ItaliaOggi, 24 gennaio 2019
Miei cari romani, arrangiatevi. Nuovo regolamento per gestire il verde della capitale
A due anni e mezzo dall’insediamento la giunta comunale di Roma guidata da Virginia Raggi sfodera il suo pomposo piano per il «verde e il paesaggio urbano», un regolamento di 67 articoli per la gestione del verde della capitale. Al centro ha una idea che, come sempre, viene autodefinita «storica», ed è invece un semplice semplice: «Gestitevelo voi». Si prevede infatti che i cittadini adottino singoli alberi o se sono ambiziosi «alberate» e inizino a «co-progettare» e «co-gestire» le aree verdi. Il «co» può tranquillamente essere risparmiato, perché qualsiasi romano o turista faccia oggi una passeggiata in un parco o anche un semplice giardinetto avrebbe non poche difficoltà a riconoscere la mano o «manina» dell’amministrazione comunale nella manutenzione del verde pubblico: non ce ne è alcuna traccia.Sarà pure come ci si lamenta spesso in Campidoglio che dopo Mafia capitale di addetti ai giardini in forza alla città ne siano restati assai pochi, del tutto insufficienti a tenere in condizione decente il verde cittadino, ma qui, come in altri settori, sembra essere diventato un vizio della giunta Raggi quello di chiedere agli abitanti della città di rimboccarsi le maniche e sostituire con le proprie braccia quelle che mancano all’amministrazione pubblica. La ricetta è la stessa lanciata in piena emergenza rifiuti quando l’Ama non faceva il suo lavoro e ai cittadini venne proposto di armarsi di ramazza e pulirsi i marciapiedi. Stessa filosofia è emersa da un intervento della avvocatura comunale in una causa di risarcimento per i danni da buche sulle strade: «La presenza su strade pubbliche di sconnessioni, avvallamenti e altre irregolarità non costituisce un evento straordinario ed eccezionale», si è detto e, dunque, «deve essere tenuta ben presente dagli utenti della strada» che hanno «l’obbligo di comportarsi diligentemente per evitare pericoli a sé o ad altri». In sostanza: il comune non ha l’obbligo di riparare le voragini che si aprono per le strade, ma i cittadini hanno l’obbligo di sapere che ci sono, farne una mappatura minuziosa ed evitarle quando capitano da quelle parti.
Ora l’idea che il cittadino si debba arrangiare da sé non è manco una primizia di questa giunta. L’idea venne per prima ad Antonella Manzione – la vigilessa di Matteo Renzi – quando scriveva per lui le leggi a palazzo Chigi. Fu lei a inventarsi la pulizia di strade e marciapiedi fai-da-te, ma almeno aveva previsto in quel decreto che in cambio l’amministrazione comunale avrebbe scontato ai cittadini la tassa sui rifiuti. Gli abitanti di Roma sono i contribuenti che pagano le tasse più alte di Italia per i servizi locali: Irpef regionale super, Irpef comunale super e tassa sui rifiuti super. Per avere in cambio servizi pubblici fra i più scadenti della penisola. Di fronte a questo che dovrebbe essere se non una vergogna, il principale imbarazzo che un sindaco dovrebbe provare, proporre a quei contribuenti di trasformare il comune in una comune dove ognuno deve occuparsi del bene pubblico, sarà pure storico, ma ai limiti della provocazione.
So bene che la strada per la Raggi e la sua giunta anche non avessero compiuto una serie incredibile di errori era in salita fin dal primo giorno, portando sulle proprie spalle un passato che era solo da dimenticare. E nella scelta sorprendente di centinaia di migliaia di romani che puntarono sui 5 stelle c’era anche quel desiderio di rompere con il passato e una illegalità che strabordava. Bene dunque la bandiera della legalità, l’idea di ripulire l’amministrazione da una sporcizia evidente. Anche quella di fare gare con tutti i crismi dove un tempo comandavano solo favori o mazzette. Ma attenzione: il tempo alle spalle è ormai lungo. E i problemi irrisolti o addirittura assai peggiorati in questa città rischiano di diventare il più grande spot per l’illegalità. Perché se fai tutto per benino rispettando tutte le regole, ma alla fine la spazzatura non la raccogli, il verde non lo mantieni, le strade non le ripari, giorno dopo giorno, fai rimpiangere agli abitanti di questa città l’epoca delle mazzette, perché alla fine quello che conta è solo il risultato.
Se quando si oliavano i meccanismi però la spazzatura veniva raccolta, nei giardinetti il verde splendeva e non dovevi fare lo slalom fra cartacce e schifezze varie, e le buche per strada venivano riparate e magari pagavi pure meno tasse, sai quanto vale per un cittadino il fatto che oggi le gare vengano fatte un po’ lente ma per benino, ma nessun servizio funziona più? Ecco, ogni minuto perso dalla Raggi e dalla sua giunta nel risolvere questi problemi da qui in avanti diventerà uno spot straordinario per i bei tempi di Mafia capitale e dintorni. E la soluzione non è certo quella di dire ai romani con le tasse che pagano: «Arrangiatevi!».