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 2019  gennaio 19 Sabato calendario

John Bercow, lo speaker odiato da Theresa May

È troppo ribelle e fazioso John Bercow, speaker della camera dei Comuni dalle cravatte pirotecniche e dalla voce stentorea, per diventare un pari del Regno: va bene impedire a Donald Trump di parlare a Westminster e usare toni coloriti per descrivere qualche ministro, ma decidere di fare o di non fare votare emendamenti in grado di danneggiare il governo in una fase così incandescente non è cosa da lasciare indifferente una donna apparentemente impassibile come Theresa May. La premier è infatti capace di temibili vendette e ora, secondo The Times, ha deciso che Bercow sarà il primo speaker degli ultimi 230 anni a non entrare automaticamente, previa autorizzazione della regina, alla Camera dei Lords. 
La notizia giunge a coronamento di una settimana resa ancor più difficile per la premier dalle decisioni di Bercow, al suo posto dal 2009 e remainer’ dichiarato, di far votare un emendamento che ha ridotto da 21 a 3 giorni il tempo a disposizione della May per presentare un piano B’ dopo la bocciatura del suo accordo sulla Brexit e di scartare quello che invece avrebbe dato un assist al governo sul nodo cruciale della clausola di salvaguardia irlandese. 
NEL MIRINO DEI TORIES
Il ruvido Bercow nasce come conservatore e probabilmente se ne andrà dopo la Brexit, lasciando il suo posto da deputato e facendo scattare automaticamente, come da tradizione, un’elezione suppletiva. Ma il futuro non si presenta roseo per lui, perché è nel potere del governo decidere chi sottoporre all’attenzione della regina per un segno di distinzione. E tra i Tories in molti sono d’accordo che l’uomo, che oggi compie 56 anni, non merita una ricompensa per aver piegato tanto spesso le procedure e favorito in maniera plateale una parte. Altri sono meno diplomatici, come il ministro che l’ha definito «oltremodo repellente» e lo speaker non può chiedere aiuto ai laburisti senza che questa immagine di faziosità’ si vada rafforzando in modo indelebile. 
Da Downing Street non sono arrivate conferme. «Non riconosciamo questa storia e abbiamo abbastanza cose in corso al momento», hanno spiegato, mentre il portavoce di Bercow non ha detto nulla. Come sottolineato dal deputato laburista Owen Smith su Twitter, una via d’uscita per lui potrebbe essere quella di restare speaker della Camera per sempre, continuando a far risuonare nell’aula il suo fragoroso «Order! Order!», nella speranza che torni effettivamente un po’ di ordine in questo paese in cui la gente ha iniziato a accumulare e mettere da parte medicinali per far fronte ad un eventuale no deal, mettendo in difficoltà le farmacie costrette ad acquistare farmaci generici a costi più alti per via della richiesta alta. 
A pochi giorni dal voto del 29 gennaio prossimo, la tensione è alle stelle, con gli euroscettici che sperano di arrivare al no deal dopo che l’ipotesi di una Brexit comunque netta come quella presentata dalla May è sfumata in seguito al voto di martedì 15. La May e il suo team stanno portando avanti dei colloqui con i deputati dell’opposizione per cercare di raggiungere una piattaforma in grado di ottenere l’approvazione di Westminster, ma un deputato euroscettico, parte di un gruppo di una quarantina di potenziali ribelli vicini al think tank Erg di Jacob Rees-Mogg, ha fatto presente che se ci fossero aperture all’idea di rimanere nell’unione doganale per il governo arriverebbe il giorno di «Armageddon».

RISCHIO DI SPACCATURA
Il rischio è che si spacchi il partito conservatore, o meglio che si ufficializzi quella divergenza che negli ultimi anni sta tenendo ostaggio la politica britannica. Un futuro irto di pericoli, quello del Regno Unito, dove ieri è arrivato un appello pacifista e semplice dalla Germania, firmato da industriali e da Annegret Kramp-Karrembauer, la leader che succederà ad Angela Merkel: restate con noi nella Ue, le «nostre porte saranno sempre aperte».