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 2019  gennaio 20 Domenica calendario

È morto Walter Chandoha, fotografo dei gatti

Miao per sempre. Ora scatterà le sue foto tra gli angeli, Walter Chandoha, nome sconosciuto ai più in Italia e invece famosissimo negli Stati Uniti. In America è considerato il “sommo maestro” dei gatti, autore di oltre 90mila istantanee ai felini apparse su riviste, giornali, libri, calendari e confezioni di cibo per animali. Un uomo che ha fatto della sua passione per i mici una professione, il lavoro della vita, raggiungendo le vette del successo senza mai stancarsi né annoiarsi. Scattava e si divertiva, il sommo gattaro, e del resto provate voi a immortalare piccoli pelosi graffianti, a farli metterli in posa, a trovare il momento giusto, la luce migliore, prima che con un balzo fuggano via. Chandoha se n’è andato nella sua fattoria di Annandale, in New Jersey, alla veneranda età di 98 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla figlia Chiara sul New York Times a funerali avvenuti. La donna ha precisato che accanto al capezzale del padre c’era Maddie, femmina di soriano marrone, beige e nero, che lo seguiva ovunque. «Maddie è stata vicina a papà fino alla fine e lui si è spento sereno». Occhi negli occhi, fessure inconfondibili sopra i baffi lunghissimi, amore speciale: lui e lei. Il maestro e l’ultima musa.

INCONTRO MAGICO
La storia di quest’uomo sembra scritta per la sceneggiatura di un film e sebbene vari documenti su Life, National Geographic e sullo stesso New York Times l’abbiano celebrato a lungo, con tanto di immagini e filmati in tv, vale la pena ricordarla. Nel 1949, dopo la Seconda Guerra Mondiale, Walter Chandoha aveva 29 anni, studiava marketing ed era sposato da poco con Maria. Una sera d’inverno, mentre stava camminando ad Astoria, nel quartiere popolare dei Queens, notò un gattino grigio abbandonato che tremava nella neve. Lo mise in una tasca del suo cappotto militare e lo portò a casa dalla moglie. Dopo un’iniziale diffidenza, il micino prese confidenza con la sua nuova vita e ogni giorno per lui era una scoperta, uno spasso. Walter, intervistato tempo dopo da un quotidiano, racconterà quell’incontro magico con il piccolo felino e i suoi giochi da cucciolo: «L’animale, per motivi che rimangono avvolti dal mistero, ogni notte alle 23 in punto sfrecciava nell’appartamento e quando arrivava davanti allo specchio si spaventava per la sua stessa immagine riflessa facendo espressioni davvero buffe». Correva qua e là come un matto e per questo venne presto soprannominato “Loco”, cioè pazzo, e diventò subito fonte privilegiata d’ispirazione per Walter, il quale capì velocemente che grazie alle espressioni bizzarre del trovatello avrebbe potuto vincere gare di fotografia sulle riviste del settore e guadagnare bei soldi. Fu, insomma, per merito di Loco, che Chandoha dagli anni ’50 abbandonò l’interesse per gli “umani”e cominciò a dedicarsi ad animali e natura, diventando nel giro di poco tempo il fotografo più noto e richiesto per le pubblicazioni su flora e fauna, fino a specializzarsi nelle foto di gatti.

«CI VUOLE PAZIENZA»
 Appena nati, svezzati, con i primi dentini, adulti, castrati, grandi, di razza o selvatici, da soli o in gruppo, in esterno o al chiuso, vintage o a colori: non c’è nulla dell’universo felino che il fotografo preferito dai mici non abbia catturato con la sua camera. Allestiva set con enormi lampade e sfondi adatti all’effetto che voleva. Stabiliva il punto esatto dove mettere il cibo in modo che la bestiola dovesse fermarsi proprio lì. Nonostante l’imprevedibilità dell’animale che aveva davanti, Chandoha sapeva ormai come attirarne l’attenzione. Altre volte andava a instinto, cogliendo i suoi amici a quattro a zampe in atteggiamenti di massima naturalezza. Alla fine il risultato era sempre unico, convincente. Inoltre le sue immagini hanno preso a circolare in tutta America molto prima dell’avvento delle fotocamere digitali o della diffusione della Rete e questo rende il suo lavoro ancora più apprezzabile. Il freelance della macchina fotografica per oltre mezzo secolo ha girato il mondo per immortalare i suoi soggetti, ha scritto una trentina di libri, l’ultimo dei quali del 2015. A chi gli chiedeva come faceva a ritrarre senza fatica i suoi “modelli di pelo” rispondeva: «Devi avere pazienza. A volte sai cosa faranno, ma devi aspettare molto tempo prima che lo facciano». Il maestro 98enne non pensava alla pensione, non voleva ritirarsi. Solo dopo la morte della moglie, nel ’92, l’uomo che sussurrava ai gatti ha rallentato il ritmo. Poi è bastato un miao, le fusa della sua Maddie, e Walter ha ripreso a fotografare mici, con amore.