ItaliaOggi, 22 gennaio 2019
L’italiana che vuole sviluppare il turismo in Angola
Caterina Manzi ha 27 anni, bolognese, laurea in Inghilterra e master in attività diplomatica in Olanda. Da qualche anno vive in Angola, dapprima lavorava per un’associazione, Cospe, che si occupa, tra l’altro, dei diritti delle donne (spesso vittime di violenza domestica), adesso è l’ideatrice del progetto Join Angola, con l’obiettivo di diffondere in Europa la cultura angolana, a cominciare dall’arte (danza, musica, pittura) e di fare scoprire questo Paese africano ai turisti. Nella capitale, Luanda, vi è una piccola comunità italiana, soprattutto persone che lavorano per l’Eni, che qui estrae petrolio. Mentre a Roma vive una comunità angolana. Adesso c’è questa bandierina tricolore, Join Angola, che cerca di costruire un ponte. Si parla spesso di aiutare l’Africa e di sviluppare relazioni in grado di favorirne lo sviluppo. Anche questo tassello può essere importante. Dice Caterina Manzi: «L’Angola è un Paese tranquillo, una repubblica parlamentare, i giovani (vi sono un’università pubblica e alcune private) hanno incominciato a viaggiare e stanno dando una spinta alla modernizzazione, c’è grande bisogno di infrastrutture e i cinesi stanno concludendo accordi con i quali costruiscono ponti e strade in cambio del petrolio, anche l’Europa dovrebbe seguire questo esempio invece che stare alla finestra, la maggioranza della popolazione (in totale 30 milioni, di cui 2,4 nella capitale) è cattolica. L’Italia potrebbe incominciare a pensare all’Angola come mèta turistica, gli operatori italiani hanno notevole esperienza e potrebbero diventare dei pionieri, vi sono spiagge spettacolari e paesaggi incontaminati. Con alcuni giovani angolani ho costituito un team (il nostro sito è www.joinangola.org) per promozionare la cultura del Paese e proporlo come mèta di conoscenza, di turismo, di business. Sono orgogliosa che gli angolani sentano che l’Italia sta pensando a loro».