Corriere della Sera, 21 gennaio 2019
Intervista ad Alex Zanardi. «La mia 24 ore no limits»
«A New York ho suonato la campanella in Borsa, che onore. Hanno anche mandato il filmato sul maxischermo più grande di Times Square. Quando l’ho visto ho detto: «Però, quello è Zanardi da Castel Maggiore. Ma chi l’avrebbe mai detto?”». Il solito Alex. Entusiasmo e battute, vuole far sembrare normali cose che non lo sono. Le sue imprese, per esempio. Sabato correrà la 24 ore di Daytona, una delle corse più affascinanti. Guiderà senza protesi e condividerà il volante della Bmw M8 Gte con altri tre piloti: John Edwards, Jesse Krohn e Chaz Mostert. Negli Usa gli hanno steso il tappeto rosso già nei test, ricordano i campionati vinti nella serie Cart prima dell’incidente al Lausitzring. Ma anche il seguito: ori paralimpici, record di handbike e nell’Iron Man. Lezioni di vita, Zanardi è «the italian legend».
Pronto?
«Non vedo l’ora. Daytona è un tempio della velocità, è enorme. Lo vedi e ti intimidisce».
Fa tutto con le mani, scherzando ha detto che si sente un po’ Jimi Hendrix per quanto si muove...
Ride. «In realtà questi comandi speciali nascono da lontano. Averli già provati nel Dtm a Misano, un gradevolissimo fuoriprogramma, è stato utile. Nel 2015 avevo partecipato alla 24 ore di Spa, ma il mio limite era la resistenza fisica con le protesi».
Ma non si è arreso.
«No. Dopo quella corsa ci siamo detti: “Dobbiamo trovare il modo di guidare senza”. Quando ho provato il primo prototipo e funzionava benissimo ero sorpreso. Adesso mi devo concentrare per essere più veloce».
Come?
«Posso togliere qualche decimo affinando la tecnica e “torturandomi” un po’: magari impostare la curva anche con una mano sola. Ma sono dettagli: mi sento prontissimo, se non fosse per il regolamento guiderei tutte e 24 le ore»
Dove trova tanta energia?
«Faccio ciò che amo. E poi grazie a questa nuova soluzione posso raggiungere obiettivi impensabili con le protesi. A livello fisico mi sento meglio oggi a 52 anni che a 25. Nelle prove ho fatto tre stint doppi, cioè ho guidato ogni volta per due ore di fila. A Spa lo avevo fatto una sola volta ed ero uscito bollito».
Sono un fan, di Alonso, sto provando a convincerlo ad andare a correre nella Nascar
A Daytona c’è anche Fernando Alonso, anche lui ha detto che Zanardi è «leggenda». Di che avete parlato?
«Molto più di lui, sono un suo grande fan. Ho cercato di spingerlo verso la Nascar. Gli ripetevo che sarebbe fantastico».
E lui?
«È rimasto in silenzio e per me significa qualcosa».
Che ne pensa di Charles Leclerc alla Ferrari?
«È una scelta molto positiva. Anche per dare una sveglia a Vettel, non che ne abbia bisogno il tedesco. Raikkonen è ancora un grande campione, ma serviva una verifica. Ben venga Leclerc, grandissimo talento. Però mi auguro che Vettel resti il leader. Così ci saremmo tolti un dubbio: che negli ultimi tempi il problema della Ferrari non erano i piloti. Ora bisogna migliorare la macchina e limare gli errori per battere Hamilton che non sbaglia mai».
E del ritorno in F1 di Robert Kubica che cosa dice?
«Lo stimo molto, ha un talento smisurato. Deve solo trovare la connessione fra la sua capacità di decidere di fare cose che altri non sanno fare e il controllo del mezzo, cioè quello della macchina. Perché il suo fisico ha delle limitazioni, come è accaduto anche a me, che gli impediscono di fare tutto quello che vorrebbe. Si chiama disabilità ma è una condizione molto relativa. Non esiste uomo che sappia volare, però ci siamo grattati la testa, ci siamo fatti venire un’idea e oggi è normale prendere un aereo».
Torniamo a lei, che obiettivi si è dato per la 24 ore?
«Cercare di non sbagliare. Mi passi la battuta, devo restare con i piedi per terra. Mi danno del fenomeno perché accendo la macchina e ed esco dai box, ma i fenomeni sono altri. Voglio solo essere una risorsa per la mia squadra».