Gazzetta dello Sport, 25 gennaio 2019
Salvini al Colle accolto da un corazziere nero. Il Tribunale dei ministri chiede di processare Salvini. Trump offre un salvacondotto a Maduro
Salvini al Colle accolto da un corazziere nero
«È la prima volta che un corazziere nero accoglie, al Colle, in occasione delle cerimonie per la Giornata della memoria, il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Brasiliano d’origine, 29 anni, figlio adottivo con la sorella di una coppia siciliana, è stato lui ieri a salutare, mano alla fronte, il titolare del Viminale. Inevitabile il commento: “Il personaggio giusto al posto giusto”» [Giornale].
Il Tribunale dei ministri chiede di processare Salvini
Il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il reato di sequestro di persona nel caso della nave Diciotti. Diversamente da quanto sollecitato dalla Procura, che aveva chiesto l’archiviazione, i tre giudici Nicola La Mantia, Paolo Corda e Sandra Levanti dopo aver esaminato il fascicolo proveniente da Palermo hanno ritenuto che ci fossero elementi per procedere contro il ministro dell’Interno: Salvini avrebbe abusato dei suoi poteri trattenendo a bordo della Diciotti i 174 migranti soccorsi lo scorso agosto dalla nave militare poi approdata a Catania. A questo punto, affinché l’indagine vada avanti, servirà l’autorizzazione del senato, il ramo del parlamento a cui appartiene Salvini. Il leader leghista ha prima criticato i tempi della decisione: «Rapidi applausi ai giudici. Ci riprovano. Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Paura? Zero». Poi ha fatto sapere che potrebbe anche chiedere al parlamento di permettere ai giudici di processarlo: «Il Matteo Salvini di popolo è tentato, dico la verità... Sono tentato di dire “andiamo avanti. Processatemi”. Voglio vedere se si può processare un ministro perché fa quello che dice. Non posso credere a quanti magistrati e avvocati mi abbiamo messaggiato per dirmi di andare avanti, che questa cosa non sta in piedi. È per questo che sto riflettendo sull’atteggiamento da tenere in senato. Voglio dormirci sopra». «Ci sarà da vedere come voteranno i senatori grillini. Negheranno l’autorizzazione, contraddicendo la storica linea giustizialista (è obbligo difendersi in tribunale e non in Parlamento) oppure coerentemente daranno il via libera ai giudici aprendo una crisi difficilmente reversibile? Lo vedremo, ma certo è che una buona parte dei grillini non vede l’ora di mettere all’angolo il più popolare e ormai scomodo, ingombrante e a volte imbarazzante alleato. Solo negli ultimi giorni gli hanno fatto ingoiare lo stop alle trivellazioni in mare, hanno promesso di bloccare la Tav e, con un gioco di magia, messo in pausa la legge sulla legittima difesa. Un attacco su più fronti che, scommetto, non farà che portare altra acqua al mulino di Salvini» [Sallusti, Giornale].
Maduro chiama la piazza
C’è aria di repressione in Venezuela dopo l’autoproclamazione di Guaidó. Poliziotti e militari stanno reprimendo le manifestazioni di protesta nel Paese. Ci sono stati scontri violenti. I morti sarebbero almeno 16, secondo le stime della Inter-american commission on human rights. Maduro resiste: ha cacciato i cittadini americani dal Paese (però l’ambasciata americana resta aperta) e ha chiamato il popolo alla mobilitazione. Ma - lo segnala Paolo Mastrolilli sulla Stampa - ci sono insurrezioni anche nelle favelas, i quartieri da cui provengono proprio i soldati e i poliziotti che dovrebbero reprimere le rivolte. Da Mosca il ministero degli Esteri ha evocato la possibilità di una «guerra civile con bagno di sangue». Gli Stati Uniti, i primi a riconoscere come nuovo presidente Guaidó, hanno chiesto ufficialmente per domani una riunione a porte aperte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Mentre la Francia appoggia chiaramente Guaidó, l’Ue ha rivolto «un appello urgente a dare immediato inizio a un processo politico che porti ad elezioni libere e credibili, in conformità con l’ordinamento costituzionale». I paesi che finora hanno riconosciuto la presidenza Guaidó sono, oltre agli Stati Uniti, Ecuador e il cosiddetto Gruppo di Lima: Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù. Dalla parte di Maduro si sono schierati Cuba, Bolivia, Nicaragua e al di fuori dell’America Latina, oltre a Cina e Russia, anche Turchia, Iran e Siria. Messico e Uruguay hanno concordato una nota per proporre «un negoziato inclusivo e credibile, con pieno rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani». In Italia il governo giallo-verde è diviso. Il premier Conte, obbedendo alla sensibilità dei Cinque stelle (a loro volta in sintonia con quella della Cgil) sta dalla parte di Maduro. Salvini s’è schierato proprio ieri ufficialmente contro. «Tra le “tante opzioni sul tavolo” di Donald Trump per il Venezuela, la più quotata resta quella di “una pacifica via d’uscita”. Gli Stati Uniti offrono la sostanziale immunità a Nicolàs Maduro “e ai suoi accoliti”, in cambio del passaggio dei poteri a Juan Guaidò, auto proclamatosi presidente a interim» [Sarcina, CdS]
Vedi in Terza Pagina gli articoli sulla nuova criptovaluta di Caracas e sull’oro del Venezuela sequestrato a Londra.