Il Sole 24 Ore, 22 gennaio 2019
Crollo lampo a Wall Street, il robot non sa che è festa
I timori per la Brexit. La Cina che non vola più. Lo shutdown del governo americano entrato nel secondo mese. Ieri mattina gli algoritmi dei robot che seguono Wall Street hanno subito fiutato il vento. Qualche minuto prima dell’inizio delle contrattazioni i future sui mercati azionari sono crollati, lasciando intravedere una giornata di passione. Mentre i contratti sull’oro sono schizzati all’insù. Tutto plausibile e verosimile. Peccato che qualcuno avesse dimenticato di aggiornare i software su un piccolo particolare. E cioè che ieri i mercati finanziari americani sarebbero rimasti chiusi per la festività del Martin Luther King Day.
Ogni anno, da quando nel 1983 il presidente repubblicano Ronald Reagan istituì questa festività nazionale per ricordare il premio Nobel per la Pace paladino dei diritti civili, l’America si ferma il terzo lunedì di gennaio. Ma i computer evidentemente non lo sapevano. Non è la prima volta che accade. Ormai l’85% delle transazioni sui mercati finanziari è fatto con il pilota automatico. Guidato, controllato e monitorato, secondo dopo secondo, da macchine, modelli matematici, complicatissime formule di investimento predittive, big data e intelligenza artificiale.
Dietro la lunga fase Toro che è andata avanti per gran parte dello scorso anno con l’S&P che ha ritoccato i record e dietro, poi, ai terremoti dei mercati azionari cominciati a fine estate, sulla scia della guerra commerciale, delle difficoltà dell’hi-tech e dei tassi della Fed che hanno fatto perdere circa il 20% all’indice delle prime 500 società americane ci sono le macchine prima degli uomini. Che ordinano di vendere o di comprare. Le soglie d’allarme pre impostate dei computer, spiegano gli esperti, aumentano la volatilità e l’effetto valanga dei rimbalzi improvvisi, nell’una o nell’altra direzione. Come è accaduto a dicembre con l’S&P che ha perso il 15% in un solo mese.
Il rapidissimo calo degli indici è una costante della iper sensibilità dei mercati finanziari moderni accentuata dai robot. E così se l’ottimismo sul futuro delle grandi aziende tecnologiche, sull’economia americana e i tagli fiscali di Trump hanno spinto i guadagni nei primi tre trimestri dell’anno, il vento mutevole ha fatto scendere con la stessa rapidità gli indici nel quarto trimestre.
Secondo un report di Tabb Group gli hedge fund che basano le loro scelte sui robot, piuttosto che sull’intuizione e le analisi fatte dai trader in carne e ossa, rappresentano il 28,7% delle negoziazioni nel mercato azionario americano. Se si aggiungono a quei fondi, i robot che seguono gli indici, quelli che fanno “flash trading” con gli alert, assieme ai robot che invece monitorano i dati sull’andamento delle aziende e sulle loro prospettive, si arriva a circa l’85% degli scambi, secondo gli analisti di Jp Morgan. Ormai i maggiori asset class di investimento – azionario e obbligazionario, valutario e materie prime – sono dominati da sistemi di trading automatici guidati da algoritmi e intelligenza artificiale.
Gli investimenti delle società finanziarie nei sistemi di intelligenza artificiale lo scorso anno sono stati circa 1,5 miliardi di dollari. Opimas prevede che al 2021 la spesa di banche e società di investimento in questo settore raddoppierà a quasi 3 miliardi di dollari. Il Financial stability board sostiene che i fondi quantitativi, che hanno in mano circa mille miliardi di dollari di asset, ormai si muovono in gran parte con robot e intelligenza artificiale. Oggi quando i computer cominciano a comprare, tutti comprano. Quando iniziano a vendere, tutti vendono, in una sorta di sindrome da pecora. «La velocità e la dimensione di questi cambiamenti così repentini del mercato è esacerbata in un modello di trading guidato dalle macchine – spiega Neal Berger, di Eagle’s View capital management – l’uomo non riesce a reagire in modo così rapido».
Tutti i trader oggi hanno in mano computer con modelli di «buy and sell» molto avanzati. I banchieri e i broker di una volta che compravano e vendevano seguendo il loro fiuto sono andati in pensione. Vengono sostituiti dalle macchine. Però il rischio del «baco», come è successo ieri a Wall Street, è sempre in agguato. I modelli matematici non sono infallibili. Il fattore umano conta sempre. E il classico scivolone su una banana insomma può sempre avvenire. A meno che qualcuno non avvisi i programmatori che passano la loro vita davanti ai video ogni tanto ad alzare la testa e a guardare cosa accade fuori, nel mondo reale. Cose semplici. Come guardare un calendario.