la Repubblica, 19 gennaio 2019
A Nantucket, l’isola dei soli ricchi
NANTUCKET ( MASSACHUSETTS) Non è un paese (anzi un’isola) per poveri. «Qui i ricchi sono talmente tanti che si sono presi anche le case degli indigenti. Non c’è più posto per chi ci lavora: i camerieri, gli spazzini, i giardinieri. Perfino medici e poliziotti. Insomma: non c’è posto proprio per quelli che qui ai ricchi assicurano il comfort».
Benvenuti a Nantucket, il villaggio marinaro più esclusivo d’America, il paradiso (estivo) dei miliardari che d’inverno sembra una città fantasma. I negozi di lusso sbarrati, un solo ristorante aperto, le strade deserte già alle quattro del pomeriggio, al primo calar della notte. Neppure il blitz di Kevin Spacey, l’attore costretto a presentarsi a processo per molestie all’inizio di gennaio, è servito a smuovere le cose.
«Eppure per chi ci vive questo sarebbe il momento migliore dell’anno», continua Lisa Morris, la proprietaria del negozio d’antiquariato che durante la stagione è preso d’assalto dai vip e ora è deserto o quasi: «Solo d’inverno molti possono godersi in pace un tetto sulla testa».
Qui lo chiamano “Nantucket Shuffle": e no, non è una danza locale. Il “rimescolamento” sta in quella pratica diffusissima fra chi vive sull’isola tutto l’anno, circa diecimila persone, di passare di casa in casa, di affitto in affitto, a secondo della stagione. A patto di trovare qualcosa di affrontabile. Perché nell’isola dove i super ricchi d’estate quintuplicano il numero degli abitanti il prezzo medio per acquistare una casa è 2,7 milioni di dollari: il più caro d’America. E per metà dell’anno anche affitti e camere d’hotel hanno prezzi proibitivi. «Lo sa bene Laura Hall, la manager del caffè Bean, che quest’estate era così disperata dai continui spostamenti da aver realizzato un ciondolo con su scritto “Cerco casa”. Lo portava al collo sperando che qualcuno l’aiutasse», racconta Morris. «Non ha trovato niente: e si è trasferita a Baltimora».
L’isola delle balene – da qui Herman Melville fa partire il viaggio del capitano Achab a caccia del suo Moby Dick – è fin dagli anni 80 vittima del suo successo. A mezz’ora di traghetto dalla camelot dei Kennedy, quella Martha’s Vineyard altrettanto esclusiva ma molto più grande, Nantucket è così remota che Jfk volle farci costruire il suo rifugio antiatomico. Le sue 11.650 case coloniali – il villaggio fu fondato nel 1640 da una comunità di quaccheri – sono un tale gioiello che qui se la spassano una trentina dei più ricchi Paperoni d’America: dal Ceo di Google Eric Schmidt allo stilista Tommy Hilfiger. L’isola è sempre più esclusiva: «E ogni Signor Qualcuno ormai ne reclama un pezzetto», dice Andrew Parks del Nantucket Hotel and Resort accompagnando Repubblica nel lato meno conosciuto dell’isola. «Sono un ex marine, mia moglie è nata qui e siamo fra quei pochi fortunati che possiedono ancora la casa di famiglia. A venderla diventeremmo milionari anche noi: ma gli affari fortunatamente vanno bene e per ora non se ne parla».
Per scoprire l’altra Nantucket bisogna inerpicarsi fino al Monumento dedicato ai 74 caduti della guerra di Secessione che sovrasta il villaggio e da qui seguire Milk Street. Le case sono sempre in stile: ma più piccole, più grigie, più spoglie. «Cinquant’anni fa qui vivevano i neri, segregati e miserabili.Furono sfrattati da chi se la passava meglio: prima i pescatori, poi la classe media. Ma i ricchi sono arrivati anche qui: dove da sempre vivono i più poveri». A destra c’è la scuola e dietro la curva il Nantucket Cottage Hospital, l’ospedale nuovo, costruito con 120 milioni raccolti in beneficenza. Compresi i 10 donati dagli immobiliaristi Bruce ed Elizabeth Percelay, che qui hanno fatto nascere i due figli: con la clausola di realizzare 83 case per lo staff ospedaliero. Gente come l’infermiera Pauline Skok: «Ho amato subito l’isola. Ma non credevo di ritrovarmi in un incubo. Ho cambiato decine di case, dormito in auto, in ospedale, sui divani di colleghi. Ora vivo in un sottoscala freddo e buio. Spero che le nuove case siano costruite in fretta o il nostro lavoro diventerà impossibile», ha detto al Boston Globe.
Il fatto è che la crisi abitativa va avanti da anni. Nell’ormai lontano 1983 buona parte dell’isola è diventato patrimonio protetto e non si può costruire sul 50% del territorio. Il 10% è adibito a campi da golf. Il 64% delle case sono occupate da visitatori stagionali. E a chi qui vive tutto l’anno non resta che dividersi il restante 36%: circa 3000 appartamenti. Per questo tanti vivono in condizioni disperate: perfino sul pavimento dei luoghi di lavoro. Al Miacomet Golf Course i gestori sono da due anni impantanati in una battaglia legale con il vicino David Long, Ceo di Liberty Mutual quarta più grande assicurazione d’America. Il Club aveva proposto di costruire un dormitorio per i suoi lavoranti: ma Long si è opposto. E ora la faccenda langue in tribunale.
L’emergenza è tale che a novembre il consiglio comunale si è deciso a concedere una zona nei pressi dell’aeroporto. La Nantucket Housing Authority potrà innalzare 300 case popolari – seguendo i vincoli di stile – che andranno sul mercato a prezzi, si fa per dire, abbordabili: circa 300 mila dollari. E disponibili solo per chi non guadagna più di 174 mila dollari l’anno. Le richieste sono talmente tante che i potenziali acquirenti saranno scelti da una lotteria. «Finché dura», dice Park. «Vedrete che i ricchi compreranno anche quelle».