la Repubblica, 19 gennaio 2019
Leggere con le mani
«Già letto?». Domando a Federico chino sul suo smartphone mentre legge un testo nel web. «Sì», mi risponde. Gli chiedo di riassumermi cosa ha letto. Borbotta qualcosa, un riassunto per sommi capi manchevole. Ha praticato quella che gli esperti chiamano skimming, la lettura superficiale, diventata consueta sui supporti digitali. Si tratta di una forma di lettura che Maryanne Wolf in Lettore, vieni a casa (Vita e Pensiero ed.) definisce a zig zag, attraverso cui s’individuano rapidamente alcune parole nel testo, sovente sul lato sinistro dello schermo, per cercare di cogliere il contesto, per poi guizzare alle conclusioni poste alla fine del testo e, se è necessario, tornare nel corpo del testo per selezionare dettagli di sostegno. Per chi usa i tablet nelle scuole per l’insegnamento, o la LIM, è diventato usuale cogliere in modo differente la sequenza dei dettagli di una trama e organizzare la struttura dell’argomentazione, dovendone riferire a voce o per iscritto. Da varie ricerche in corso la differenza tra chi legge un testo sul libro e chi lo fa sul visore è notevole, soprattutto se si tratta di ricostruire la trama di un racconto, seguendo ad esempio l’ordine cronologico degli eventi. La sequenza temporale spesso è alterata. Ci sono vari termini inglesi per indicare questi tipi di letture attuali; oltre a skimming, si usa skipping, per indicare salti di parti del testo e browsing per lo scorrimento veloce.
Quello che manca nella lettura al tablet, o al computer, è la dimensione spaziale del libro, il passaggio alle tre dimensioni, che si effettua cambiando pagina e manipolando il libro, chiudendolo, appoggiandolo. Trovare una cosa in termini spaziali probabilmente attiva parti del nostro cervello abituate a fare i conti con il mondo reale a tre dimensioni, come facevano i nostri progenitori cacciatori nelle foreste pluviali qualche decina di migliaia di anni fa.
Le ricerche spiegano perché Federico, un ragazzo di tredici anni, faccia così fatica nello studio che, come accade nelle scuole dell’obbligo, è fondato prima di tutto sulla memoria, sulla capacità di ricordare, che a sua volta si fonda su strategie dell’attenzione, in particolare sulla ricorsività; sono quelle che gli studiosi chiamano “tecniche di ricorrenza”. Prendere appunti, modalità che per molti decenni è stata insegnata nelle scuole utilizzando le lavagne di ardesia, è importante per attivare la memoria.
Non c’è solo questo aspetto, che si conserva nella scrittura e si dispone visivamente. C’è anche l’aspetto tattile. Nel tablet l’elemento dello sfioramento è fondamentale, tuttavia non è il toccare indicato con l’aggettivo-sostantivo aptico. Toccare stringendo tra il palmo e le dita attiva fattori emotivi, che si connettono al piacere e al ricordo. Si legge anche con le mani.