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 2019  gennaio 20 Domenica calendario

Chi sono e cosa fanno i 600 eredi degli Asburgo

Nel suo passaporto c’è scritto: Karl Habsburg Lothtringen, Carlo Asburgo Lorena, nato l’11 gennaio 1961 a Starnberg, in Baviera. Il principe ereditario dell’impero austro-ungarico, figlio di Otto, porta lo stesso nome del nonno, Carlo I, l’ultimo imperatore. A ottobre è stato denunciato in Austria per il suo sito web: www.karlvonhabsburg.at perché nel suo Paese non può chiamarsi Karl von Habsburg, in quanto il predicato nobiliare “von” venne abolito dalla legge anti Asburgo 1918-20 e i titoli vietati. Carlo I, rifiutatosi di abiurare la monarchia, venne espropriato di tutte le proprietà e dovette andare in esilio. Perse tutto, a differenza di altri membri della famiglia che, riconoscendo la Repubblica, mantennero le loro storiche dimore. Comunque, dopo un secolo dalla fine della prima guerra mondiale e dal disfacimento dell’impero, con o senza “von” gli Asburgo rimangono Asburgo e sono 600, più numerosi che mai e cittadini del mondo. L’arciduca Giorgio, fratello di Carlo Asburgo Lorena, è ambasciatore plenipotenziario d’Ungheria. L’arciduchessa Gabriela, sorella di Carlo ha una cattedra di Arte all’università di Tbilisi ed è una scultrice (nel box sotto, tutti gli altri incarichi che ricoprono alcuni discendenti dell’imperatore Francesco Giuseppe). Massimiliano Lacota rappresenta da Trieste la casa d’Austria in Italia: di professione è un imprenditore che opera nella gestione dei contratti di trasporti internazionali e nelle ristrutturazioni aziendali, ma da molti anni ha un legame fiduciario con il principe Carlo, capo della Casa d’Austria. Spiega a Libero: «Curo gli interessi della famiglia e faccio la spola tra Trieste, Vienna e Salisburgo. La Casa d’Austria ha un apparato di gestione dal quale scaturiscono le decisioni sulla politica da mantenere. Ha tuttora uno statuto, un gabinetto e una cancelleria». C’è da rimanere basiti, ma Lacota precisa: «S.A.I.R. (Sua Altezza Imperiale e Reale) è un europeista convinto ed un cattolico osservante e vuole dare un contributo per riformare, rafforzare e difendere l’Europa attraverso le sue relazioni internazionali e le sue attività istituzionali; la famiglia degli Asburgo ha fatto politica per 800 anni. Non si parla mai di quanto abbia fatto per mantenere la pace in Europa, solo dei difetti dell’impero, che per carità ci sono stati, ma l’Europa è stata una sua invenzione. Era uno Stato multietnico senza confini, dove si parlavano diverse lingue ed era riconosciuta la libertà di culto, c’erano un esercito e una politica finanziaria comuni. Un esempio che è stato distrutto dai nazionalismi, mascherati da patriottismo. Secondo il principe Carlo dobbiamo rafforzare la comune matrice europea per fare in modo che la storia non si ripeta». Il principe Carlo nella vita è un imprenditore nel campo dei media e presidente di diverse organizzazioni internazionali culturali, storiche, archeologiche, che si occupano della protezione della storia comune, della conservazione delle lingue minori, della verifica dei danni di siti archeologici distrutti da azioni belliche o in pericolo di bombardamenti. Il principe ha creato una rete assai forte e ramificata attraverso le sue associazioni di beneficienza e le società di investimenti. Non è un discorso monarchico, ma di riqualificazione dell’Europa come esempio di convivenza e di eredità culturale comune.
E i rapporti con il governo austriaco? «Oggi buoni; ci sono dei ministri legati alla famiglia e alcuni Asburgo fanno politica in differenti coalizioni partitiche. Addirittura ottimi i rapporti con l’Ungheria di Orban che due anni fa ha offerto lo spazio per ospitare a Budapest l’archivio di Otto. Legatissima anche la Croazia, dove è stato battezzato l’erede di Carlo, Ferdinand Zvonimir, il cui secondo nome è appunto croato. E la Romania ha restituito tutto agli Asburgo, perfino il castello di Dracula. Sono paesi che per secoli hanno difeso i confini esterni dell’impero, noi, dai turchi». Lacota suggerisce al principe Carlo anche le onorificenze da conferire nel nostro Paese. L’Ordine del Toson d’Oro, istituito nel 1430 da Filippo di Borgogna, che è il più importante in Europa e uno dei più prestigiosi nel mondo, può essere concesso solo a nobili cattolici. Ma l’Ordine di San Giorgio, un ordine cavalleresco creato nel 1469, sotto il patrocinio di papa Paolo II e dell’imperatore Federico III del Sacro Romano Impero, può essere assegnato a chiunque abbia avuto “successo nella vita”. Nel XV secolo il successo era rappresentato dall’essersi distinto nella lotta contro i turchi. Il che deve aver costituito un fil rouge per i leghisti Roberto Maroni e Massimiliano Fedriga che sono stati nominati “cavalieri d’onore di San Giorgio”. Alle donne viene conferito il titolo di “dama d’onore”, ma ad oggi non l’ha ricevuto nessuna italiana. L’Ordine conta 630 membri, si occupa di attività caritatevole e politica, rafforzando il progetto europeista di raggruppare i Paesi della Mitteleuropa in una sorta di partnership all’interno dell’Unione europea. È un buon cavaliere colui che per adempiere alle attività di beneficienza versa almeno 9 mila euro l’anno, mentre alla nomina si chiede un’elargizione di 2 mila e 500 euro. Ma non basta: bisogna perseguire l’impegno morale di difendere la religione cristiana e i valori europei. Compito non facile per Maroni e Fedriga di questi tempi, ma l’hanno assunto in piena coscienza.