La Stampa, 19 gennaio 2019
Nella casa stampata in 3D
Presto uno dei nuovi status symbol potrebbe essere la casa/baita/villa uscita da una stampante. Pensato per situazioni d’emergenza o addirittura per campi profughi, l’alloggio 3D piace agli high spender green, alle star proprietarie di isole sperse come ai plutocrati impazienti che tra il dire e il fare tollerano a stento 24-48 ore.
Elon Musk ci metterebbe su delle tegole fotovoltaiche (perché no?) Cameron Diaz ci andrebbe ad abitare, Leonardo DiCaprio potrebbe realizzare così il suo resort ecofriendly a Blackadore Caye nel Belize, Cristiano Ronaldo qualcosina a llha Deserta. Nel frattempo è cominciata la corsa ai prototipi come quello presentato a Milano durante il Salone dl Mobile dall’architetto Massimo Locatelli. 3D Housing 05, 100 metri quadrati, sostenibile, stampata con una miscela di polveri cementizie, può essere demolita e ricostruita.
Il progetto più ambizioso è ovviamente della Nasa che pensa alla stampa 3D per le colonie su Marte. L’agenzia spaziale europea, ha chiesto all’archistar Norman Foster di progettare una base stampabile con l’argilla lunare. Se migreremo su un altro pianeta, sarà in case 3D. Non è più fantascienza.
L’ufficio copiato dal cinema
È a Dubai il primo ufficio al mondo stampato in 3D. E’ abbastanza grande (250 metri quadrati) luminoso e senza spigoli. Costruito in 17 giorni, è costato 140mila dollari, arredo compreso.
La stampante, alta 6 metri e lunga 36, aveva un braccio robotico automatizzato. A guardarlo bene, l’ufficio sembra uscito da un vecchio film di Luc Besson, “Il Quinto Elemento”. Diritti d’autore?
La casa Gaia
Massimo Moretti, fondatore di Wasp, azienda di Massa Lombarda ha inaugurato Gaia, una casetta di 20 metri quadrati. Le pareti, spesse 40 centimetri sono state stampate usando terra cruda, paglia, lolla di riso e calce (costo 900 euro).
Tempo impiegato: dieci giorni. Moretti voleva portare i monolocali low cost a popolazioni disagiate, ma a sorpresa, le richieste sono arrivate dalle fasce sociali più alte, interessate ai materiali naturali. Lui è contento: «Faremo tendenza». Molto poetica anche la micro-casa di Emerging Objects, costruita con centinaia di piastrelle stampate in ceramica. Alcune, cave, posizionate sulla facciata, diventano la base per un mini-giardino verticale. Nessuna ambizione di farci un bosco.
L’Olandese stampante
Projet Mileston prevede cinque case in calcestruzzo, realizzate in collaborazione tra l’Università di Tecnologia di Eindhoven. La prima abitazione costruita è solo a un piano, ma l’idea è di arrivare a tre. Referenze: l’impresa aveva già stampato il primo ponte in 3D al mondo, quotidianamente attraversato dai ciclisti del villaggio olandese di Gemert.
Impressioni: le abitazioni hanno la forma di masso, come se fossero scavate nella pietra, e ricordano quelle dei cavernicoli di un famoso cartoon: Gli Antenati.
Oui 3D
Una famiglia francese si è trasferita la scorsa primavera nella prima casa in 3D: marito, moglie e tre figli. Yhnova, nata dalla collaborazione tra l’Università di Nantes, Bouygues Construction, Lafarge Holcim, l’organizzazione di Nantes Métropole Habitat e gli architetti e urbanisti TICA ha quattro camere e un living per 95 metri quadrati. E’ stata stampata in 54 ore ma poi ci sono voluti quattro mesi per finestre, porte e tetto. E’ equipaggiata con sensori per monitorare la qualità dell’aria, l’umidità e la temperatura. Il tutto controllabile da uno smartphone. Génial.
Status symbol cinesi
La HuaShang Tengda di Pechino ha stampato una villa di 400 metri quadrati e garantisce che resisterà anche a un terremoto di 8,0 della scala Richter. La Winsun ha costruito un’intera palazzina di cinque piani usando rifiuti riciclabili. Non è bellissima, ma ci sono margini di miglioramento.
Come si può intuire dal libro e film (candidato ai Golden Globe) Asiatici ricchi come pazzi, da quelle parti è una gara a chi la fa più grossa. Al momento, il primato spetterebbe alla residenza simil-palladiana di Suzhou, nella Cina orientale: balaustre, scalinate, ringhiere in ferro, finestre con cornici, vetrate e colonne di vero marmo. Il grosso del lavoro l’hanno fatto le stampanti per coprire i 1100 metri quadrati.
Cose russe
La casa di Apis Cor stampata in 24 ore con una speciale miscela di cemento è di 37 metri quadrati: ingresso, un bagno, soggiorno e cucina. E’ costata diecimila euro ed è garantita per 175 anni. Sul sito dell’azienda si legge: «Vogliamo cambiare l’opinione pubblica.
Una costruzione può essere veloce, ecologica, efficiente e affidabile». Che cosa mettiamo nella casa in 3D? Un’altra macchina, più piccola per “stampare” piatti (una ceramica che ha come base lo zucchero) posate e bicchieri. L’aveva previsto con ogni dettaglio Chris Anderson nel saggio «Makers» (2012). Adesso è tutto vero.