il Giornale, 23 gennaio 2019
Contro Celentano
Non c’è niente da fare, non basta il Papa, ogni tot anni ci tocca l’eterno ritorno delle prediche di Adriano Celentano, stavolta in versione cartone animato. Con tutti lì a chiedersi: cosa farà? Cosa dirà? Ma cosa volete che dica, il messaggio di Celentano è sempre lo stesso da mezzo secolo, perché Adrian si sente il nuovo messia, interpretato anche in uno dei più grandi flop della storia del cinema, Joan Lui, dove lui era il nuovo Gesù, con tanto di stigmate. E dunque questa volta lui è Adrian, eroe muscoloso disegnato da Milo Manara e impegnato a lanciare il solito messaggio anticonsumista, anticapitalista e poverista: la causa dell’infelicità è il possesso materiale. A parte la sceneggiatura, rispetto al quale perfino una puntata dei Superpigiamini sembra l’Ulisse di Joyce (ma non c’è da stupirsi, oltre a Celentano dietro c’è pure la scuola Holden di Baricco), che bel messaggio, viene quasi da piangere, non l’avevamo mai sentito, valeva la pena spenderci venti milioni di euro. Soprattutto se detto da uno che mica va in giro scalzo con un saio magari in Burundi, piuttosto vive in una megavilla, è milionario e possiede 31 fabbricati e 83 terreni, dove volendo potrebbe accogliere un migliaio di profughi. D’altra parte per decenni ci ha tormentato con il cemento, perché là dove c’era l’erba ora c’è una città. Ad Adrian non piace la città, in effetti cosa gliene frega, lui ha ottant’anni e vive nel lusso circondato dal verde di un parco, neppure se la ricorderà come è fatta una città. Inutile chiedersi se ci è o ci fa, probabilmente entrambe le cose, non lo sa neppure lui. Pardon, Lui. Sul palco del teatro dello show scritto da Celentano c’è pure un’arca tipo quella di Noè, dove il messia Celentano decide chi deve salire e chi no, chi sono i buoni e chi i cattivi. È come immaginarsi San Francesco starsene in un palazzo di quaranta stanze a pensare tutto il giorno cazzate per farsele pagare milioni, e non per donare ai poveri, ma per mantenere attivi i bilanci delle proprie società. Il bello è che ad Adrian i soldi glieli danno sempre, ogni cinque anni qualcuno ci casca. Perché chissà cosa dirà, cosa farà, e lui ti rifila sempre lo stesso pacco. È questo il suo miracolo. Chiamalo scemo, scemo è chi ancora si chiede: cosa farà, cosa dirà?