La Stampa, 23 gennaio 2019
Trovato il teatro dove Euripide mise in scena l’ultima tragedia
A gennaio 2018 era seduto sulla sedia dell’Eredità, il quiz a premi preserale in onda su Rai 1, a cercare di tirar su qualche euro. E, in parte, Paolo Storchi, 33enne archeologo precario di Reggio Emilia, ci era anche riuscito: dopo tre puntate nel programma tv, condotto all’epoca da Fabrizio Frizzi, aveva vinto 10 mila euro. «Li voglio utilizzare per far tornare alla luce Tannetum, un centro di origini galliche risalente al 280 a. C.», aveva detto al conduttore che gli aveva chiesto come avrebbe usato quei soldi. E così è successo: qualche mese dopo la vincita, questo plurilaureato con in tasca master e specializzazioni aveva ritrovato proprio la cittadina costruita dai Galli.
Ora, esattamente un anno dopo, Paolo ha fatto forse la scoperta più importante della sua vita, che verrà annunciata tra qualche giorno sull’Annuario della Scuola archeologica italiana di Atene: l’individuazione del teatro di Pella, in Grecia, la città in cui è nato Alessandro Magno. Proprio qui, in questo teatro che da secoli si trova a chissà quante decine di metri sotto terra, nella collina accanto a quella del palazzo reale, pare che Euripide, autore di alcune delle tragedie più note dell’antichità greca, come Andromaca e Medea, abbia messo in scena il suo ultimo dramma.
«È un ritrovamento molto importante, perché per molti secoli si è pensato che questo teatro neanche esistesse, poi tra il 1700 e il 1800 coloro che viaggiavano in Grecia per il Grand Tour, ai fini di ricevere una educazione completa, andavano a Pella e lo cercavano, certi che una città di quel tipo dovesse per forza averlo. Ma non hanno mai trovato nulla, semplicemente perché guardavano nel posto sbagliato: a differenza di tutte le altre città dell’epoca, a Pella il teatro non si trova sulla stessa collina del palazzo reale, ma su quella accanto», ci spiega Storchi. Perché se c’è una cosa di cui questo archeologo è sempre stato sicuro è che quel teatro esistesse, da qualche parte. «Ho persino fatto una scommessa con il professor Enzo Lippolis, che qualche mese fa mi aveva sfidato a trovarlo. Purtroppo l’ho rinvenuto troppo tardi: il professore è morto di recente».
Eppure, nonostante secoli di ricerca andati a vuoto, Paolo non si è fatto scoraggiare e, per i suoi studi, si è affidato alle fonti classiche e alla tecnologia: «Del teatro di Pella parla Plutarco raccontando che Alessandro Magno lo voleva con un proscenio di bronzo e che dovette desistere perché gli architetti temevano una terribile acustica. E poi ovviamente ne troviamo traccia anche con Euripide, che proprio a Pella morì nel 407 a. C.». Ma il vero aiuto nella sua ricerca Storchi lo ha avuto dalla tecnologia. «Non disponendo di grandi attrezzature, uso spesso Google Earth e Bing. Con le fotografie aeree e le immagini satellitari riesco a monitorare le zone che mi interessano e a vedere, grazie alla funzione “cronologia”, le aree in diversi momenti: per esempio, da alcune fotografie che avevo trovato non sembrava ci fosse un teatro sulla collina, mentre molte altre dimostravano che c’era, quindi le ho dovute mettere a confronto».
Per verificare la sua scoperta Storchi è andato sul posto. «Anche se è ancora tutto sotto terra, è rimasta la struttura che si può vedere anche a occhio nudo. Ora mi piacerebbe collaborare con le autorità greche per scavare l’area e far emergere il teatro, che doveva essere piuttosto grande, visto che secondo i miei rilevamenti e calcoli poteva avere una lunghezza di 120 metri e una profondità di 31».