ItaliaOggi, 21 gennaio 2019
Le bugie dei grillini
La solidarietà non ha nulla a che fare con la carità. Quando fai la carità a qualcuno, dopo poco, un’ora, un giorno, una settimana, dipende dall’ammontare della somma elargita, quello si trova al punto di prima: ha finito i tuoi soldi, altri non ne ha e quindi ricomincia a chiedere la carità. Soldi sprecati e problema aggravato: perché chi si affida alla carità finisce con avere mille ragioni per continuare a farlo vita natural durante. Il fatto stesso che il reddito di cittadinanza, cioè la carità istituzionalizzata, sia diventata legge è la prova che il sistema funziona e chi si affida a esso ha ragione. Naturalmente può funzionare solo fino a che il caritatevole ha soldi; quando sono finiti, sia lui che il beneficiario della carità vanno in rovina. Il primo ha sperperato le sue risorse e il secondo non si è attrezzato per guadagnarsi da vivere.
Allora perché questa mania della carità? Semplice: costa molta meno fatica della solidarietà. Vuoi mettere dare un po’ di soldi ogni tanto con l’ospitare a casa propria qualcuno, dargli da mangiare, mandarlo a scuola, educarlo e avviarlo al lavoro? E, per quanto riguarda la carità istituzionalizzata, costruire scuole, ospedali, case e mense pubbliche? Se gli dai i soldi ogni mese ti votano, se gli dici che devono rivolgersi alle apposite strutture preparate per loro vanno da qualche altro populista che ha capito come si fa ad avere tanti voti. Insomma, 10/15 miliardi in strutture pubbliche rendono molto meno in termini di consenso dell’erogazione mensile della stessa somma a milioni di persone, che ne abbiano o no effettiva necessità.
Dunque il reddito di cittadinanza è ideologicamente, economicamente ed eticamente un errore. Ma facciamo finta che sia cosa buona e giusta e che il disinvolto distributore dei nostri soldi non menta (sapendo di mentire) quando racconta che predisporrà tutto il necessario perché questi non siano sprecati: saranno dati solo ai poveri controllati e garantiti; e la platea di costoro si ridurrà progressivamente perché tutti o quasi troveranno un lavoro grazie ai Centri per l’impiego; e a chi lo rifiuterà i soldi non saranno più dati.
I poveri controllati e garantiti. Desta preoccupazione il fatto che il controllo e la garanzia sono strumenti previsti dallo stesso partito che ha lottato come un puma ferito per far ammettere alle scuole i bambini presunti vaccinati perché assistiti dalla relativa autocertificazione dei genitori. In quel caso era evidente che se taluno autocertificava che il vaccino era stato effettuato era certamente in possesso della relativa documentazione; dunque non aveva nessun bisogno di autocertificare perché bastava presentarla a chi di dovere. Sicché la ferina battaglia un solo scopo poteva avere: invitare gli irresponsabili genitori in lotta con la verità scientifica (e coerentemente elettori di un partito che ha nel “questo lo dice lei” il prototipo di argomentazione dialettica) a dichiarare il falso. Non è chi non veda la sostanziale affinità tra la stimolazione ad utilizzare certificazione falsa nel caso dei vaccini e la salvifica presentazione del cosiddetto ISEE, l’autocertificazione di povertà come presupposto dell’erogazione del sussidio. E siccome la Guardia di Finanza glielo ha detto ai Grillini che 6,43 ISEE su 10 sono falsi, è evidente che andare avanti come niente fosse significa portare avanti la manovra elettorale costi quel che costi al popolo italiano. Ma chi farà ISEE falsi andrà in prigione: da 2 a 6 anni! Ma guarda. Perché, a chi faceva l’autocertificazione falsa gli davano una medaglia? E poi: Bonafede ancora non glielo ha detto che, con queste pene, in prigione non ci si va? E poi ancora: con 5 milioni di sussidiati e dunque con 3 milioni di ISEE falsi (se fossero scoperti tutti) i processi penali annui che arriverebbero sulla scrivania dei Sostituti Procuratori salirebbero, da 3 milioni che sono oggi, a 6 milioni. Chi li dovrebbe fare questi processi?
I Centri per l’impiego. Attualmente occupano 7.500 impiegati. In Germania ce ne sono 130.000. Ma noi avvieremo (avvieremo) le procedure per assumerne altri 4.000. 40.000? No, che dici, 4.000. Aahh, dunque tra un anno (forse) ce ne saranno 11.500. Ecco perché sono certi che il reddito di cittadinanza funzionerà. Con queste risorse... Ma tale professor Tridico, pare essere un consigliere di Di Maio, ha detto che quasi tutti i Centri esistenti sono privi di Internet. Il poveretto avrà certamente la stessa sorte ria di Tito Boeri che, quando informava i nostri reggitori pubblici dello stato miserando delle casse INPS e dei soldi che sarebbero serviti per finanziare i loro programmi, era accusato di fare politica e invitato a dimettersi (così come sta avvenendo adesso con Banca d’Italia). Però il fatto resta. Internet serve, senza i Centri non funzionano. E perché non funzionano? Perché il loro lavoro consiste nell’informare le aziende che hanno necessità di lavoratori che ce n’è uno a Lamezia Terme, un altro a Conegliano e via così. E anche nel dare analoga informazione ai percettori del sussidio che possono smettere di vivere a sbafo e che c’è un lavoro che sembra fatto apposta per loro. Senza Internet, dove creare una base dati di offerta e domanda di lavoro, non c’è trippa per gatti, il Centro resta quell’inutile cosa che è stata finora. Per non parlare del fatto che, anche quando una rete internet sia stata creata, 11.000 persone per costruire una base dati del genere sono pochine.
I Grillini non parlano del problema più grave. Il lavoro nero. D’altra parte che potrebbero dire? Che non esiste? Che questo popolo di evasori fiscali che considera il non pagare le tasse una prova di furbizia di cui essere orgogliosi diverrà improvvisamente virtuoso e si precipiterà a comunicare la sua rinuncia al sussidio perché “ho trovato finalmente un lavoro”? Certo che stanno zitti. Come è certo che avremo milioni di persone che cumuleranno il sussidio di Stato con uno o più lavori riservati, diciamo così.
Allora. L’elemosina di Stato è un errore. Gestita come lo sarà, è un crimine.