https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2019/01/22/legalizzazione-cannabis-canapa-turchia-erdogan/228401/, 22 gennaio 2019
ECONOMIA INFETTA – LA CANCELLAZIONE DI FIERE E CONGRESSI PER IL CORONAVIRUS NON DANNEGGIA LE AZIENDE SOLO IN TERMINI DI ORGANIZZAZIONE, MA ANCHE DI IMMAGINE E PUBBLICITÀ - GLI INVESTIMENTI IN EVENTI, SPOT E SPONSORIZZAZIONI SI RIDUCONO PERCHÉ CONSIDERATI CONTROPRODUCENTI – CHI VORREBBE PRENOTARE UNA VACANZA ORA? O COMPRARE UN’AUTO NUOVA? L’IMPATTO DELL’INSICUREZZA SUI PORTAFOGLI -
Virginia della Sala per “il Fatto Quotidiano” Prima Facebook che cancella la conferenza degli sviluppatori, in pratica l' incontro più importante per il social network di Mark Zuckerberg. E va bene, è stato solo l' ultimo annullamento in ambito tecnologico, iniziato con il Mobile World Congress di Barcellona. Ieri, però, anche l' inizialmente ottimista Svizzera ha deciso di annullare il salone dell' auto di Ginevra previsto dal 5 al 15 marzo, dopo aver più volte escluso l' evenienza e messa di fronte ai suoi primi 15 casi di contagio. Secondo le stime, l' evento avrebbe portato tra i 200 e i 250 milioni di franchi svizzeri di introiti, con 160 marchi auto coinvolti a cui ora resta ben poco da fare se non attendere.
La cancellazione delle fiere, dei congressi e dei convegni danneggia le aziende anche in potenza, quindi non solo in termini di organizzazione ma anche di immagine e pubblicità. Gli investimenti negli eventi, negli allestimenti, negli spot, nelle brochure, nelle sponsorizzazioni, nei programmi editoriali e nelle pubblicità in tv, online e sui giornali si riducono, vengono o perduti o sospesi o rimandati perché potrebbero, oltretutto, risultare poco efficaci o in alcuni casi controproducenti.
Gli annunci che erano stati programmati diventano spesso mail che, seppur lette, passano in secondo piano rispetto alle informazioni sull' emergenza. Nel migliore dei casi, c' è chi si organizza con le trasmissioni in streaming o le conference call. Nel peggiore, le aziende (si pensi a quelle tecnologiche che hanno le catene produttive in cina) sono così in difficoltà che questo diventa l' ultimo dei loro problemi. Uno scenario che gli addetti ai lavori raccontano con un pizzico di preoccupazione ma anche come una conseguenza naturale e non così inedita.
Il calo della pubblicità c' è ogni volta che si presenta una emergenza di qualsiasi tipo. O meglio, ogni volta che c' è una situazione di incertezza, sia essa climatica, politica, etica o di sicurezza. Quando ci sono eventi straordinari, l' attenzione delle persone è focalizzata su quelli, nel caso specifico sulle preoccupazioni per il coronavirus, e quindi investire sulle pubblicità potrebbe essere inutile, soprattutto se i prodotti e i servizi sponsorizzati non sono generi di prima necessità o essenziali per far fronte all' emergenza.
In sintesi: chi mai vorrebbe prenotare una vacanza in questo momento? O chi vorrebbe andare in giro ad acquistare un' auto nuova? L' insicurezza genera un crollo della fiducia che ha impatto anche sul portafogli. Meglio aspettare un periodo di maggiore calma per ricominciare a spingere sugli acquisti. Oltre l' indifferenza, poi, l' altro rischio è che gli spot (e quindi il brand) risultino fuori luogo, generando così anche un danno d' immagine.
La speculazione è dietro l' angolo, in una situazione di iper presenza dei media anche una sola campagna di marketing sbagliata può avere conseguenze irreversibili; basti pensare alla storia del marchio di birra "Corona" che starebbe crollando in Borsa e nelle vendite per l' assonanza con il nome del virus e per la conseguente ironia scatenata dai meme online, in un contesto, va detto, di crisi generale. Un paradosso, dunque: nel momento in cui i siti internet sono in sovraccarico per il numero di contatti e in cui la tv è presa d' assalto per la sete di informazioni generata dai cittadini preoccupati, fare pubblicità spinta rischia di essere controproducente.
Il problema, però, è che i giorni e i mesi persi raramente si recuperano: al massima si programmerà una nuova campagna al termine dell' emergenza. Gli italiani, intanto, si rivelano dei curiosi (o degli ansiosi) compulsivi: nelle classifiche di Google Trends, che mostrano quali siano le ricerche più comuni sul web da parte degli utenti, negli ultimi giorni e a partire da metà febbraio, l' Italia risulta essere sempre ai primi posti per il termine "coronavirus" (podio che perde se la ricerca avviene con il termine Covid-19).
2 – FIERE RINVIATE E CANCELLATE IN ITALIA GENERANO AFFARI PER OLTRE 60 MILIARDI DI EURO Da “la Stampa”
Il segnale che bisogna resistere alla tempesta arriva da Verona e da Parma, capitali del «food and wine», decise a guidare la ripresa dell' economia italiana sotto pressione per la crisi coronavirus. Confermato il Vinitaly numero 54, che si terrà regolarmente dal 19 al 22 aprile. Confermato Cibus, il salone internazionale dell' alimentazione, che si svolgerà dall' 11 al 14 maggio, per lanciare un messaggio di ottimismo a partire dal settore alimentare, che nel 2019 ha registrato una crescita del 3%, con un + 6, 6% delle esportazioni.
Nella bufera dell' emergenza sanitaria, con oltre 70 manifestazioni rinviate (la maggior parte) o cancellate (poche), c' è un comparto - quello fieristico - che nel nostro Paese genera affari per 60 miliardi, coinvolge 200 mila espositori e richiama 20 milioni di visitatori: di questi, 1,3 milioni arrivano dall' estero, mentre il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati durante gli eventi internazionali (224 su un totale di 947). Rinviati appuntamenti attesi come Mido (occhialeria) e Salone internazionale del mobile a Milano, Cosmoprof (bellezza) a Bologna, Samoter (costruzioni) a Verona. Cancellata a Milano l' edizione 53 di Filo (tessile), in calendario il 27 e 28 febbraio, mentre da Ginevra arriva l' annuncio che si fermerà anche il Salone dell' auto, in programma a marzo. Un effetto domino pericoloso se non dovesse arrestarsi, perché a livello mondiale il settore fieristico vale 275 miliardi.
«In uno scenario abbastanza fosco, bisognava dare un segnale di fiducia, e noi di Fiere di Parma, assieme ai colleghi di Vinitaly, ci siamo fatti carico di darlo confermando Cibus - dice l' amministratore delegato Antonio Cellie - perché è chiaro che quando si ferma una industria come le fiere le conseguenze sono nel breve periodo sui territori e nel medio e lungo periodo sui settori oggetto delle esposizioni».
A orientare la decisione anche il numero limitato di disdette di operatori, solo il 3%, per una manifestazione che conta 82 mila presenze (10 mila gli stranieri) e ha un impatto sul territorio di 60 milioni di euro. Diversa la scelta per Mercanteinfiera, l' esposizione dedicata ad antiquariato, modernariato e collezionismo vintage, in programma dal 29 febbraio all' 8 marzo e rinviato al 18-23 aprile perché il monitoraggio sugli espositori aveva evidenziato una preoccupazione crescente. In attesa della manifestazione, è stata però messa in campo una soluzione alternativa e innovativa: «Abbiamo accelerato sulla nostra idea di portare online i contenuti della fiera - spiega Cellie - e gli espositori hanno caricato sulla piattaforma digitale 20 mila pezzi. Un successo, con centinaia di migliaia di accessi: solo nel primo giorno, giovedì 27, 1500 in due ore, i numeri che si fanno in fiera in una intera giornata».
Giovanni Laezza, presidente dell' Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi), 200 mila imprese rappresentate, non nasconde la preoccupazione: «Nella maggior parte dei casi i nostri associati stanno spostando le manifestazioni, è raro che vengano annullate.
Ma le fiere hanno periodi consolidati, quindi un evento che si tiene fuori da quelle date può essere più debole. Certo, sarà un anno difficile per i bilanci delle società fieristiche e per le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che partecipano alle nostre manifestazioni. Al momento una stima dei danni però non è possibile».
Dopo una prima ricognizione degli effetti dell' emergenza, l' associazione si prepara la prossima settimana a incontrare i rappresentanti del governo, a cui chiederà, «come altre categorie», sostegni per affrontare la crisi. Ma non solo. «Febbraio è il mese il cui il governo lancia il piano straordinario per il Made in Italy, che ora deve essere potenziato. Detto che la salute dei cittadini resta la priorità, bisogna fare comunicazione positiva: conta più dire quanti ammalati sono stati dimessi che quante persone sono state ricoverate». Da Roma le rassicurazioni del viceministro per l' Economia Laura Castelli: «Chiederemo alla Commissione Uedi attivare i fondi a disposizione per casi come questi e maggiori risorse per riprogrammare i grandi eventi che sono stati cancellati» dice, annunciando che sono allo studio «esoneri contributivi» per i settori più colpiti, a partire dal turismo.