Corriere della Sera, 23 gennaio 2019
A Londra nasce la prima «biblioteca delle cose»
Il primo cittadino a crederci, e a fare una sottoscrizione su Kickstarter a sostegno del progetto, è stato proprio il primo cittadino. A Sadiq Khan, Mayor of London dal 2016, l’idea è infatti piaciuta subito, tanto da partecipare personalmente al crowdfunding che ha reso possibile l’apertura, un paio di mesi fa nel quartiere di Crystal Palace (sì, quello della prima Esposizione Universale), della Library of Things.
Il luogo, lo dice la parola stessa, è del tutto simile a una biblioteca (anzi, sorge negli spazi della vecchia biblioteca di zona) e della biblioteca ha ereditato la medesima logica di funzionamento: non serve acquistare un libro per leggerlo, basta prenderlo in prestito. Allo stesso modo qui si possono prendere in prestito centinaia di oggetti di utilizzo quotidiano, da un martello a una levigatrice fino a un aspirapolvere e a una macchina per cucire.
Il via al trend della sharing economy lo ha dato la newyorchese Rachel Botsman nel 2010 con il libro What’s Mine is Yours, nel quale spiegava come l’esplosione dei social media avesse generato nuovi modelli di consumo. «Non ho bisogno di un trapano – scriveva Botsman – ma di fare un buco nel muro». Insomma: non importa di chi sia il trapano e soprattutto non c’è bisogno di comprarlo. Da qui si sono mossi i trecento londinesi di Crystal Palace coordinati da Rebecca Trevelyan, la co-founder della «biblioteca delle cose». Il primo finanziamento è appunto avvenuto attraverso il crowdfunding a cui hanno partecipato 248 backer e che ha fruttato 15 mila sterline. «Che – spiega Trevelyan – sono servite per acquistare i primi oggetti. Il resto proviene da donazioni, sia di privati che di aziende. L’importante è che gli utensili siano in perfetto stato e che siano dotati di tutte le certificazioni di sicurezza richieste».
Fatti i primi acquisti, ora la Library si sostenta anche grazie a un mini canone: una sterlina al giorno per un martello, venti per un aspirapolvere professionale, ma ci sono sconti per i frequentatori abituali e per chi verte in una situazione economicamente difficile. Inoltre, come ogni buona biblioteca che si rispetti, anche attorno alla Library of Things si cerca di costruire una community. «Organizziamo degli eventi – prosegue Rebecca Trevelyan – per avvicinare le persone alla cultura del fai da te, con corsi di cucito, di falegnameria, di bricolage. Abbiamo anche un programma dedicato alla riparazione di elettrodomestici e utensili complessi». Un buon motivo, quest’ultimo, per svuotare la cantina da una serie di oggetti ingombranti a cui si potrebbe donare una nuova vita condivisa.
E il successo della Library of Thing di Crystal Palace è dimostrato dal fatto che nel giro di qualche mese sono già una decina le associazioni nate a Londra per replicarne il modello.