Libero, 23 gennaio 2019
Si può guidare ubriachi, se si va piano. Una sentenza che fa discutere
C’è un proverbio, in Veneto, che dice così: «Mejo bèrghene na possa che spànderghene na gossa». Traduciamo: «Meglio berne un fiasco che rovesciarne una goccia». Naturalmente si parla di vino. Nell’ex Serenissima Repubblica l’amore per il mosto d’uva fermentato è un punto fermo. Di più: il vino, che si tratti del rubino Amarone o del biondo e brioso Prosecco, è qualcosa di sacro. Chi, al bar o all’osteria, ordina una gazosa viene guardato con sospetto. «Ci no beve in compagnia, xé un ladro o una spia»: chi non beve in compagnia o è un altro o è una spia. Il trentatreenne di Spresiano, comune in provincia di Treviso (terra del Prosecco), pizzicato il primo maggio del 2016 nella vicina Villorba alla guida con un tasso alcolemico di 1,1 grammi per litro, di vino non ne aveva bevuto un fiasco. Certo, i poliziotti lo hanno sorpreso al volante con un livello superiore rispetto al limite consentito (che è di 0,5 g/l. Da 0,8 scatta il procedimento penale), e guidare in stato di ebbrezza è contro la legge. Questo è fuori discussione. E però stava andando piano, non stava zigzagando, non ha provocato incidenti né ci è andato vicino, non ha accampato scuse durante il controllo e a differenza di ciò che avviene quotidianamente sulle nostre strade è stato collaborativo con i poliziotti. Ed è per questa serie di motivi che l’altro giorno, dopo che in primo grado il giovane era stato condannato a 20 giorni di arresto (con pena sospesa), al pagamento di una multa di 1.000 euro e alla sospensione della patente per 8 mesi, la Cassazione ha deciso di annullare il provvedimento peraltro scattato parecchi mesi dopo l’alt dei poliziotti, e quindi ancora in essere.
TENUITÀ DEL REATO
Alzi la mano chi, pur perfettamente in grado di guidare, non ha avuto paura almeno una volta di incappare in un controllo delle forze dell’ordine. Magari dopo due bicchieri, mica dopo essersi scolato una bottiglia. Ripetiamo, giusto per evitare che a qualcuno venga voglia di polemizzare inutilmente: guidare dopo aver bevuto è sbagliato e in alcune circostanze anche pericoloso, ma non tutti gli automobilisti che vengono sorpresi con un tasso alcolemico un po’ oltre lo 0,5 possono essere classificati come ubriachi. La Cassazione ha tenuto presente la «tenuità del reato». Il giovane trevigiano, stangato dal tribunale, aveva presentato un dettagliato ricorso alla Corte d’Appello di Venezia, che lo aveva accolto. La Procura si era opposta, e da qui il ricorso in terzo grado. In passato molti altri automobilisti sorpresi con un tasso alcolemico oltre il consentito, e in alcuni casi molto più elevato dell’1,1, sono stati graziati dai magistrati, ma per questioni puramente formali, per errori di procedura da parte o delle forze dell’ordine o dei tribunali. Questa invece è una storia completamente diversa. Al reato di guida in stato di ebbrezza, articolo 186 del codice della strada, è stato applicato un concetto più generale, come dicevamo quello della non punibilità per «particolare tenuità», previsto dall’articolo 131 bis del codice penale. l’avvocato Sembra una notizia inventata dall’ineffabile Giacinto Canzona, l’avvocato che qualche anno fa metteva in circolazione – con successo – le panzane delle suore che guidavano ai 200 all’ora per raggiungere il Papa o dei gatti che ricevevano eredità plurimilionarie. Eppure le cose per il giovane trevigiano sarebbero andate proprio così. Ha sbagliato ma non ha causato pericoli. Mica come il trentunenne serbo che ieri, con un tasso alcolico oltre tre volte il consentito, dopo aver fatto inversione in autostrada ha percorso 15 chilometri dell’A31 Valdastico contromano. Bè, questo sì ci auguriamo che non possa guidare mai più in vita sua.