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 2019  gennaio 24 Giovedì calendario

La vacca sacra deprime il pil. Blocca il traffico e aumenta i costi per gli allevatori

Le vacche sacre frenano l’economia indiana. La loro difesa ha ricadute nefaste in termini di pil, esportazioni e occupazioni nel settore della carne e della pelle e bene illustra le contraddizioni del movimento fondamentalista indù, al potere dal 2014.Nel continente indiano le mucche che non danno più latte vengono lasciate libere. Ed è così che questi animali, da soli, o a volte in mandrie di 40-50 esemplari, vagano  per le strade, invadendo i campi alla ricerca di cibo. Mangiano grano e patate e in una notte sono capaci di divorare un intero raccolto, mandando in rovina gli agricoltori.
Non solo. Le vacche erranti invadono le strade rallentando e bloccando il traffico, causando incidenti mortali. La popolazione è ridotta ad allontanare i bovini mostrando i bastoni e a mettere spaventapasseri nei campi, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Le autorità locali non hanno risorse. Nei villaggi ci sono rifugi per le vacche anziane e c’è gente pagata per occuparsene, ma i denari mancano. A volte sono gli allevatori che devono pagare il mantenimento delle loro mucche anziane, non più produttive se vogliono ricoverarle negli appositi rifugi invece di abbandonarle per le strade. Ma la richiesta è alta: 62 euro (5mila rupie) con l’aggiunta del costo di due mesi di mantenimento. Alcune volte le mucche a fine carriera vengono vendute al macello. La loro carne ha alimentato le esportazioni di carne rossa. La pelle veniva recuperata dalle concerie per il cuoio.
Poi, nel 2014, l’arrivo al potere del Bjp, la destra fondamentalista indù, che ha una priorità nella protezione delle vacche, ha rivoluzionato tutto. Dopo l’elezione del primo ministro Narendra Modi, numerosi stati della federazione indiana sono passati sotto il controllo del Bjp. E le nuove amministrazioni locali hanno inasprito la legislazione sull’abbattimento dei bovini, imponendo anche la chiusura dei mattatoi. In questo clima gli agricoltori non possono rivendere le proprie mucche e le abbandonano per evitare di nutrirle in perdita.
Il numero di questi animali erranti è incerto. Il paese conta 190 milioni di bovini, secondo il censimento del 2012. Ogni anno sarebbero da 13 a 15 milioni le vacche che smettono di essere produttive secondo un calcolo del quotidiano The Indian Express ripreso da Le Figaro.
Nessuno sa come respingere queste mucche percepite come invasori. Gli agricoltori si lamentano e dicono che non possono legare le mucche al palo perchè così facendo vengono accusati di volerle uccidere e arrestati. In questo caso sono costretti a pagare fino a 50 mila rupie (625 euro) in vasi di vino per riconquistare la libertà, secondo quanto ha riportato Le Figaro. E quando non è la polizia a intervenire lo fanno le milizie fondamentaliste indù. Chi tocca le mucche viene accusato di crudeltà contro gli animali.
Nel Nord dell’India, concerie e macellerie sono perlopiù controllate dalla comunità musulmana e dalla casta degli intoccabili. Gli indù, casta superiore, che venerano certi animali, tra i quali le mucche, per motivi religiosi evitano questi mestieri. L’arrivo al potere del Bjp, noto per la sua animosità nei confronti dei musulmani, ha aperto la via alle persecuzioni contro i conciatori e i macellai. le conseguenze economiche non si sono fatte attendere.
Tra il 2014 e il 2018 l’export indiano di carne bovina è crollato del 20%, a 1,6 milioni di tonnellate, e solo per la carne di bufalo la cifra d’affari è diminuita del 15% rispetto allo stesso periodo, secondo i dati riportate da Le Figaro. Cina, Turchia, Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan hanno preso il posto dell’India nelle esportazioni. Le vendite di pellame all’estero sono scese da 6,4 miliardi di dollari nell’esercizio fiscale 2014-2015 a 5,7 miliardi nel 2017-2018. L’industria conciaria impiega 3 milioni di persone con una cifra d’affari di 12 mld di dollari. Una ferita aperta.