento prevedeva i 5,7 miliardi di dollari chiesti da Trump per la costruzione del Muro al confine con il Messico e tutele temporanee (per 3 anni) per i «Daca», ovvero i giovani immigrati portati negli Usa da piccoli da genitori clandestini che l' ex presidente Obama aveva protetto rispetto alle deportazioni.
Bocciata anche una proposta dei democratici. Questi ultimi si sono detti comunque disponibili ad offrire sino a 5,7 miliardi di dollari, per la sicurezza al confine, ma non per il muro col Messico, e solo dopo la riapertura del governo. Continuano però le opere di mediazione. Ci ha provato anche Jared Kushner, genero e consigliere del presidente a risolvere l' impasse e trovare un accordo con i democratici.