Corriere della Sera, 23 gennaio 2019
L’eredità della Camusso
Susanna Camusso lascia la guida della Cgil schierandola più che mai all’opposizione di questo governo, auspicando per il futuro prossimo un sindacato unitario con Cisl e Uil, e addossando a Vincenzo Colla la colpa della spaccatura della Cgil sulla scelta del nuovo segretario generale, che, salvo un’intesa in extremis, sarà eletto domani, in un duello all’ultimo voto tra Maurizio Landini, proposto dalla stessa Camusso, e Colla.
La segretaria uscente ha aperto ieri a Bari il XVIII congresso della Cgil con un discorso di un’ora e mezza. Ha dato un «giudizio largamente critico e severo» sulla manovra di bilancio del governo Conte, «che ci indebita per 53 miliardi per i prossimi due anni», e ha confermato la manifestazione nazionale a Roma sabato 9 febbraio indetta insieme con Cisl e Uil. Ha bocciato anche il decretone approvato dal governo una settimana fa. Male il «reddito di cittadinanza», perché il Sud «non è fato di persone sul divano alla ricerca di un sussidio», ma ha bisogno di investimenti. Per questo ha proposto una «mobilitazione specifica» per il Mezzogiorno dopo il 9 febbraio. Insufficiente «quota 100» perché non affronta la questione delle pensioni dei giovani e trascura le donne. Pessima la politica fiscale, con una flat tax sulle partite Iva che accentua le discriminazioni ai danni del lavoro dipendente mentre si è abbandonata la lotta all’evasione, dice Camusso.
Ma non sono solo i provvedimenti ad essere sbagliati, bensì la stessa natura politica del governo a preoccupare la Cgil. C’è un populismo che avanza, non solo in Italia, che secondo Camusso andrebbe chiamato più propriamente «nazionalismo», con tutti i rischi del caso. Per il sindacato, dice, sono stati anni difficili, tra crisi economica e tentativo dei vari governi di bypassare le organizzazioni sociali. Ma la Cgil ha tirato dritto, ha rafforzato i rapporti con Cisl e Uil e per il futuro propone una «radicalità, che non significa estremismo», per affrontare «in radice le diseguaglianze, combatterle e cancellarle». Un obiettivo, propone Camusso, che deve vedere insieme Cgil, Cisl e Uil in «un sindacato confederale davvero unitario», una «scelta obbligata, l’unica che potrebbe fare la differenza».
Cominciamo subito, le risponde dal palco il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, che propone di stendere una bozza di «patto federativo» con le regole su come si prendono le decisioni («nessun diritto di veto»). Favorevole anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, purché «il processo parta dal basso». La linea dunque è tracciata, ma non si sa ancora chi la porterà avanti nella Cgil. A ieri sera, infatti, non era stato ancora raggiunto un accordo tra Colla e Landini. Se esso non arriverà questa mattina, stasera gli 868 delegati al congresso eleggeranno l’Assemblea generale su liste contrapposte, una a sostegno di Colla e una di Landini. Entrambi i candidati pensano di vincere, sia pure di poco.
Cisl e Uil
Primo sì di Furlan e Barbagallo. Il nodo della segreteria e il voto degli 868 delegati
La Cgil quindi si presenta spaccata sulla scelta del segretario generale come non è mai accaduto. Camusso ha accusato di ciò Colla, che avrebbe diviso la confederazione per una questione di «persone e non di programmi». Ha quindi detto di lavorare ancora per «una soluzione unitaria sul segretario e sulla segreteria», ma di attendere «risposte» da Colla.
Secondo le indiscrezioni, Camusso e Landini avrebbero offerto a Colla, in cambio della rinuncia a correre, di fare il vicesegretario, ma non da solo, bensì con Gianna Fracassi. Offerta che sarebbe stata rifiutata anche perché non ci sarebbe intesa sul peso da riconoscere alla due aree (landiniani e colliani) negli organismi dirigenti. Il clima è pessimo, al punto che c’è chi pensa che un accordo potrebbe essere più semplice dopo la conta invece che prima.