Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2019
Ai francesi il 10% di tutta Piazza Affari
La Francia riveste da tempo il ruolo di principale partner finanziario dell’Italia. Per rendersene conto basta guardare i numeri delle partecipazioni azionarie alla Borsa di Milano censiti da S&P Market Intelligence: in mani francesi oggi c’è un portafoglio titoli da 54,9 miliardi di euro che equivale al 10% della capitalizzazione di Piazza Affari. Solo i grandi fondi americani risultano avere di più (70 miliardi fanno capo a Blackrock, Vanguard e altri). I francesi si distinguono perché hanno partecipazioni rilevanti e di natura per lo più industriale. Nel recente passato ha fatto notizia soprattutto l’attivismo di Vivendi in Telecom Italia e Mediaset (messi insieme i due pacchetti azionari valgono 2,7 miliardi di euro), o quello di Lactalis su Parmalat e di Edf su Edison. Nel mondo delle non quotate ci sono state l’acquisizione di Bnl da parte di Bnp o quella di Cariparma da parte di Credit Agricole.
L’operazione di M&A di maggior valore tra Francia e Italia di questi anni è stata la fusione tra Essilor e Luxottica. Un matrimonio alla pari che però, almeno formalmente, ha portato il 97,5% di Luxottica (23 miliardi di controvalore) sotto il controllo di una quotata francese (la neonata Essilor-Luxottica in cui Del Vecchio ha il 33% delle quote). Altro matrimonio alla pari, ma di più vecchia data, è quello tra i ministeri delle finanze dei due Paesi che controllano al 50% la holding che ha il 27% di Stmicroelectronics.
L’interesse della Francia a Piazza Affari è prevalentemente industriale ma anche nel perimetro dei grandi asset manager ci sono soggetti di peso. Uno su tutti il fondo Amundi che ad oggi risulta essere titolare di partecipazioni a Piazza Affari per un valore di 9 miliardi e 400 milioni di euro. Tra i grandi fondi esteri solo Blackrock, titolare di un pacchetto di azioni italiane da 10,3 miliardi, è più esposta sulla Borsa di Milano. Se Amundi ha una posizione di peso è anche perché ha acquisito il controllo del fondo Pioneer da UniCredit. La cessione è stata decisa dall’ad. francese della banca: Jean Pierre Mustier. Il manager, che si dice abbia caldeggiato una fusione della banca di piazza Gae Aulenti con il colosso bancario francese SocGen, non è l’unico francese a guidare una “blue chip” italiana. A fargli compagnia c’è Philippe Donnet, dal 2016 a capo di Generali. Ma fra le attività francesi in Italia, in cui c’è anche la quota di Denis Dumont in Creval e quella del fondo Ardian in Sias /Astm, non ci sono solo realtà quotate. Se nella grande distribuzione si contano realtà imponenti (da Auchan a Carrefour, da Castorama a Conforama e ancora Darty e Leroy Merlin) nel settore del lusso e dell’alimentare la Francia ha registrato le acquisizioni più rilevanti: marchi come Gucci o la delistata Bulgari, solo per citarne alcune, e realtà produttive come Galbani, comprata da Lactalis prima di Parmalat.