Il Messaggero, 19 gennaio 2019
Intervista a Laetitia Casta
La scena è quasi surreale. Al pianterreno di un lussuoso hotel parigino, a due passi da Avenue des Champs Elysées, il personale inchioda alle vetrate (fracassate a più riprese) delle spesse tavole di legno per scongiurare un nuovo attacco dei casseur infiltrati nei gilet gialli che oggi manifesteranno per il decimo sabato consecutivo, mettendo a ferro e fuoco il centro della città. Intanto all’ultimo piano, sorseggiando un té con i pasticcini, Laetitia Casta sprigiona tutto il suo fascino, così bella a 40 anni da non aver bisogno di make up, ed esprime il suo appoggio ai dimostranti.
All’incontro, organizzato da Unifrance per promuovere il film L’uomo fedele, interpretato dall’attrice con suo marito Louis Garrel, anche regista, e Lily-Rose Depp (uscirà da noi il 12 aprile), si finisce così per parlare dell’attualità che infiamma la Francia. Casta, che proprio vent’anni fa prestò il proprio volto angelico alla Marianne, simbolo della République, e continua ad essere fiera delle proprie radici che affondano nella Corsica contadina, non la manda a dire. Una carriera al top come modella, la partecipazione al Festival di Sanremo 1999, oggi attrice richiestissima, tre figli (Sahteene, 17 anni, avuta dal fotografo Stéphane Sednaoui, Orlando di 12 e Athena di 9 nati dal lungo legame con Stefano Accorsi) è seducente, decisa, controcorrente. In una parola, tostissima.
Giorni fa le sue ferventi dichiarazioni pro-gilet gialli, rilasciate al quotidiano Libération, hanno fatto scalpore.
«Avevo risposto alla domanda di un giornalista, non faccio dichiarazioni politiche».
D’accordo, ma perché è dalla parte dei dimostranti?
«I miei genitori vengono da un ambiente molto umile, hanno sempre lavorato come pazzi e attraversato situazioni difficili. So cosa vuol dire scendere in piazza».
Cosa vuol dire?
«Che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese democratico in cui ognuno può tirare fuori la voce per esprimere la propria collera. Oggi la protesta dei gilet gialli indica un fatto preoccupante».
Quale?
«Che questo governo ha un rapporto complicato con i suoi elettori. C’è ormai un fossato tra i politici e la gente. Ma è un’ondata globale: in America devono vedersela con Donald Trump, in Italia non avete i gilet gialli ma una situazione politica chiusa, a mio avviso terribile».
Lei si considera di sinistra?
«Sì. L’appartenenza politica, come la propria sessualità, non si sceglie».
A proposito di sessualità, L’uomo fedele racconta con leggerezza, a momenti con umorismo, un triangolo amoroso composto da lei, Garrel, Depp. Che effetto le ha fatto recitare per la prima volta con suo marito?
«Nessuno. Ho sempre pensato che fossimo un’attrice e un regista. Se mi fossi ricordata dei nostri rapporti fuori dal set, non avrei potuto girare il film».
Cosa ha pensato del suo personaggio, Marianne, che proprio nella prima scena annuncia al compagno di amare un altro ed essere incinta di lui?
«Quando Louis e lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière mi hanno prospettato Marianne, avevo deciso di non interpretarla: mi sembrava troppo dura, non avrei potuto identificarmi con lei. Così ho costruito un personaggio più reale e più fragile».
I critici francesi si sono entusiasmati, hanno definito il film «un gioiello». Se lo aspettava?
«Assolutamente no. Evidentemente hanno colto la sensibilità e l’intelligenza della storia, la qualità della scrittura, la capacità degli autori di affrontare con un sorriso soggetti profondi come l’amore, la coppia, la fedeltà».
Lei a cosa, a chi è fedele?
«A me stessa».
Significa?
«Che faccio sempre le cose in cui credo senza lasciarmi influenzare dagli altri».
Ed è sempre possibile?
«Io lo faccio».
Ha girato molti film e recitato in teatro perfino in Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman. È stato difficile il salto da top model ad attrice?
«È stata la cosa più semplice del mondo. Ho sempre recitato, anche quando presentavo i vestiti. E speravo tanto di diventare attrice».
Come può un amore durare a lungo?
«Basta continuare a crederci. E mantenere la profondità del sentimento. L’amore è qualcosa di folle, non si programma».
L’anno scorso ha sposato Garrel, attore e regista: vi portate a casa il lavoro?
«No, ho sempre mantenuto l’equilibrio tra cinema e vita privata. Se mi fossi lasciata inseguire dai miei personaggi, poveri figli».
Che tipo di madre è?
«Qualche tempo fa Orlando mi ha detto che facevo troppe cose e spesso non ero presente. Io gli ho risposto che, da grande, avrebbe capito un fatto importante: una donna ha bisogno di essere qualcos’altro oltre che una madre».
Pensa che le denunce delle attrici e il movimento #MeToo abbiano cambiato in meglio i rapporti tra uomo e donna?
«Il problema è complesso, non si può riassumere in una battuta. Qualcosa si è mosso, c’è stata una presa di coscienza. Ma un fatto è scioccante: per accendere i riflettori sulle vittime della violenza c’è stato bisogno delle star di Hollywood. Le donne continuano a rimanere un passo indietro, come se non avessero sogni o desideri. E spesso sono le peggiori nemiche di se stesse».
Cosa intende?
«Lei, ad esempio, mi ha chiesto che effetto mi ha fatto lavorare con Garrel. Ma a mio marito non chiederà mai che effetto gli ha fatto lavorare con sua moglie». Lo domanderò anche a lui. Giuro.