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 2019  gennaio 21 Lunedì calendario

Anche nell’Impero c’era il problema dei tifosi violenti

Tessalonica, 390 d.C. Un auriga assai popolare aveva tentato di sedurre un giovane servitore di Butheric, magister militum per Illyricum, massima carica militare e preposta all’ordine pubblico. Denunziato in base alla legge contro la prostituzione maschile, l’auriga fu arrestato per ordine di Butheric. La decisione scatenò l’ira dei tifosi che, vistasi rifiutata la scarcerazione alla vigilia di un importante evento sportivo all’ippodromo, si abbandonarono a disordini poi sfociati in una rivolta popolare in cui perse la vita il magister militum Butheric. L’immediata reazione dell’imperatore Teodosio I fu una feroce rappresaglia culminata in un eccidio, noto come “strage” o “massacro” di Tessalonica. Bilancio: 7.000 morti.
Costantinopoli, 532 d.C. Nell’ippodromo, ormai sede non solo di eventi sportivi ma anche di partecipazione politica, esplodeva la virulenta rivolta di Nika tra il partito degli Azzurri e quello Verdi. Il palazzo imperiale fu scosso pericolosamente e Giustiniano riuscì a domarla solo grazie alla prontezza di spirito di Teodora e alla dura repressione condotta dal suo più valente generale Belisario. Bilancio: circa 30.000 morti.
Niente di nuovo dunque, se non nelle proporzioni, rispetto a ciò che accade oggi negli stadi. Né sorprende che il ferreo intreccio tra stadi, tifoserie e politica dall’antichità sia giunto ininterrotto sino a noi. Gli imperatori non sospendevano le manifestazioni sportive, ma di certo usavano una “mano molto pesante”. Bene ha fatto perciò il ministro della paura a non sospendere le partite, ma la sua mano non dovrebbe usarla per stringerne con leggerezza altre fuori dalla legalità.