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 2019  gennaio 19 Sabato calendario

Cremona in silenzio per l’archivio digitale dei violini perfetti

In una città già felpata dalla nebbia, si cammina in punta di piedi sui ciottoli antichi del centro storico. Volete ascoltare la voce del famoso violino Stradivari detto “Vesuvio”, e far sì che venga registrata per l’eternità? Allora serve un grande silenzio, le auto devono fermarsi, nessuna vibrazione deve passare lo strato di terra che protegge l’Auditorium Giovanni Arvedi, dove per un mese una squadretta di tecnici e maestri musicisti è impegnata a lavorare al progetto internazionale Banca del Suono.
Quindi, se tutti obbediranno, riusciranno a catturare schedare e riprodurre il perfetto suono Stradivari, e Amati, e Guarneri del Gesù, sempre che resistano le transennature collocate dal Comune, visto che qualcuno già sbuffa, volendo passare rombando dalle parti del museo, magari con un Suv bello pesante.
«Ma i cremonesi hanno capito, anzi ci aiutano», dice Mattia Bersani, fondatore assieme a Leonardo Tedeschi della startup Audiozone, che ha avuto l’idea, e con grandi fatiche la sta realizzando. Come l’anziano signore che esce di casa alle 9 con il fido e anziano cane lupo, e controlla che il blocco funzioni, le auto si fermino, e il prezioso lavoro, là sottoterra, proceda a dovere.
Dunque il sindaco Gianluca Galimberti ha firmato un’ordinanza che prevede una zona cuscinetto, con chiusura fino al 9 febbraio delle vie Belcavezzo e Bella Chiopella e la piazza Sant’Angelo, lunedì martedì giovedì e venerdì dalle 8 alle 18, il mercoledì e il sabato dalle 13 alle 22. La città si è adeguata, Stradivari e gli altri sono patrimonio locale, prima che globale. «Ma i clienti non arrivano più», lamenta Paola Nichetti nel suo negozio storico Nichetti & Bertoglio, ingrosso carta. Peraltro tiene in ufficio la foto dell’emerito e ora defunto conservatore del Museo, Andrea Mosconi, che per oltre 40 anni ha suonato i violini, a rotazione, «per mantenerli elastici». Oggi i pezzi conservati nel Museo sono blindati, «in teche di cristallo antisismiche», spiega la direttrice generale Virginia Villa, «ma se sono in buono stato, come questi esemplari, perché non suonarli?», e intanto una guardia giurata e armata scorta il trasporto del violoncello 1700 “Stauffer”, che verrà affidato per la sessione al maestro Andrea Nocerino. Per dire il valore del pezzo bisogna ricordare che qualche anno fa uno Stradivari simile cadde a terra durante un trasporto, a Londra, e il corriere a cui era affidato probabilmente è fallito. Il valore iniziale era di 12 milioni di sterline, poi sceso a soli otto.
Quindi si scende, nella meravigliosa sala-bozzolo foderata di legno di cedro e di acero, progettata dall’ingegnere del suono Yasushisa Toyota. Qui c’è il maestro – 28 anni, lavora alla Scala e all’Arena di Verona – Marcello Schiavi, che tra le mani ha una viola Girolamo Amati “Stauffer” del 1615, «che nonostante e grazie i suoi 404 anni produce un suono morbido, armonico». Da qui a 5 minuti, in un silenzio perfetto, suonerà delle note – tutte – e poi le articolazioni, pizzicato, sostenuto, staccato, legato, con tutte le dinamiche dal fortissimo al forte eccetera, e il tecnico Thomas Koritke intanto registra.
Koritke è il partner di Bersani e Tedeschi, il suono dei quattro strumenti famosi verrà campionato e trasformato in due software, il database diventerà accessibile via web come servizio a pagamento per chi – musicisti e compositori – vorrà inserire quel suono speciale in una propria composizione. «Sarà acquistabile in tutto il mondo a un prezzo accessibile, anche da tecnici e sound designer», dice Bersani e il socio Tedeschi aggiunge «che questo è anche un processo di democratizzazione della musica. La voce di questi strumenti è riservata a una platea elitaria, ora sarà a disposizione del grande pubblico, per nuove composizioni moderne».
Nel frattempo il quartiere vigila, ma la zona cuscinetto non funziona ancora, una portiera di macchina sbattuta con violenza risuona nelle cuffie dei tecnici con un grande “sbam!”. «Avevamo anche pensato a un enorme tappeto da stendere intorno al museo», spiega Bersani, poi il Comune ha chiuso le strade e non si escludono nuove misure. Per salvare le voci del “Vesuvio” del “Principe Doria” e degli altri servirebbe un materasso da giganti, più che un cuscinetto.