la Repubblica, 22 gennaio 2019
Parchi acquatici e hotel di lusso, il mega resort di Kim
Lo scorso ottobre, quando è venuto a verificare lo stato dei lavori, Kim Jong-un ha dato a tutti una strigliata delle sue. Per una meta di villeggiatura che si rispetti la spiaggia non basta, c’è bisogno di più offerta di svago: sale giochi, cinema, parchi acquatici e di divertimento. Il dittatore ci tiene che Wonsan non sia un posto come gli altri.
È la località di mare dove da piccolo passava le estati. E ora, pace nucleare con gli Stati Uniti permettendo, va trasformata nel simbolo della nuova Corea del Nord proiettata verso una nuova era di sviluppo.
Un resort marino capace di attirare turisti da tutto il mondo.Ingegneri e capi cantiere, facile da immaginare, lo hanno ascoltato, continuando a lavorare a tutto spiano con le dovute correzioni. Così due mesi dopo, stando alle immagini satellitari studiate dagli analisti di 38 North, super esperti di cose coreane, oltre cento edifici risultano conclusi o in fase di conclusione, tra hotel, appartamenti e negozi.
Il parco acquatico è stato allargato con quello che dall’alto sembra proprio un mega scivolo, la marina per alloggiare gli yacht (di certo quello di Kim, quanti altri si vedrà) completata. L’intero complesso dovrebbe essere inaugurato a ottobre, ad appena due anni dall’inizio dei lavori, e nel suo discorso di Capodanno, quello in cui si è presentato alle telecamere con un completo scuro da vero manager, Kim ne ha ribadito l’importanza. L’abito fa il monaco: la Corea vuole smetterla con i giochi di guerra, ora ciò che vuole è il benessere.
Wonsan è il progetto di sviluppo edilizio più grandioso intrapreso dal regime. Situato sulla costa Sudorientale del Paese, affacciato sul Mar del Giappone, il complesso occupa una striscia di terra compresa tra l’aeroporto Kalma, ex scalo militare aperto all’uso civile, e la spiaggia.
Solo tre anni fa l’esercito del regime svolgeva qui la sua più grande esercitazione di artiglieria della storia. Oggi la regione si candida ad accogliere altre armate, quelle dei turisti. Attirati, almeno si spera, dalle possibilità di sbarcare dall’aereo a poche centinaia di metri dalle onde, e di raggiungere in giornata anche la località montana e sciistica di Masik Pass, progetto gemello già concluso nel 2014. Una collinetta di neppure 800 metri, ma che da novembre ad aprile si ricopre con una certa regolarità di neve.
Basterà per convincere il mondo a scegliere di trascorrere le ferie estive (o invernali) in Corea del Nord? I locali che si possono permettere una vacanza sono poche centinaia di persone dell’elite politica di Pyongyang. Forse verranno i cinesi, anche se il loro interesse turistico verso il vicino povero riguarda più la comune storia “rossa” che le bellezze naturali e paesaggistiche. Forse verrà qualche occidentale stuzzicato dall’esperienza esotica, forse qualche sudcoreano che vuole contribuire anche economicamente alla riunificazione.
Negli ultimi anni Kim ha molto puntato sui turisti e la loro valuta estera per tenere in piedi la disastrata economia del Paese. Poi l’embargo dell’Onu, oltre agli arrivi delle merci, ha fortemente limitato anche quelli delle persone. Un eventuale, ancora lontanissimo accordo sulla denuclearizzazione dovrebbe riaprire anche il flusso di visitatori verso il Paese. Ma di certo non basterà il mega resort di Wonsan, seppur con parchi a tema e scivoli acquatici, a dare nuova vita all’economia nordcoreana.